Mancata zona rossa ad Alzano e Nembro, Gallera ai pm: “Non sapevo che potevamo essere noi a chiudere”
L'assessore ascoltato dai magistrati sulla vicenda della mancata chiusura di Alzano e Nembro. Oggi tocca a Fontana
Gallera e la zona rossa
Continua il lavoro della magistratura per far luce sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in Lombardia e in particolare sulla vicenda della mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, tema al centro dell’inchiesta giornalistica di TPI in seguito alla quale la Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo di inchiesta per epidemia colposa. Ieri pomeriggio l’assessore al welfare e alla sanità Giulio Gallera si è presentato alla Procura di Bergamo per rispondere come persona informata dei fatti alle domande dei magistrati. “È un atto dovuto – ha detto all’uscita -. La magistratura sta approfondendo e noi siamo informati sui fatti. Non sono preoccupato”.
Ad attenderlo all’esterno degli uffici giudiziari c’era il vicesindaco di Valbondione Walter Semperboni che ne ha chiesto le dimissioni immediate protestando in strada. Gallera ha risposto al pool dei pm coordinato dal procuratore Maria Cristina Rota che indaga sulla riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano e sulla gestione dei pazienti nelle Rsa. Domani sarà la volta del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
Le dichiarazioni ai pm
“Noi aspettavamo Roma, fino all’inizio di marzo avevamo sempre proceduto d’accordo con il governo su quel tipo di provvedimenti”, avrebbe detto Gallera ai magistrati sulla mancata istituzione della zona rossa, che invece a Codogno in provincia di Lodi, era scattata appena un giorno dopo la scoperta del paziente 1. L’assessore ai pm, stando a quanto trapelato, avrebbe confermato che già a partire dal 23 febbraio, quindi a inizio emergenza, tutti gli indici di contagio erano elevatissimi in quell’area. I magistrati avrebbero acquisito notizie che l’assessore avrebbe confermato, sul dato che la maggior parte delle persone ricoverate ad Alzano erano residenti proprio a Nembro, il comune confinante. Gallera ha poi specificato di aver verificato tempo dopo che anche la Regione avrebbe potuto procedere alla chiusura di sua iniziativa.
Più nel dettaglio, l’assessore avrebbe ribadito quanto già affermato in alcune interviste, sostenendo che la Regione Lombardia non ha proceduto all’istituzione della zona rossa nella Bergamasca perché quando il 5 marzo sono arrivate le camionette dell’esercito, era convinta procedesse il governo. Alcune settimane dopo, poi, Gallera rivelò che ci si era resi conto che esisteva una legge che permetteva anche alla Regione di procedere con la creazione della zona rossa.
Ieri non sono trapelate invece dichiarazioni dell’assessore su un altro aspetto della storia, le possibili pressioni del mondo economico contro la chiusura della Val Seriana, dove si concentrano aziende con fatturati importanti. Con Fontana oggi sarà ascoltato anche Marco Bonometti presidente di Confindustria Lombardia.
L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:
- Uno scudo penale per il Coronavirus: nel decreto Cura Italia spunta l’emendamento PD per sanare le responsabilità politiche
- Coronavirus, anche Salvini vuole lo scudo penale per i politici. Poi la retromarcia
- Qui la lettera ufficiale firmata dal direttore dell’ospedale di Alzano Lombardo
- Contagio Coronavirus all’ospedale di Alzano: dopo l’inchiesta di TPI la Procura di Bergamo indaga per epidemia colposa