Fontana, il ministro della Famiglia sulle unioni gay: “Vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo”
Veronese e cattolico. Si è spesso espresso contro le famiglie "non tradizionali" e l'aborto
Il nuovo ministro della Famiglia e della Disabilità nel nuovo governo appoggiato da Movimento 5 Stelle e Lega, Lorenzo Fontana, è un “veronese e cattolico” che spesso ha parlato di famiglia “composta da uomo, donna e figli. Quella naturale che è sotto attacco. I Gay vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo”.
Fontana, deputato della Lega, che si è battuto per “fermare con successo la Relazione Estrela su fecondazione a single e lesbiche, limitazione obiezione di coscienza all’aborto degli operatori sanitari, educazione sessuale nelle scuole pro LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender), educazione dei medici pro LGBT”.
Inoltre, in passato si è anche opposto alla Relazione Lunacek, “che apre alle nozze gay, chiede corsi di educazione sessuale pro LGBT per bambini e considera omofobo chi si batte per la famiglia tradizionale”. Qui abbiamo spiegato cosa pensa il ministro Lorenzo Fontana (“Le famiglie gay non esistono“).
L’esempio, ha sostenuto Fontana, viene dalla Russia di Vladimir Putin: “È il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”. Pazienza se all’interno del Paese gli omosessuali subiscono quotidiane discriminazioni e violenze e i diritti umani e culturali siano sempre più ristretti.
“Siamo crociati che combattono non con le spade, ma con gli strumenti della cultura, dello studio e dell’informazione veritiera e corretta una battaglia difficile e faticosa, ma che comunque condurrà alla vittoria”, ha detto in passato.
La teoria di Fontana è semplice: i “nostri popoli sono sotto attacco. Da un lato l’indebolimento della famiglia e la lotta per i matrimoni gay e la teoria del gender nelle scuole, dall’altro l’immigrazione di massa che subiamo e la contestuale emigrazione dei nostri giovani all’estero. Sono tutte questioni legate e interdipendenti, perché questi fattori mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni. Il rischio è la cancellazione del nostro popolo”.
“Quella per la vita è la battaglia finale”, le parole di Fontana. Battaglia che deve essere combattuta “per proseguire con la nostra civiltà”. Come? Contrastando il diritto all’aborto (“la prima causa di femminicidio nel mondo”), l’eutanasia (“se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale, si arriva ad aberrazioni”) e la cosiddetta ideologia del gender.
Storia politica. Fontana è un deputato della Lega di 38 anni eletto la prima volta al Parlamento lo scorso 4 marzo dopo aver trascorso due mandati al Parlamento europeo dove ha “contribuito a stipulare l’allenza storica” tra la Lega e il Front National di Marine Le Pen.
Fontana inoltre è vicesindaco di Verona, vicepresidente della Camera dei deputati e vice segretario federale della Lega.
Nella sua biografia presente sul suo sito Fontana dice di essersi avvicinato alla politica e alla Lega quando aveva appena sedici anni. A 22 anni è stato eletto consigliere della terza circoscrizione del comune di Verona, a 27 anni consigliere comunale e a 29 anni al Parlamento Europeo, poi rieletto nel 2014 quando la Lega Nord è entrata nel Gruppo ENF (Europa delle Nazioni e delle Libertà) con il Front National di Marine Le Pen.
Sposato (con rito tridentino celebrato da don Wilmar Pavesi, sacerdote pre-conciliare vicino ai tradizionalisti cattolici, e con rito civile celebrato dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi con Salvini testimone), una figlia e una laurea in Scienze politiche.
Tifosissimo dell’Hellas Verona, squadra retrocessa in serie B nell’ultima stagione calcistica, che segue «rigorosamente e da sempre in curva sud». Non una grande novità. A Verona per i politici non è insolito dichiarare fedeltà alla squadra e allo stadio, che sono sempre stati un vivaio dell’estrema destra.