La flat tax, inserita nel contratto di governo Lega-M5s, aiuta il ceto medio o è un regalo ai ricchi?
Il sito Lavoce.info ha verificato le affermazioni del senatore leghista Armando Siri, secondo cui "la flat tax premierà il ceto medio tartassato"
A più di settanta giorni dalle elezioni del 4 marzo, Lega e Movimento 5 stelle hanno redatto la versione definitiva del “Contratto per il governo del cambiamento”.
Tra le diverse proposte, al punto 11 si parla della “quasi flat tax”, il nuovo sistema di tassazione che per le persone fisiche dovrebbe fondarsi su due aliquote fisse al 15 e al 20 per cento – la prima per redditi minori di 80 mila euro, la seconda per quelli superiori – e su una struttura di deduzioni e di no tax area per garantire la progressività dell’imposta.
Molti sono stati i commenti in merito alla proposta, tra chi ne indica l’incostituzionalità per assenza di tassazione progressiva e chi vi intravede potenziali vantaggi in termini di maggiori consumi e recupero di evasione.
Tra questi ultimi, il senatore della Lega Armando Siri in un’intervista rilasciata a Repubblica, di cui ci siamo già occupati per la dichiarazione sul condono, rispondendo al giornalista che gli chiedeva se il nuovo sistema avrebbe avvantaggiato i più ricchi, ha dichiarato:
“Ma ci sono i ricchi in Italia? Parliamo di 100 mila persone sopra i 300 mila euro su 40 milioni di contribuenti. […] La flat tax premierà invece il ceto medio tartassato”.
Secondo il senatore della Lega, in Italia ci sarebbero 100 mila contribuenti che dichiarano “sopra i 300 mila euro su 40 milioni di contribuenti”.
Siri non specifica quale aggregato di reddito – e quindi di tassazione – stia analizzando, ma è plausibile che si riferisca alle dichiarazioni Irpef, che nel 2016 hanno registrato proprio un totale di 40 milioni di contribuenti.
Tuttavia, secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia e delle Finanze riferiti all’anno d’imposta 2016 e riportati nel grafico 1, i contribuenti che hanno dichiarato sopra 300 mila euro in Italia sono stati solo 35 mila, per un’incidenza dello 0,09 per cento sul totale. Circa un terzo di quanto indicato da Armando Siri.
Il verdetto
Armando Siri, ideatore della flat tax in “salsa italiana”, dipinge la sua proposta come un mezzo per rilanciare l’economia, grazie al sostegno fiscale al ceto medio. Quest’ultimo, secondo il senatore della Lega, sarebbe il premiato dall’introduzione della flat tax.
Non è chiaro se Siri intende il “premio” rispetto alla situazione attuale o relativamente alle altre classi sociali. Certo è che, nonostante vi sia un risparmio per la classe media, il suo importo non è paragonabile ai benefici ottenibili dai due decili più ricchi, che da soli godrebbero di più del 70 per cento del totale.
Non una mossa azzeccata, se l’obiettivo è ridurre le disuguaglianze. Tuttavia, a causa della possibile ambiguità, la sua dichiarazione è PARZIALMENTE FALSA.