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L’ex ministro Fioramonti lascia il M5s e passa al Gruppo misto

Immagine di copertina

L'annuncio su Facebook dell'ex ministro dell'Istruzione, dimessosi qualche giorno fa in polemica per il mancato stanziamento nella legge di Bilancio di fondi per il suo dicastero: "C'è un senso di delusione profondo"

L’ex ministro Fioramonti lascia il M5s e passa al Gruppo misto: è ufficiale

Era nell’aria ormai da qualche giorno, ma adesso è ufficiale: Lorenzo Fioramonti lascia il M5s. L’ex ministro dell’Istruzione, dimessosi tra le polemiche la sera di Natale con una lettera al premier Giuseppe Conte, ha comunicato sul suo account Facebook di aver lasciato anche il gruppo parlamentare del Movimento Cinque Stelle. E di essersi iscritto, “a titolo puramente individuale”, al gruppo Misto.

In un lungo post, Fioramonti si è sfogato dopo tutto quello che è successo nelle scorse settimane. Dalla polemica per il mancato stanziamento nella legge di Bilancio, approvata poco prima di Natale, dei fondi attesi per l’Istruzione, fino agli attacchi subiti nei giorni successivi dai suoi ex colleghi di partito e non solo.

“Il Movimento 5 Stelle – si legge nel post di Fioramonti – mi ha deluso molto. So che esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere. È come se quei valori di trasparenza, democrazia interna e vocazione ambientalista che ne hanno animato la nascita si fossero persi nella pura amministrazione, sempre più verticistica, dello status quo. Eppure sono quelli i valori che lo hanno reso essenziale nell’evoluzione politica del nostro Paese e che io non posso rinnegare”.

Il lungo post di Fioramonti su Facebook

Il messaggio dell’ex ministro è partito da quello che è successo nell’ultima settimana: “Questi giorni sono stati difficili. Il mio nome sballottolato sui giornali per ogni sorta di retroscena, speculazione e cospirazione. Oggi persino Il Tempo mette il mio cognome in prima pagina associandolo alla loggia massonica P3. Un evidente errore di persona, che la dice lunga sul clima di confusione che regna nel Paese. E perché tutto questo? Perché ho mantenuto la parola. Avevo accettato l’incarico di ministro per dare una discontinuità totale alle politiche passate, e mettere la scuola, l’università e la ricerca al centro della programmazione politica”.

“L’avevo promesso da viceministro – ha continuato – e l’ho confermato da ministro: o si torna ad investire con coraggio sul futuro delle giovani generazioni o non resto a scaldare la poltrona. Siamo l’ultima nazione in Europa per investimenti in formazione e ricerca. Anche un paese in serie difficoltà economiche come la Grecia fa meglio di noi. Non c’è altro settore della società che meriti più attenzione. Per aver mantenuto la parola sono stato preso d’assalto da alcuni media, e va bene. Ma gli attacchi più feroci sono arrivati dal Movimento 5 Stelle, non criticando la mia scelta, ma colpendo la mia persona. Anche se tutti, ma proprio tutti, sapevano da mesi come la pensavo”.

“Non ho mai nascosto nulla. Mi sono adoperato – si legge ancora – con proposte, idee innovative e visioni programmatiche. Ho fatto il mio lavoro con il massimo impegno, e chi mi ha visto all’opera lo sa bene. Quando si è trattato di sollevare delle critiche, l’ho fatto internamente, nelle modalità più opportune. Quando poi ho capito che nessuno ascoltava, le ho rese pubbliche, nella speranza di stimolare un dibattito. E l’ho fatto per mesi, non solo negli ultimi tempi. In questo percorso, ho incontrato tante persone che mi hanno sostenuto. Dentro e fuori dal Movimento. E non c’è niente di male se con alcune di queste persone si è cercato di collaborare per riportare in auge temi cruciali come l’ambiente, lo sviluppo sostenibile, la formazione e la ricerca. Sono questi i veri temi del presente e del futuro. E invece tutti parlano di altro”.

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