Il figlio di Salvini sulla moto d’acqua della Polizia: almeno 5 agenti coinvolti, la Procura attende una relazione
I magistrati devono valutare se e come muoversi
Il figlio di Salvini sulla moto d’acqua della Polizia: la Procura attende una relazione
Continua il lavoro per accertare le responsabilità dopo il video, pubblicato da Repubblica, del figlio di Matteo Salvini a bordo di una moto d’acqua della Polizia di Stato a Milano Marittima. Come spiega oggi il quotidiano, la questura di Ravenna ha avviato gli accertamenti nei confronti degli agenti coinvolti, che sarebbero almeno cinque, e sono state chieste relazioni scritte per spiegare nei dettagli quanto accaduto. La procura di Ravenna intanto, prima di decidere se e come muoversi, aspetta una relazione dalla polizia.
Restano comunque ancora aspetti da chiarire sulla vicenda. Il primo riguarda la legittimità o meno di salire a bordo di un mezzo della polizia. Il secondo riguarda l’atteggiamento dei poliziotti nei confronti del giornalista videomaker Valerio Lo Muzio. Nel video di Repubblica ci sono persone che si avvicinano al cronista invitandolo a fermare la sua registrazione. “O l’abbassi o te la levamo”, gli hanno detto. Uno di loro si sarebbe qualificato anche come poliziotto. “È un mezzo della polizia, non ci mettere i difficoltà”, l’avvertimento a Lo Muzio. Ma sono volate anche frasi più pesanti come: “Adesso sappiamo dove abiti”.
Successivamente gli uomini che si sono avvicinati al giornalista hanno anche negato di essersi presentati come membri della Polizia. “Non abbiamo mai detto di essere poliziotti, se vieni con me ti faccio spiegare chi sono”.
Lo Muzio intanto invita Salvini a chiarire: “Chi erano quegli uomini? In bermuda, a petto nudo e senza distintivi di riconoscimento hanno iniziato in tutti i modi a impedirmi le riprese. A che titolo mi hanno chiesto i documenti, le generalità, mi hanno trattenuto?”.
Il vicepremier e ministro dell’Interno dopo la pubblicazione del filmato si è limitato a dire: “Mio figlio sulla moto d’acqua della Polizia? Errore mio da papà, nessuna responsabilità va data ai poliziotti, che anzi ringrazio perché ogni giorno rischiano la vita per il nostro Paese”.