Fidanza (FdI) a TPI: “Colossi del lusso rinunciano a cassa integrazione in Francia? No stessa sensibilità verso Italia”
L'europarlamentare di Fratelli d'Italia commenta la notizia che i gruppi del lusso LVMH e Kering hanno rinunciato a usare gli ammortizzatori sociali per i propri lavoratori in Francia, ma vi hanno fatto ricorso in Italia
Fidanza (FdI) a TPI: “Colossi del lusso rinunciano a cassa integrazione in Francia? No stessa sensibilità verso Italia”
Dai proprietari di LVMH e Kering “ci saremmo aspettati la stessa sensibilità anche nei confronti dell’Italia”. È il commento dell’europarlamentare Carlo Fidanza (FdI) alla notizia rivelata da TPI sulla scelta dei colossi del lusso francesi di rinunciare alla cassa integrazione in Francia durante l’emergenza Coronavirus, per non gravare sulle finanze dello Stato, e di utilizzare invece gli ammortizzatori sociali per migliaia di lavoratori dei due gruppi in Italia.
“Ci fa piacere che i proprietari di LVMH e Kering abbiano deciso di farsi carico degli ammortizzatori sociali per i propri dipendenti in Francia alleviandone così l’impatto sulle casse pubbliche di Parigi”, ha commentato a TPI Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Ue e responsabile esteri del partito guidato da Giorgia Meloni. “È un atto di patriottismo, forse non del tutto spontaneo, ma comunque apprezzabile. Ci saremmo aspettati la stessa sensibilità anche nei confronti dell’Italia”, ha aggiunto, “visto che una parte significativa dei loro utili deriva da marchi storici del lusso italiano, che generano questi utili proprio perché riconosciuti nel mondo come eccellenze del Made in Italy”.
LVMH e Kering sono i due maggiori gruppi al mondo del settore del lusso. Il primo, titolare di brand come Louis Vuitton, Christian Dior, Sephora, Fendi, Givenchy, è leader mondiale del settore, conta 163mila dipendenti in tutto il mondo e ha un fatturato pari a 53,7 miliardi di euro nel 2019. Il gruppo Kering, titolare di marchi come Gucci, Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Brioni, Pomellato, Dodo, ha 38mila dipendenti nel mondo e un fatturato di 15,9 miliardi di euro nel 2019.
In Francia i due gruppi hanno scelto di pagare i dipendenti con le proprie risorse dopo che alcuni competitors avevano rinunciato alla cassa integrazione francese per non gravare sullo stato durante la pandemia di Covid-19. In Italia, come documentato da TPI sulla base degli accordi sindacali, sono invece migliaia i lavoratori del comparto produttivo e della vendita al dettaglio che hanno usufruito di ammortizzatori sociali come cassa integrazione ordinaria, cassa in deroga e Fondo di integrazione salariale (Fis).
“La priorità del gruppo rimane quella di proteggere l’occupazione ed è questo il motivo per cui, caso per caso, paese per paese, marchio per marchio, a seconda della situazione, si è deciso di ricorrere a modalità di ammortizzatori sociali”, ha dichiarato Jean Marc Duplaix, Cfo di Kering, lo scorso 21 aprile, in occasione della presentazione dei risultati del primo trimestre. “Il gruppo”, ha aggiunto, “si è impegnato a pagare il 100 per cento dello stipendio fisso e, in alcuni casi ha anche compensato la parte variabile che gli nostri addetti alle vendite non hanno più ricevuto in conseguenza della chiusura dei negozi”.
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