“Non è vero che ho invitato Salvini a suicidarsi, la Rai mi ha sospeso solo perché ho espresso un’opinione”: parla il giornalista che attaccò su Facebook il leader della Lega
Lo scorso settembre, dopo la crisi di governo, Fabio Sanfilippo pubblicò un post contro l'ex ministro: "Ti sei impiccato da solo, sei mesi e ti spari". Ora la Rai lo ha sospeso: "È la prima volta, queste cose non accadevano neanche in Unione Sovietica", dice
Tutto è cominciato lo scorso 4 settembre: il giornalista Rau Fabio Sanfilippo pubblica sul suo profilo Facebook un post in cui analizzava la “sconfitta” politica dell’ex ministro Matteo Salvini dopo che il leader della Lega aveva causato la crisi di governo ma non era riuscito a ottenere nuove elezioni. Quel post fece molto clamore perché alcune affermazioni (“ti sei impiccato da solo”, “con la vita che ti eri abituato a fare tempo sei mesi ti spari nemico mio”) e un passaggio sulla figlia di Salvini sono stati usati dall’ex ministro per costruire una polemica contro Sanfilippo e contro la Rai.
Ora è giunta la notizia che proprio la Rai ha deciso di punire Sanfilippo con una settimana di sospensione dal lavoro. Tutto per quel 4 settembre. “Eppure quel giorno non è successo nulla. E nemmeno il giorno successivo”, spiega il giornalista a TPI. “Quello è solo il mio profilo privato dove scrivo di tutto e di più, non solo riflessioni politiche. Ci sono le foto delle vacanze, per dire. Io poi sono un contestatore delle politiche di Salvini (e di Minniti prima di lui) fin dalla prima ora, contestatorie di chiunque non abbia trattato in maniera umana il fenomeno dell’immigrazione. E quel post era scritto alla luce dell’autogol politico di Salvini, scritto di getto”.
Del resto, precisa Sanfilippo, il suo profilo “non aveva nemmeno molti seguaci, quel posto l’avranno visto sì e no 100 persone”. Tutto inizia due giorni dopo: “Accade il finimondo e il telefono comincia a impazzire”, dice. “Mi manda una messaggio una mia amica dicendomi che stavo su tutti i giornali. Pensa che addirittura ho creduto di avere ottenuto una direzione in Rai. Ero a cena, con il telefono scarico e sento mio figlio che mi chiede cosa avessi fatto dicendomi che il mio nome era ovunque. Salvini mi aveva attaccato in televisione”.
Su come sia potuto accadere Sanfilippo avanza qualche ipotesi: “Ero finito sul Messaggero online perché un deputato, lo stesso Capitanio che ha paragonato i manifestanti di Bologna ai terroristi, si dichiarava scandalizzato che un giornalista Rai (e mi piacerebbe sapere come abbia fatto a saperlo) augurava il suicidio a Salvini. Io non ho augurato il suicidio a nessuno ma ho solo scritto che Salvini si era suicidato da solo, era un ragionamento politico”.
Poi sono arrivate le minacce: “Una valanga di minacce in cui si sono scatenati imbeccati dalla Bestia (il sistema di comunicazione del segretario leghista coordinato da Luca Morisi) in cui mi si augurava perfino il cancro”, racconta. E la Rai certo non è intervenuta in difesa del suo giornalista. “Anzi – dice Sanfilippo – avrebbe dovuto chiarire che era un’opinione di un suo giornalista e che se poteva essere reato avrebbe dovuto deciderlo un tribunale. Invece subito hanno annunciato che mi avrebbero punito. Ma per cosa? La mia azienda mi può punire se non vengo al lavoro o se faccio qualcosa sul posto di lavoro. Non funzionava così nemmeno in Unione Sovietica”. Fino alla lettera del provvedimento di pochi giorni fa.
“Io registro che è la prima volta che in Rai accade una cosa del genere: per avere espresso un’opinione da privato cittadino un giornalista viene punito. Io faccio il giornalista e ho il diritto di criticare il potere, mi sembra perfino una banalità. In Italia siamo al paradosso e accade il contrario. Non sono io alle dipendenze del parlamentare”.
Arriva invece la sospensione. “Mi hanno scritto che mi sospendono per 7 giorni – spiega Safilippo – e impugneremo il provvedimento. Stiamo anche valutando la possibilità di querelare l’amministratore Rai Salini poche nella lettera di sospensione che dovrebbe essere ami garanzia scrivono di ‘contenuto diffamatorio’. Ma scusate, c’è già una sentenza? Non deve deciderlo un giudice?”. E anche sul senso di tutto questo polverone Sanfilippo non ha dubbi: “Punirne uno per educarne cento”.