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Chi è Fabiana Dadone e cosa pensa della legalizzazione della cannabis

Immagine di copertina
La foto postata su Facebook dalla ministra Fabiana Dadone l'8 marzo 2021 in occasione della Festa della Donna

Chi è Fabiana Dadone e cosa pensa della legalizzazione della cannabis

Fabiana Dadone, ministra delle Politiche giovanili, ha ricevuto dal premier Draghi la delega alle politiche contro la droga. La nomina ha scatenato l’ira del centrodestra, in particolare di Fratelli d’Italia, che sta all’opposizione, ma anche di Forza Italia, che invece fa parte della maggioranza di governo.

In materia di droga, infatti, Dadone, deputata del Movimento 5 Stelle, è notoriamente orientata su posizioni antiproibizioniste e si è più volte espressa a favore della legalizzazione della cannabis.

Il curriculum di Fabiana Dadone

Fabiana Dadone è nata a Cuneo il 12 febbraio 1984. Maturità scientifica, è laureata in Giurisprudenza ed è un’attivista della prima ora del M5S. Nel 2013, quando era praticante avvocato, si è candidata con il Movimento alle elezioni politiche, venendo eletta alla Camera.

A Montecitorio è stata capogruppo dei Cinque Stelle nella Commissione Affari costituzionali e ha fatto parte anche della Commissione parlamentare Antimafia.

Da settembre 2019 a febbraio 2021 – Governo Conte Bis – è stata ministra della Pubblica Amministrazione. Da febbraio 2021 – Governo Draghi – è ministra delle Politiche giovanile. Il premier Draghi le ha affidato anche la delega alle politiche contro la droga.

Dadone, il compagno vigile urbano

Fabiana Dadone ha un compagno dal quale ha avuto due figli. L’uomo, Ergys Haxhiu, 37 anni, cittadino italiano di origini albanesi, secondo quanto riporta La Stampa, nel marzo 2021 ha vinto un concorso per la Polizia locale indetto dal Comune di Bra, in provincia di Cuneo. Il compagno di Dadone lavorerà quindi come agente della Polizia locale nella zona di Mondovì, Corneliano, Dogliani, oltre a Unione montana Alta Langa e Unione dei Comuni Colline di Langa e del Barolo.

Droga, Dadone antiproibizionista

In materia di contrasto alle droga la ministra Dadone ha più volte espresso la propria posizione antiproibizionista e favorevole alla legalizzazione della cannabis. Durante la sua prima legislatura da deputata sostenne – come co-firmataria – due proposte di legge che andavano proprio in questo senso.

La prima fu presentata nell’agosto 2014 dal deputato M5S Vittorio Ferraresi e aveva l’obiettivo di legalizzare la “coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati”. La seconda risale al luglio 2015, il primo firmatario era Roberto Giachetti, all’epoca deputato del Pd (ora è in Italia Viva) e puntava – analogamente – alla “legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”.

Lo sfogo per lo stop alla legalizzazione della cannabis

Il disegno di legge di Giachetti subì poi nel corso dei lavori parlamentari numerose modifiche che suscitarono lo sdegno di Dadone. La pentastellata si sfogava così in un post su Facebook datato 27 luglio 2017: “Il Partito Democratico ci ha ormai abituato a roboanti proclami di “cambiamento” che poi vengono puntualmente disattesi, e oggi non si è smentito, affossando definitivamente la legge per la legalizzazione della cannabis”.

“Una legge di buon senso, voluta da tante forze politiche trasversali che si sono impegnate per mesi all’interno di un intergruppo ad hoc, a riprova della volontà iniziale di dare una svolta sul tema. Invece no, alla fine il Pd ha gettato tutto alle ortiche, tirandosi indietro e votando contro la proposta del primo firmatario Giachetti. Primo firmatario di cui denunceremo la scomparsa a “Chi l’ha visto?”, vista la sua totale assenza dal dibattito”.

E ancora: “Il Pd si ritrova ora nel solco del peggior Giovanardi. Il testo base che è stato votato oggi prevede solo la cannabis ad uso terapeutico: tanta fatica per nulla, dato che per un simile provvedimento il ministro Lorenzin potrebbe agire in autonomia. Inoltre l’uso terapeutico è già presente anche nell’altro testo base, escludendo a priori coltivazione personale e commercializzazione sotto controllo dello Stato”.

“Una scelta non solo contraria alle indicazioni fornite da illustri magistrati come il procuratore Antimafia Roberti, ma che non incide assolutamente sulla volontà, ribadita da più parti, di colpire il traffico di stupefacenti in mano alle mafie. Le quali, sentitamente, ringraziano”.

La lettera della ministra Dadone ai digiunatori per la cannabis

Subito dopo aver ricevuto da Draghi la delega alle politiche contro la droga, la ministra Dadone ha scritto una lettera – anticipata dal quotidiano online Open – indirizzata all’associazione Luca Coscioni e al Forum Droghe nella quale ha rassicurato sulla sua intenzione di convocare una Conferenza Nazionale sulle droghe appena sarà superata l’emergenza Covid.

Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni e Leonardo Fiorentini di Forum Droghe in precedenza – a nome dei 400 “digiunatori per la cannabis” – avevano inviato un appello al premier Draghi e al ministro della Salute, Roberto Speranza, proprio per chiedere, tra le altre cose, di iniziare a preparare la convocazione della Conferenza Nazionale sulle droghe, che non si svolge dal 2009.

L’attenzione dimostrata da Dadone con la risposta conferma una volta più l’orientamento liberal della ministra in materia di droga.

Le polemiche per la delega alle politiche contro la droga

Come anticipato, sopra, peraltro, la delega sulla droga affidata a Dadone ha scatenato aspre polemiche. All’attacco in particolare la leader di Fratelli d’Italia (FdI), Giorgia Meloni: “Per anni FdI ha chiesto l’assegnazione della delega perché era scandaloso che nessuno si occupasse a tempo pieno dell’emergenza droga, ma è grave e deludente che per un compito così delicato come la lotta alle dipendenze sia stato scelto un esponente politico firmatario di proposte per legalizzare la cannabis”.

Meloni si è rivolta ai colleghi del centrodestra – Lega e Forza Italia – che sostengono il Governo Draghi “affinché si facciano sentire con decisione”. Fratelli d’Italia, assicura, “lo farà dall’opposizione perché su questi temi non sono accettabili cedimenti e compromessi al ribasso”.

L’appello è stato raccolto da Forza Italia, con il capogruppo alla Camera, Roberto Occhiuto, che ha definito “curioso” il fatto che la delega sulla droga sia stata affidata a un ministro “dichiaratamente antiproibizionista”. Occhiuto ha chiesto a Dadone chiarimenti “tempestivi e inequivocabili sulle linee guida che intende portare avanti”.

Più duro l’affondo del senatore azzurro Maurizio Gasparri: ““Draghi se lo metta bene in testa. Forza Italia non può condividere nessuna scelta azzardata. Sulle droghe servono politiche di contrasto, di prevenzione e di recupero, non certo politiche di apertura o di resa. Un governo che andasse avanti in questa direzione sarebbe un governo morto”.

Leggi anche: La ministra Dadone posta foto in felpa dei Nirvana e tacchi rossi: “Su parità di genere ancora molto da fare”

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