Europee, Gregorio De Falco a TPI: “Di Maio si dimetta, ha sbagliato tutto”
Il senatore espulso commenta i risultati delle Europee dopo il crollo del Movimento Cinque Stelle alle elezioni europee
Europee M5S, De Falco chiede dimissioni di Di Maio | “Il capo politico del Movimento dovrebbe prendere atto della sconfitta e rassegnare le dimissioni, se avesse dignità. Ha sbagliato tutto. M5S è ridotto a metà di ciò che era”. Gregorio De Falco, senatore eletto con il Movimento Cinque Stelle e poi espulso per la sua opposizione al decreto sicurezza, commenta con TPI il crollo M5S alle elezioni europee (qui i risultati).
Non c’è nessun commento nuovo, sono cose che diciamo da tempo. Da quando il Movimento ha cominciato a perseguire una politica lontana da i propri ideali si è fatto sfrattare e vampirizzare dalla Lega.
Il Movimento è ridotto a metà di quello che era. Si potrebbe dire M5S fratto due.
Quando uno non riconosce nell’operare quotidiano i valori che ha proclamato per tanto tempo, compie un vero e proprio tradimento delle aspettative che ha generato.
Il Movimento Cinque Stelle negli ultimi due mesi probabilmente ha recuperato qualcosa. Il risultato poteva essere ancora peggiore. Ma ciò che è davvero brutto non è il risultato M5S. È il risultato italiano.
Adesso vedo che il Pd è assurdamente contento del risultato. Qui ciascun partito guarda il proprio ombelico e mi sembra che nessuno dei partiti stia capendo – tranne quelli che hanno vinto ovviamente – la portata del risultato.
Il risultato è inquietante: i partiti progressisti, di civiltà, che propugnano la libertà e la democrazia hanno perso. È questo che è inquietante.
Trovo veramente sconcertante la soddisfazione dei partiti che hanno vinto, ma lo hanno fatto a danno dell’Italia. Non c’è stata la capacità di offrire all’elettore una vera alternativa. Ho una visione piuttosto fosca del risultato.
La campagna elettorale ha portato qualche punticino, ma quello che pesa veramente al momento del voto è ciò che è stato fatto. Aver tagliato le pensioni sopra i 1.522 euro non può aver portato voti al Movimento, né ha portato giovamento alle persone che vivono con quelle pensioni. Tutto qui.
Lo ha già annunciato ieri Salvini quando si parlava del 30 per cento alla Lega, figuriamoci stamattina che ci svegliamo con il 34 per cento.
Le ripercussioni sono molto chiare e vanno ben al di là della compagine formale del governo, riguardano i temi.
La Lega imporrà i propri temi in modo assoluto. Si parlerà – come è già stato annunciato – del decreto sicurezza bis, e di tutte quelle tematiche su cui in campagna elettorale il Movimento faceva opposizione.
A somma quasi invariata dei due partiti di governo ora si sono invertite le posizioni. Ma mentre il Movimento ha lasciato condurre al socio di minoranza, la Lega, che ora è diventato socio di maggioranza, ha già detto ieri sera: “io pongo i temi”.
Il Movimento deve assolutamente fare un’autocritica enorme, partendo dal proprio rapporto rappresentanti – elettori. Non può proclamare democrazia e non praticarla. Il punto è sempre stato questo. Ed è paradigmatico ciò che è successo a me.
Non è soltanto una questione di governo. Per il Movimento si tratta di una scelta di vita. In questo momento è destinato alla consunzione, a finire. Il che non è un male: nel momento in cui dovesse rimanere così non avrebbe senso. Diventerebbe una costola della Lega, la sua ruota di scorta.
Il capo politico del Movimento dovrebbe prendere atto della sconfitta e rassegnare le dimissioni, se avesse dignità.
Nello statuto del Movimento c’è scritto che chi ha fatto perdere un gran numero di voti deve essere sottoposto a un procedimento disciplinare sanzionatorio (il riferimento è all’articolo 11, lettera h) punto 3, che cita le “mancanze che abbiano provocato o rischiato di provocare una lesione all’immagine od una perdita di consensi per il MoVimento 5 Stelle, od ostacolato la sua azione politica” tra i comportamenti che possono determinare l’adozione di provvedimenti sanzionatori, ndr).
Il capo politico ha sbagliato tutto: ha perso oltre la metà dei voti. Non perché abbia fatto una politica sbagliata, ma perché non ha seguito il metodo democratico.
Occorrerebbe riaprire lo statuto e i regolamenti alla democrazia. Poi bisognerebbe ritornare ai valori fondanti e vedere quali di questi sono ancora pilastri del Movimento e quali no.
Questo attraverso un rapporto vero con gli elettori, non tramite Rousseau.
Bisogna attuare il metodo democratico, lo impone la costituzione all’articolo 49. Il metodo democratico non vuol dire solo maggioranza e minoranza, ma anche rispetto delle idee altrui, quindi discussioni se necessario. Non verticismo assoluto.
Questo è ciò che abbiamo detto da quando ci siamo avviati sulla strada illiberale del decreto sicurezza, e poi abbiamo proseguito con la legge sulla legittima difesa, quando abbiamo rinnegato il tema ambientalista con il decreto Genova. Tutta questa serie di comportamenti non poteva che portare al fallimento.
Non posso inoltre non ricordare il grosso tradimento di principio che è stato fatto sulla questione Diciotti. Il Movimento ha riconosciuto nel caso Diciotti che un ministro in quanto tale non è soggetto alla legge. Questo è gravissimo, laddove noi vogliamo togliere le prerogative di legge. Questa forma di immunità irragionevole perché concessa a un ministro in quanto tale, senza collegamento col fatto, è fuori dal mondo in qualunque partito, figuriamoci nel Movimento.
È irragionevole, fa ribrezzo ed è inumano.
Le multe ai soccorritori, che prima erano commisurate al numero di persone salvate, sono state traslate attribuendo la multa alla nave. Un modo per nascondere sotto il tappetto questa crudeltà mentale. Si dovrà fare così, come diceva qualcuno, chiamare in banca e chiedere se si possono salvare i naufraghi oppure no.
L’articolo 2 sposta la competenza fissata dall’articolo 86 del codice della navigazione dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti al ministro degli Interni. Questa modifica del codice della navigazione apparentemente non c’è più ma è stata reintrodotta nella quarta o quinta versione.
Che il ministro competente oggi per legge, Toninelli, non abbia detto una parola al riguardo è molto significativo dell’imbarazzo in cui si trova per la sua inadeguatezza.
Qual è la ragione per spostare questa competenza dal ministero dei Trasporti, dove sta da sempre, al ministero degli Interni, che non si dovrebbe occupare dei mari internazionali.
Gli altri articoli, che non si riesce a leggere, sono forse anche peggiori. Ad esempio c’è quella norma che vieta al manifestante di esprimere il proprio pensiero anche per strada davanti agli agenti. Gli vieta addirittura di difendersi dalle manganellate. Non può farsi scudo, non può opporre – cioè frapporre tra sé e l’azione di carica della polizia – una resistenza. Questa norma è liberticida.