Esclusivo TPI – Calabria, l’ex presidente del Consiglio regionale indagato per voto di scambio: “La mafia a Catanzaro non è mai esistita”
Calabria, l’ex presidente del Consiglio regionale: “La mafia a Catanzaro non è mai esistita”
Dopo il clamoroso arresto del 19 novembre chiesto dalla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri nell’ambito dell’inchiesta “Farmabusiness”, l’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria e vice-coordinatore regionale di Forza Italia, Domenico Tallini, è tornato in libertà. Il Tribunale del Riesame, lo scorso 17 dicembre, ha annullato l’ordinanza di arresto firmata dal Gip Giulio De Gregorio e se ne attendono le motivazioni.
Nelle more, Tallini è tornato in Consiglio regionale il 29 dicembre, accolto da un lungo applauso dei colleghi, stigmatizzato da commentatori e attori politico-sociali, come il segretario della Cgil calabrese Angelo Sposato, secondo cui “invece di batterle quelle mani avrebbero dovuto alzarle in alto ed uscire dal Consiglio regionale”. Da allora, Tallini – a seguito di un suo lungo “sfogo” pubblico durato due ore e mezza affidato alla trasmissione politico-satirica “Votantonio” mandata in onda sulla testata locale Calabria7 – ha fatto molto parlare di sé per la difesa pubblica dal processo in replica a quello che i suoi legali nella memoria difensiva depositata al Tribunale del riesame hanno chiamato “Circo mediatico” perpetrato dal mondo dell’informazione.
Al netto delle sferzate al mondo dei media e alla divisione popolare tra innocentisti e colpevolisti, Domenico Tallini rimane oggi indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso. In una lunga chiacchierata telefonica con noi di TPI offre, con dovizia di particolari, una visione a tutto tondo del suo caso giudiziario, arrivando a sconfessare la presenza e l’esistenza della mafia a Catanzaro, derubricata alla mera presenza di “qualche sciancato senza voti” ma ritenendo la supposta presenza di mafiosi, funzionale a quello che definisce “apparato dell’antimafia”. “La mafia a Catanzaro non è mai esistita”, arriva a dire.
La versione di Tallini su Farmabusiness: “Un abbaglio di Gratteri”
Tallini presenta una versione dell’inchiesta che lo ha coinvolto alternativa a quella della Procura guidata da Nicola Gratteri. Quest’ultimo lo aveva definito “cerniera tra clan e pubblica amministrazione” per aver agevolato la cosca Grande Aracri di Cutro. Ricostruisce Tallini: “La mia inchiesta nasce nel gennaio, febbraio 2013. Secondo l’ordinanza Tallini dice che dà una mano alla procedura di rilascio dell’autorizzazione di un Consorzio, facilitando la procedura che interessa a una cosca del crotonese, la Grande Aracri. Tallini perché farebbe questo?”, continua Tallini.
“Secondo l’ordinanza, perché, in cambio dell’autorizzazione al Consorzio Farmaitalia, riceve la promessa del sostegno elettorale da parte del clan. Ma se nel 2013 a me non mi potevano votare nel crotonese perché la modifica dei collegi elettorali (con l’accorpamento della provincia di Catanzaro con quella di Crotone, ndr) è arrivata un anno e mezzo dopo… Qualcuno ha pensato che avessi fatto un ‘pactum sceleris’ con la criminalità organizzata nel 2013 ma, a quel tempo, a Crotone non mi potevano votare. Non è così”.
E ancora: “Nel 2014 fanno un incontro in una tavernetta durante il quale si dice che c’è qualcuno che si sta impegnando a rilasciare questa autorizzazione. Non dicono il nome mio, non parlano di elezioni, non si parla di campagna elettorale. Dicono, però, ‘mi raccomando, nessuno deve sapere che dietro questa cosa ci siamo noi’”. Domenico Scozzafava, definito dalla Procura di Catanzaro “uomo della pioggia” per la sua capacità di “fare voti”, oltre che “’ndranghetista fino al midollo”, per Tallini “è una persona perbene, una persona normale”.
“L’ho conosciuto come l’ha conosciuto il 90 per cento di quelli che lo conoscevano”, dice l’ex presidente del Consiglio regionale. “È una persona di Catanzaro, un tecnico. Conoscevo il padre, mio elettore. Lui è un piccolo imprenditore incensurato che non ha mai avuto un problema in vita sua. Scozzafava non ha mai fatto una cosa per me con le cosche. Non è mai andato a chiedere un voto per me alle cosche. Scozzafava parla di campagna elettorale con un altro che non è delle cosche, con questo De Sole, oppure con me, oppure col cugino. Le sapete leggere le inchieste?”.
La longa manus del clan Grande Aracri su Catanzaro
La cosca Grande Aracri – non è un segreto (e fior fior di relazioni della Direzione Investigativa Antimafia lo evidenziano) – esercita il potere su Catanzaro anche con i suoi legami con i Gaglianesi e gli “zingari”. Su questo Tallini è netto: “Queste sono barzellette. Hanno uno sciancato, che ora lo chiamano pure boss, che durante la campagna elettorale del 2014 è venuto a minacciarmi. Nel 2014 ero in una riunione elettorale e questo qua avvicina gli organizzatori della riunione e li minaccia. Era Piero Mellea (ritenuto il capo clan dei Gaglianesi, ndr). Gli dice che là io non devo andare da nessuno se non lo decide lui”.
Tallini ha preso i voti anche nel quartiere Siano di Catanzaro, dove esercitano il loro potere i Gaglianesi: “Chidda è la città mia. Siano e nu quartiere i Catanzaro. Quali voti avi la criminalità organizzata?”, commenta. “Scusami, quali voti può avere la criminalità organizzata? Io, se ho un amico che ha una scuola di calcio per bambini, come ne ho tanti, io ho in un solo referente la possibilità di avere tanti consensi quanto tutte le cosche della provincia di Catanzaro messe insieme. Dove sono i voti che controllano questi? Non hanno voti. Uno può avere altri interessi. Uno può cadere perché ha paura. Io non mi sono mai immischiato. Non ho mai avuto interesse, non ho mai avuto paura di questa gente. La mafia a Catanzaro non c’è mai stata. Catanzaro ha solo qualche sciancato. Si sono contati. Ma, se non ci sono soggetti definiti mafiosi, finisce tutto l’apparato dell’Antimafia”.
La portaborse di Tallini, parente di Grande Aracri
Tra i portaborse di Tallini in Consiglio regionale risulta Denise Razionale, moglie dell’ex consigliere comunale di Crotone Salvatore Gaetano, parente di Grande Aracri. Di fronte a questa circostanza l’ex presidente del Consiglio regionale calabrese usa l’ironia: “Se discendiamo tutti da Adamo ed Eva, siamo tutti parenti. Denise Razionale fa parte del gruppo di Crotone, di Leo Pedace. E’ una professionista che collabora con noi. Che vuol dire parente? Io vado a vedere di chi è parente? Vado a vedere se è una persona perbene, che cosa mi chiede e cosa fa quando c’è un impegno politico”, afferma.
“È una persona segnalata dal gruppo Consenso di Crotone, con cui si è avviata una collaborazione politica. Attraverso delle figure di spessore professionale si suggellava questa collaborazione. Della parentela non sapevo nulla. Se una è parente di un mafioso, deve essere automaticamente mafiosa anche lei? Bisogna vedere se è parente e se questa parente di mafiosi svolge una funzione che è utile a quella attività. Magari non si parlano, magari non hanno rapporti”.
Il complotto di Nicola Morra
Tallini si dice vittima di un complotto ai suoi danni: “È così chiaro”, riflette. “Quell’indagine del 2014 era stata ipotizzata perché qualcuno nel 2014 aveva visto che Scozzafava mi faceva la campagna elettorale. Chi ha fatto il teorema sul patto con le cosche non sapeva che la modifica dei collegi ancora non era stata fatta. Siccome la tesi è precostituita, si è fatto un teorema. L’indagine non l’ha fatta Gratteri, lui quasi quasi se ne scarica. L’abbiamo trovata là. Che è una cassetta di patate? O c’è qualcuno che l’ha omessa o c’è qualcuno che non ha potuto dare seguito”. Dietro il “complotto” al quale Gratteri avrebbe fatto da sponda secondo Tallini, ci sarebbero il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra, l’ex capo della Protezione Civile calabrese Carlo Tansi e il giornalista Lino Polimeni. Per Tallini “fanno parte di un unico gruppo. A Crotone hanno fatto campagna elettorale insieme”.
Il rapporto di Tallini con gli alleati (Fdi e Lega)
Quanto ai rapporti con gli alleati, Tallini si esprime così sulla commissaria regionale di Fratelli D’Italia Wanda Ferro: “Io su tutte le cose ho la libertà di dire quello che penso. Altri non hanno questa libertà. Ho letto che i boss della zona di Filadelfia chiedono a De Nisi (ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, ndr): ‘Chi dobbiamo votare?’ e il boss risponde: ‘Wanda Ferro dobbiamo votare’. Sono pubbliche le intercettazioni”.
Mentre sul versante Lega: “Salvini ce l’ha con me da quando pensava di imporci in quota Forza Italia il suo candidato alla presidenza, che si chiama Sergio Abramo (il sindaco di Catanzaro, ndr). Ci son molte leggende metropolitane che si dicono che Abramo avrebbe dato un contributo a una Fondazione della Lega. Abbiamo avuto il sospetto che questo non fosse del tutto disinteressato.
Io polemizzavo con Salvini e con Invernizzi quando loro sostenevano Abramo, questo è il motivo per cui nasce questo contrasto. Io sono profondamente anti-leghista nel senso che sono un meridionalista. Abramo cerca di essere opportunista, se avesse seguito me avrebbe fatto il presidente della Regione”.