Bonaccini ha vinto grazie ai voti del M5S: le regionali dell’Emilia-Romagna lette al microscopio
Dopo le Europee gran parte degli elettori del Movimento ha scelto il voto anti Salvini, virando su Bonaccini. E il profilo del governatore dem ha attirato anche i voti di sinistra
Elezioni Emilia Romagna e M5S: come si sono spostati i voti
Gli elettori del Movimento 5 Stelle vanno a sinistra e sono stati uno dei fattori determinanti per vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. È quanto emerge, sintetizzando, da uno studio dell’Istituto Cattaneo di Bologna che ha analizzato i flussi elettorali su 4 città (Forlì, Ferrara, Parma, Ravenna) dalle europee 2019 alle regionali 2020.
Il voto per l’Emilia Romagna si presentava in questa “regione rossa” come una sfida molto accesa e polarizzata tra i due principali schieramenti centrodestra e centrosinistra.
Secondo il report, i due principali sfidanti, Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni “hanno fatto quasi il pieno dei rispettivi elettorati, quindi le scelte degli elettori delle terze forze si sono rivelate decisive”.
Dunque, “l’espansione elettorale dell’area di centrosinistra guidata da Bonaccini è dovuta alla maggiore capacità di attrazione degli elettori pentastellati, che di fronte all’alternativa tra destra e sinistra hanno optato in modo netto per lo schieramento del presidente regionale uscente”.
I dati
Molti elettori pentastellati (il 71,5 per cento a Forlì, il 62,7 per cento a Parma, il 48,1 per cento a Ferrara) hanno scelto la candidatura di Bonaccini e solo una minoranza ha deciso di optare per il candidato del M5s (Simone Benini) o per il centrodestra della Borgonzoni.
Mobilitazione simmetrica
Lo studio dell’Istituto Cattaneo sui flussi elettorali (dalle europee 2019 alle regionali 2020) è a cura di Marta Regalia, Marco Valbruzzi e Salvatore Vassallo e sottolinea come nelle elezioni in Emilia Romagna i campi avversi si sono mobilitati in modo “simmetrico”, facendo dunque “il pieno” dei rispettivi elettorati, rileva la ricerca dell’Istituto Cattaneo, dunque è stato proprio il voto dell’elettorato M5S, verso sinistra, ad essere l’ago della bilancia per la netta riconferma di Stefano Bonaccini alla guida della regione Emilia Romagna.
Oltre al ‘fattore’ M5S, secondo lo studio, va evidenziata anche la capacità di Stefano Bonaccini di “conquistare voti tra gli elettori delle liste di sinistra”.
Ad esempio, nel caso di Ferrara, “il 61,4 per cento di chi nel 2019 aveva votato per un partito a sinistra del Pd ha scelto Bonaccini, e in misura superiore lo stesso fenomeno si è osservato anche a Forli’ (71,4per cento)”.
Emilia Romagna M5S, la grande debacle
Come era stato ampiamente previsto da tutti gli osservatori, il Movimento Cinque Stelle risulta essere il grande sconfitto di queste elezioni. Il partito fondato da Beppe Grillo è nato proprio in Emilia-Romagna, dove conquistò la prima città capoluogo (Parma nel 2012) e il primo significativo risultato a un’elezione regionale (il 7 per cento di Giovanni Favia nel 2010).
Dopo aver raggiunto il suo record alle politiche del 2018, quasi 700 mila voti, oggi il Movimento è risultato schiacciato tra centrodestra e centrosinistra e si è ridotto a poco più di un decimo di quella cifra: appena 80 mila voti.
Stessa situazione in Calabria: il Movimento 5 Stelle era primo partito nel 2018 con quasi il 50 per cento dei voti. Alle europee era calato molto, ma restando comunque il primo partito con il 26 per cento dei voti. Oggi gliene sono rimasti un quarto: poco più di 50 mila, il 7 per cento del totale.
La vittoria dei leader calmi e la sconfitta del cattivismo (di Roberto Bertoni)