Elezioni Umbria 2019, dove sono finiti i voti del M5S: ecco i numeri degli esperti
Le analisi di Swg e Istituto Cattaneo
Elezioni Umbria 2019, dove sono finiti i voti M5S
Dove sono finiti i voti del M5S alle elezioni regionali in Umbria di ieri, 27 ottobre 2019? È una domanda scontata nell’analisi dei risultati, se si considera il tracollo dei pentastellati. Il movimento guidato da Luigi Di Maio ha raccolto un deludente 7,4 per cento dei consensi dal 14,6 per cento raccolto nella regione alle Elezioni Europee dello scorso 26 maggio, dal 27,5 per cento ottenuto alle Politiche del 2018 e al 14,6 delle Regionali del 2015.
A fornire indicazioni sui flussi elettorali sono stati oggi la società demoscopica Seg e l’Istituto Cattaneo di Bologna.
Il confronto di Swg con le Europee: non voto per il 33 per cento dei pentastellati
Nel dettaglio Swg con una rilevazione effettuata su un campione rappresentativo di 2mila elettori umbri ha spiegato che rispetto alle Europee dello scorso 26 maggio il 39,8 per cento degli elettori del Movimento 5 Stelle ha confermato il suo voto ma un pentastellato su tre, il 33,1 per cento, non ha votato, non si è recato ai seggi.
Secondo Swg poi il 6,9 per cento ha votato Fratelli d’Italia, il 6,6 per cento ha scelto la Lega, il 4,3 per cento ha sostenuto Pd e il 5,2 per cento altre liste di centrosinistra. Il 4,1 per cento avrebbe votato altri partiti.
Il confronto dell’istituto Cattaneo con le Politiche: a Perugia astensione per il 50 per cento dei 5 Stelle
Secondo l’Istituto Cattaneo, che ha già analizzato i flussi per quel che riguarda le città di Perugia e di Terni, nel capoluogo di regione ieri non è andato a votare la metà degli elettori che avevano scelto il M5S alle Politiche 2018. Avrebbe invece votato la Lega a Perugia circa un quinto dell’originario bacino del Movimento. Questo dato è pari al 3,6 per cento dell’intero corpo elettorale ed è una quota perfino superiore a chi ha confermato il proprio voto al Movimento. Dal’Istituto Cattaneo infine definiscono “solo marginale” il flusso di voti dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico.
Più nel dettaglio, gli esperti spiegano che il voto ha confermato “la tradizionale debolezza del M5s nel mobilitare il proprio elettorato nelle consultazioni locali”. Ma non è l’unica causa del tracollo. “È plausibile affermare che questa scarsa mobilitazione dell’elettorato ‘grillino’ sia dovuta a un fondamentale disorientamento per un’alleanza con un partito (il Pd) che, negli anni scorsi veniva indicato da tutti gli esponenti del M5S come il principale nemico (gli attacchi al ‘partito di Bibbiano’ risalgono a pochi mesi or sono e sul fuoco delle indagini che hanno colpito la giunta umbra i Cinque Stelle hanno soffiato parecchio)”.
“Per il resto – spiega ancora l’Istituto Cattaneo parlando del voto a Perugia -, è la Lega la principale beneficiaria dei voti in uscita dal M5s (il flusso verso il partito di Salvini è pari al 3,6 per cento del corpo elettorale (circa un quinto dell’originario bacino 5 Stelle). Dall’ampio bacino di consensi accumulato nel 2018, la quota che si dirige verso il partito di Salvini è persino superiore a quella di chi conferma il voto per le cinque stelle. Il Pd e gli altri simboli della coalizione di centrosinistra beneficiano in misura trascurabile di voti ex grillini”.
Per quanto riguarda invece la città di Terni, secondo l’Istituto Cattaneo le perdite del Movimento 5 Stelle verso l’astensione sono più contenute che a Perugia: “Si volatilizza nel non-voto quasi il 20 per cento del bacino elettorale 5S”.
“La scarsa entità dei flussi che beneficiano Pd e altre liste di centrodestra – viene spiegato – indica che i due elettorati faticano ad integrarsi. Si osserva inoltre la prevalenza, in continuità con le Elezioni Regionali dei mesi scorsi, dei percorsi di ‘traghettamento’: in precedenti analisi abbiamo utilizzato questo termine per sottolineare come il Movimento 5 stelle nel momento di crescita abbia preso consensi provenienti in misura maggiore dal centrosinistra e ora, nel momento del declino, li cede prevalentemente a destra”.