Si chiude il deposito dei simboli al Viminale. Ecco perché non finiranno tutti sulla scheda
Le bacheche del Viminale si sono chiuse con 101 contrassegni depositati. La maggioranza di questi, probabilmente, non arriverà sulle schede elettorali: tolto chi avrà l’esenzione dalla raccolta, solo pochi riusciranno a raccogliere le firme necessarie in tutte le circoscrizioni, mentre alcuni riusciranno solo parzialmente te in questo intento, presentandosi solo in alcune zone d’Italia.
A questo va aggiunto che non tutti i depositi avvengono con l’intento di correre effettivamente alle elezioni: c’è chi presenta il simbolo come testimonianza e chi invece come forma di tutela per evitare che altri deposito un simbolo uguale o confondibile.
È inoltre bene chiarire che l’ordine di deposito non influirà in alcun modo sull’ordine con cui compariranno sulla scheda: esso avverrà – tra chi correrà effettivamente alle elezioni – tramite sorteggio, e sarà diverso in ogni circoscrizione. Per quanto i contrassegni depositati siano 101, le forze politiche a effettuare tali depositi sono state 98: Alleanza Verdi e Sinistra ha infatti presentato due varianti del simbolo per le minoranze linguistiche (una in tedesco-ladino per il Trentino-Alto Adige, una in sloveno per il Friuli-Venezia Giulia) e il PD una variante per le circoscrizioni estere.
Ora la palla passa al Viminale, che svolgerà tutte le verifiche necessarie sui contrassegni e la loro documentazione. Entro la mezzanotte del 16 agosto verranno notificati i simboli ammessi e ricusati, e da quel momento le forze politiche a cui sarà richiesto avranno 48 ore di tempo per presentare le eventuali integrazioni o modifiche richieste, o eventualmente presentare un ricorso. Per avere un quadro definitivo bisognerà aspettare il 18 agosto, e successivamente la Cassazione avrà altre 48 per decidere sui ricorsi. I partiti che supereranno questo iter e che otterranno la documentazione (raccolta firme per chi non gode dell’esenzione) potranno depositare le liste tra il 21 e il 22 agosto presso le corti d’appello di riferimento.