Elezioni 2018: come si “elegge” il presidente del Consiglio in Italia?
E dopo le elezioni, che succede? Un video di Te lo spiego racconta il processo che porta alla nomina del Presidente del Consiglio in Italia
In seguito alle elezioni politiche italiane del 4 marzo 2018, la domanda è: ora che succede? Lo abbiamo spiegato qui sotto, poco dopo il video di Te lo spiego che racconta il processo che porta alla nomina del Presidente del Consiglio in Italia.
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Elezioni politiche 2018: cosa succede adesso
Ad ogni modo, in primis dobbiamo dire che questo voto non poterà a una maggioranza assoluta con cui formare autonomamente un governo.
Il centrodestra è la coalizione che ottiene più seggi. Crollo per il centrosinistra, con il Partito Democratico sotto al 20 per cento dei voti.
Il singolo partito con più parlamentari è il Movimento Cinque Stelle, vero vincitore – insieme alla Lega – di queste elezioni politiche.
Il Movimento di Luigi Di Maio ha confermato le aspettative ottenendo sia alla Camera che al Senato più del 30 per cento dei consensi.
Il partito di Matteo Salvini è stata la vera rivelazione, superando Forza Italia e ottenendo quasi quanto il PD.
La soluzione Lega
In questa situazione, la principale possibilità è quella che il presidente della Repubblica dia un incarico – almeno esplorativo – al leader della coalizione di centrodestra.
Il problema è uno: la coalizione di centrodestra ha deciso di non indicare un unico candidato premier, ma di attribuirlo solamente dopo il voto al partito più votato tra i quattro alleati.
In queste elezioni, a raccogliere più voti nello schieramento è stata la Lega, cosa che porterebbe ad attribuire l’incarico a Matteo Salvini. Su questo, però, si attende un pronunciamento ufficiale dagli alleati.
Tuttavia, il centrodestra non avrebbe la maggioranza da solo e dovrebbe cercare di allargarla ad altri, cosa non scontata, vista l’eterogeneità della coalizione di centrodestra, divisa tra una fazione più liberale ed europeista, composta da Forza Italia e Noi con l’Italia, e una più sovranista formata da Lega e Fratelli d’Italia.
La coalizione di centrodestra è infatti in larga parte frutto di un’unione funzionale al voto che cela una tensione su diversi punti centrali di questa campagna elettorale (come ad esempio la sostanziale differenza tra l’idea di Salvini della Lega e quella di Berlusconi di Forza Italia sull‘immigrazione e sulla posizione dell’Italia in Europa).
Osservando i programmi elettorali dei partiti a confronto, è possibile notare che in questa campagna elettorale tutti hanno promesso molto ma sarà difficile rispettare ciascuno di questi patti.
La soluzione M5S
L’alternativa è che il mandato sia attribuito a Luigi Di Maio, il leader del Movimento Cinque Stelle, il singolo partito più votato. Anche in questo caso, però, il M5S non sarebbe in grado di formare una maggioranza in autonomia. Allargare, potrebbe significare guardare a Lega e Fratelli d’Italia, con cui condividono diversi punti programmatici.
In questo caso, però, difficilmente Di Maio potrebbe incassare la fiducia senza scendere a patti con i possibili alleati sulla squadra di governo, cosa che potrebbe far alterare la lista di ministri presentata dallo stesso ex vicepresidente della Camera prima delle elezioni.
Con buona probabilità, il M5S rivendicherà l’incarico per tentare di formare un governo. Avendo ottenuto oltre il 30 per cento sia alla Camera che al Senato (e in proiezione circa 230 deputati e 120 senatori), il leader Di Maio tenterà di allargare il proprio bacino.
La soluzione M5S e Lega
Escludendo le forze minori (o maggiori) con le quali ha escluso una possibile intesa, è verosimile un’alleanza tra M5S e Lega? I due partiti, lo si è detto, sono i veri vincitori di queste elezioni politiche. Basti pensare che un italiano su 2 ha votato per queste due formazioni politiche.
Dopotutto, forse, sono proprio loro due – Lega e M5S – ad avere più in comune rispetto a possibili alleanze, fragili e instabili, con PD o LEU. Ed è altresì simile la figura dei due leader, Salvini e Di Maio: entrambi mai con un ruolo di governo prima di oggi ed entrambi con ben poche scelte pratiche da mettere in pratica dopo questo voto che li ha “consacrati”. Inoltre, sia Salvini che Di Maio rappresentano in qualche modo due forze scomode per tutti gli altri partiti, vuoi per quell'”anti-tutto” – dall’euro all’immigrazione – che per anni hanno portato avanti.
La soluzione “responsabile”
Laddove questi tentativi non dovessero andare in porto, è verosimile che il presidente Sergio Mattarella cerchi una maggioranza di “responsabili” per evitare di andare nuovamente al voto a stretto giro. Questa possibilità rimane una spada di Damocle sul processo di formazione di un nuovo governo.
Le prossime tappe
In attesa di sapere cosa accada, ci saranno una serie di appuntamenti che saranno propedeutici alla formazione del nuovo governo. Con l’insediarsi del nuovo parlamento, verranno infatti eletti i presidenti di Camera e Senato: la loro scelta potrebbe rappresentare il primo possibile punto di incontro tra i membri di un’ipotetica futura maggioranza.
Parallelamente, Sergio Mattarella inizierà il giro di consultazioni tra i partiti che hanno ottenuto eletti al parlamento, iniziando formalmente il processo verso un incarico di governo.