Elezioni Emilia-Romagna, il candidato della lista M3V: “Non chiamateci no-vax, sui vaccini vogliamo solo la verità”
Intervista a Domenico Battaglia, candidato presidente del Movimento Vaccini Vogliamo Verità: "Nessuna contrarietà ideologica, chiediamo studi indipendenti. Destra, sinistra, centro? Nessuno dei tre, siamo solo cittadini consapevoli. E puntiamo al 3%"
Elezioni Emilia-Romagna, intervista al candidato del M3V
Domenico Battaglia, 46 anni, medico palermitano residente da anni a Ferrara, è il candidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna del Movimento 3V, dove le tre V stanno per “Vaccini Vogliamo Verità”. TPI lo ha intervistato per comprendere meglio le sue posizioni su scienza e vaccini e, più in generale, il suo programma elettorale.
No, non c’è nessuna contrarietà ideologica. Quello dei no-vax è un discorso che è stato montato ad hoc per creare divisioni. Il tema dell’obbligo vaccinale non può essere discusso in un clima da stadio tra tifoserie contrapposte. Noi diciamo semplicemente che la pratica vaccinale, come ogni pratica medica, va commisurata con le persone che la ricevono e va quantomeno giustificata da un possibile pericolo per la salute pubblica.
Guardi, l’obbligo vaccinale non ha una valenza sanitaria, ma politica: lo dimostra il fatto che, oltre all’obbligo, è stato imposto il ricatto dell’esclusione dalle scuole. La valenza è esclusivamente politica, altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui, nottetempo, da 12 vaccini obbligatori si è deciso di scendere a 10.
L’efficacia è tutta da valutare, dovrebbe essere esaminata di volta in volta e caso per caso. Da anni non si verifica l’effettiva efficacia dei vaccini. Noi chiediamo proprio questo: verifichiamola, come avviene per tutti i farmaci. I vaccini non devono avere una via preferenziale rispetto agli altri farmaci, che sono ipercontrollati sia negli effetti collaterali sia nelle modalità di somministrazione.
Questa è un’affermazione difficile da confermare con certezza. La scienza prevede di poter fare delle verifiche. Vaccini Vogliamo Verità è nato anche per favorire la realizzazione di studi che possano verificare affermazioni come questa.
Non c’è nessuna diffidenza. La comunità scientifica è eterogenea. Ci sono studi scientifici onesti e altri che, quantomeno, hanno dei conflitti d’interesse. Molti studi sono pagati da case farmaceutiche che, le assicuro, non vogliono assolutamente che ci siano affermazioni di carattere scientifico che vadano contro il loro interesse. Vaccini Vogliamo Verità vuole verificare l’efficacia dei vaccini attraverso studi scientifici indipendenti. Noi non siamo diffidenti, noi vogliamo conoscere.
Non bisogna fidarsi di molti studi. Se vogliamo, possiamo raccontarci che la scienza è tutta sana, ma non è così. Perché la scienza è fatta di uomini e gli uomini molto spesso cadono nelle loro debolezze, come il denaro. Ribadisco, non siamo contrari ai vaccini, ma al metodo.
Ci focalizziamo sulla salute dei cittadini anche per quanto riguarda molti altri aspetti, come il 5G, il massiccio utilizzo di antibiotici negli allevamenti intensivi, l’acqua malata.
Non sono né di destra né di sinistra né tantomeno di centro. Ho fatto studi classici e mi sono abbeverato del concetto di “polis”, del bene comune. Ma questo concetto non l’ho mai riscontrato in quella che è la politica ufficiale. Non mi sono mai riconosciuto in destra o sinistra
No, mai. Sei mesi dopo la formazione del M5S ho capito dove il movimento sarebbe andato a finire. Mi dicevano che ero matto, ma forse non lo ero. Sono stati una meteora, dicevano che avrebbero fatto la rivoluzione e poi si sono allineati al sistema.
Sì, per molti anni non ho avuto un punto di riferimento. E il Movimento 3V si rivolge, in primis, proprio al popolo degli astenuti. Noi non siamo politici di professione ma cittadini consapevoli.
Il Movimento nasce in Emilia-Romagna con l’obiettivo di allargarsi a livello nazionale. Se le elezioni regionali porteranno dei risultati, allora esporteremo, come molti ci chiedono, il nostro modello e il know how che abbiamo acquisito in altre regioni. L’obiettivo è portare almeno un consigliere in Consiglio regionale, cioè raccogliere il 3% dei voti. Se non sarà così, il passaggio a un livello nazionale non ci sarà: nessuno di noi vuole fare il politico di professione.