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Dieci motivi per cui persino un leghista, in Emilia-Romagna, dovrebbe votare Stefano Bonaccini

Immagine di copertina
Stefano Bonaccini è governatore dell'Emilia-Romagna dal dicembre 2014. Credit: Facebook

L'opinione di Fabio Salamida

Il commento di Fabio Salamida

Domenica si vota in Calabria e in Emilia-Romagna. I riflettori sono per forza di cose puntati sulla “regione rossa” per eccellenza, dove, secondo gli ultimi sondaggi pubblicati e pubblicabili, la sfida tra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni è molto aperta. Essendo elezioni locali, un buon voto consapevole dovrebbe essere motivato da una laica valutazione dell’operato di chi si ricandida a guidare quel territorio e dalle proposte della sfidante. Sul primo parlano i numeri, sulle seconde c’è molta confusione dato che la Lega e il suo leader hanno sin da subito impostato la campagna elettorale su questioni nazionali, politicizzando oltremodo la sfida. Una scelta, quella di Salvini, che ha letteralmente oscurato la sua candidata e che, al netto del volgare sciacallaggio sui fatti di Bibbiano e dei riprovevoli blitz ai citofoni con telecamere al seguito, dovrebbe offendere ogni singolo cittadino dell’Emilia Romagna, anche quel cittadino che oggi si sente più vicino alle “idee” della Lega e del suo leader. Sì, perché domenica – è bene ricordarlo – non si vota sugli sbarchi a Lampedusa, su lasagne o rigatoni alla carbonara, si vota sul governo di una delle regioni più efficienti d’Italia e d’Europa. Numeri alla mano e in assenza di proposte chiare della controparte, il voto per Stefano Bonaccini dovrebbe essere scontato, per almeno dieci motivi.

1) Si vota per il presidente dell’Emilia Romagna, non per altro

Bonaccini ha dimostrato di essere un amministratore capace e competente, la sua sfidante, al contrario, non ha alcuna esperienza amministrativa, quindi è quantomeno una grande incognita. La sua presenza sul territorio e sui 328 comuni della regione è stata costante, mentre la senatrice leghista, in varie occasioni, ha mostrato di sapere poco o nulla dell’Emilia-Romagna, sbagliando persino ad indicarne i confini e confondendo Ferrara con Bologna. Bonaccini è un amministratore vecchio stampo, onnipresente e fuso con il suo territorio. Raramente ha messo il naso in questioni nazionali perché le considera fuori dalle sue competenze. Borgonzoni, nell’ultimo anno, ha partecipato a 0 sedute del consiglio comunale di Bologna (scranno che continua ad occupare anche oggi che è in Parlamento) e ha preso parte ad appena il 32% delle votazioni in Senato, dove si è distinta per aver indossato in aula una maglietta per fare sciacallaggio sui fatti di Bibbiano.

2) La sanità, ovvero la principale competenza di una regione

Negli ultimi cinque anni, la giunta regionale guidata da Stefano Bonaccini ha portato l’Emilia-Romagna al primo posto per mobilità sanitaria pro-capite (è la differenza tra le persone che entrano ed escono dalla regione per curarsi): il 10% in più della Lombardia e addirittura il 300% in più del Veneto. Con Bonaccini presidente l’Emilia-Romagna è stata riconosciuta – anche dal precedente Governo gialloverde – la Regione con in miglior sistema sanitario regionale, nonché quella più capace di spendere i fondi europei. È stata inoltre la prima regione ad abolire il superticket sanitario.

3) I servizi al cittadino. “Fossero tutte le regioni come l’Emilia-Romagna”

L’efficienza e il buon governo di una regione si valutano soprattutto dalla qualità dei servizi al cittadino. Chiunque mette piede in Emilia-Romagna venendo da altre regioni finisce sempre per dire “Fossero tutte le regioni come l’Emilia-Romagna”. Lo slogan della campagna elettorale di Bonaccini recita: “se l’Italia somigliasse di più all’Emilia-Romagna sarebbe un Paese migliore”. Difficile dargli torto, si tratta di un modello che ha radici lontane e che le destre bollano come “sistema di potere”, ma è semplicemente qualcosa di molto raro in Italia: buongoverno. Negli ultimi cinque anni, Bonaccini ha abbattuto le rette degli asili nido regionali e si appresta ad azzerare le liste d’attesa per poi rendere gratuito il servizio: c’è chi si riempie la bocca con slogan sulla famiglia e chi rende più facile la vita di chi deve mantenere dei bambini.

4) Le tasse, il cavallo di battaglia delle destre

Il principale cavallo di battaglia delle destre oggi guidate da Matteo Salvini e figlie legittime del “meno tasse per tutti” di berlusconiana memoria, sono le odiate tasse. La giunta Bonaccini, negli ultimi cinque anni, ha ridotto la pressione fiscale regionale dal 6,62% al 5,92%. Basterebbe fare 1+1…

5) Numeri da record sull’occupazione

Uno dei problemi che affligge il Paese è la disoccupazione. Negli ultimi cinque anni, nell’Emilia-Romagna a guida Stefano Bonaccini il tasso di disoccupazione risulta dimezzato e la regione è al primo posto per occupazione femminile. Questo non vuol dire che gli effetti della crisi non si siano sentiti anche lì e che le crisi aziendali non abbiano pesato, ma i numeri parlano chiaro: il tasso di occupazione dell’Emilia-Romagna è al 71,3%, un’enormità in un Paese dove spiccano eccellenze in negativo come Sicilia (44,1%), Campania (45,3%), Calabria (45,6%) e Puglia (49,4%).

6) L’Emilia-Romagna, il motore economico del Paese

C’è chi si fa fotografare mentre bacia salumi appesi o mentre abbraccia forme di parmigiano. E poi c’è chi, invece di passare intere giornate a giocare con i social network, porta l’export pro-capite dell’Emilia-Romagna al primo posto in Italia, superando in termini assoluti anche il Veneto, regione che conta mezzo milione di abitanti in più.

7) L’impennata del turismo

Far conoscere la propria regione e le sue bellezze nel mondo è quello che ogni amministratore dovrebbe fare, perché il turismo è un potente motore di economia. La giunta Bonaccini ha incrementato il numero di presenze turistiche in Emilia-Romagna da 45 a 60 milioni. Lucia Borgonzoni, per puntare a migliorare questo dato, ha proposto di istituire un assessorato al turismo. Peccato che quell’assessorato esista già da sempre.

8) Con la cultura si può mangiare

Lucia Borgonzoni, da sottosegretaria alla cultura del governo gialloverde, dichiarò candidamente di non leggere un libro da anni. L’ex ministro dell’economia dei governi Berlusconi-Lega, Giulio Tremonti, pronunciò la celebre frase “con la cultura non si mangia”. Punti di vista: Stefano Bonaccini ha triplicato i fondi regionali per la cultura.

9) Trasporti efficienti per tutti

Un altro banco di prova per chi amministra un territorio è l’efficienza dei trasporti di sua competenza e soprattutto il rapporto tra costi ed efficienza del servizio. Bonaccini ha reso gratuiti i bus nelle città di arrivo e partenza per i pendolari dell’Emilia-Romagna abbonati al servizio ferroviario regionale. Uno dei punti del suo programma per i prossimi cinque anni è quello di rendere gratuito il trasporto pubblico per tutti i bambini e i ragazzi fino all’età di 19 anni.

10) Gli interessi dell’Emilia-Romagna nei palazzi di Roma

In ultimo, ma non certo per importanza, la capacità di un amministratore di far valere le ragioni della sua terra nei cosiddetti “palazzi romani”. Uno dei tormentoni della Lega è l’autonomia delle regioni, che di fatto consiste nella possibilità di spendere direttamente le tasse pagate dai cittadini senza il filtro del governo centrale. Stefano Bonaccini ha avanzato per primo un progetto di autonomia per la Regione Emilia-Romagna, senza far sconti a nessuno, neanche all’attuale governo. È da 4 anni il presidente della Conferenza delle Regioni, confermato anche ora che la maggioranza delle regioni oggi a guida centrodestra.

Insomma, persino un cittadino che si è bevuto la favola dei “porti chiusi” e che pensa che in Italia ci sia un’invasione dall’Africa finanziata da George Soros per cambiare la nostra cultura e il nostro aspetto fisico (per quanto, in alcuni casi…) domenica, in Emilia-Romagna, dovrebbe votare per Stefano Bonaccini. Dovrebbe farlo anche con lo spirito egoistico che da sempre distingue un elettore di destra, perché un buon governo fa comodo a tutti.

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