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Cuppi (Pd) a Tpi: “2023? Andiamo avanti come a Verona. Renzi e Calenda rifletteranno dopo questa vittoria”

Immagine di copertina
Valentina Cuppi. Credits: ANSA

“Hanno vinto la legalità a Catanzaro, l’antifascismo a Verona. Ha vinto un’idea di società più equa e giusta, di programmi allargati e sviluppati con le persone, un modello che come a Verona si è costruito a partire dalle Agorà. Si andrà avanti partendo da questo, ragioneranno di conseguenza anche in base a questi risultati le altre forze politiche”. La presidente del Partito Democratico Valentina Cuppi commenta a Tpi il risultato elettorale dei ballotaggi di domenica 26 giugno, in cui il campo largo costruito attorno ai dem da liste civiche, M5S, Italia Viva e Azione, ha conquistato tra le altre anche la città veneta in mano al centrodestra da 15 anni, Verona.

Presidente Cuppi, qual è stato l’elemento vincente che ha garantito al centrosinistra la vittoria in 7 comuni su 11: le alleanze, le liste civiche, i singoli nomi come quello di Damiano Tommasi a Verona?

Non è stata una vittoria del nostro partito, colonna portante delle coalizioni, ma di un’idea di società più equa e giusta, di programmi allargati e costruiti con le persone. Ha vinto la volontà di portare avanti le nostre battaglie per i diritti civili e sociali, per l’ambiente, l’antifascismo, soprattuto per quello che riguarda Verona. Una politica fondata sul dialogo e sul confronto, di vera prossimità, che ricalca quello che stiamo portando avanti insieme al segretario Enrico Letta: l’idea di confrontarci con chi non fa parte del Pd ma che ne condivide valori e lotte. Ha vinto chi ha saputo difendere idee anche radicali della società.

Per esempio?

La legalità a Catanzaro, l’antifascismo a Verona, dove ha vinto l’idea di una società fondata sulla ricchezza della diversità, sull’umanità. Sono questi i due casi più eclatanti. Chiaramente sono felicissima anche per Katia Tarasconi a Piacenza e per Cuneo, dove è stata eletta la prima donna sindaca, Patrizia Manassero. Non abbiamo messo insieme partiti mettendoci d’accordo sulle cariche, ma abbiamo lavorato sull’unità di intenti, partendo dal coinvolgimento e dalla partecipazione della cittadinanza. Paolo Berizzi ha definito Verona laboratorio dell’estrema destra, tanto che è l’unico giornalista in Europa ad essere sotto scorta per minacce da parte dei movimenti neofascisti e neonazisti. In quel caso non c’era stato un sostegno dell’allora sindaco: andare a braccetto con la destra estrema non ha giovato a chi sedeva in comune. È venuta fuori infatti una città che già c’era ma che rimaneva più nell’ombra. Hanno scelto una persona che ricalcava un certo tipo di idea di società insieme a tutte le candidate e candidati, le sostenitrici e i sostenitori andati per le case senza urlare slogan ma parlando con le persone per pensare alla città che si vuole.

A Verona moltissime liste hanno sostenuto Tommasi, dal M5S a Italia Viva. Calenda ha detto che il suo partito è stato decisivo. Come poter riproporre questo campo largo alle politiche considerando che M5S, Italia Viva e Azione sono così diversi tra loro. 

La coalizione si è costituita intorno alle idee, come facciamo nelle agorà, è quella la base portante. La vittoria del centrodestra in alcuni luoghi era data per scontata ma invece abbiamo dimostrato che non è così, e che dove si lavora con competenza, senza fare politica urlata (e credo che in tanti potrebbero prendere esempio dal Pd) e ci si mette a disposizione si costruiscono percorsi vincenti, lasciando da parte le unioni dei soli ceti dirigenti.

Quindi si proverà ad andare avanti insieme in vista del 2023?

Si andrà avanti partendo da questo, dalla creazione di un programma e da un’idea di società che si deve condividere a partire dalle tante battaglie che stiamo facendo che vanno dal salario minimo alla legge Zan fino allo ius scolae. Battaglie che hanno un significato ben chiaro anche dal punto di vista valoriale e di ampliamento dei diritti civili e sociali.

Ma proprio su salario minimo e ddl Zan ci sono posizioni differenti, su cui siete più vicini al M5S e vi siete scontrati in passato con Renzi e Calenda. I quali hanno dichiarato di non voler correre alle politiche con i pentastellati. Come vi porrete di fronte a questo?

Faranno le loro analisi e ragioneranno. Noi siamo partiti in questo modo, siamo partiti dalle agorà che stanno continuando ed è quella la nostra base di campo largo, che è fatta soprattutto con le persone, ragioneranno di conseguenza anche in base a questi risultati anche le altre forze politiche.

Scherzando l’ex allenatore Fabio Capello ha detto che se Tommasi funziona a Verona si potrebbe candidare anche alle elezioni nazionali, cosa ne pensa? Per Capello la gente ha scelto l’uomo, non il partito. 

La gente ha scelto il modo di fare politica, la bella politica e le persone che la incarnano. Credo che questo sia il senso. Vengono scelte le persone, le loro lotte, il loro modo di far politica. È chiaro che nei comuni e nelle città in cui si è in prima linea conta tantissimo la persona, ma perché incarna valori e un modo di fare politica. Ora Tommasi è sindaco e farà benissimo il suo lavoro a Verona ma dobbiamo effettivamente considerare questo: che quel modo di fare politica, con la capacità di confrontarsi senza usare toni alti rispettando le idee di tutti, è vincente.  È la bella politica che dobbiamo sostenere anche alle prossime elezioni.

Ora che Di Maio è uscito dal M5S come vi posizionate rispetto alla sua figura e a quello che farà, considerando che era un asse portante del partito con cui siete intenzionati a continuare l’alleanza.

È una cosa appena avvenuta. Vedremo in futuro, sono tutti i benvenuti a partire dalla condivisione di idee e valori. Di sicuro la nostra idea di campo largo rimane la stessa ed è stata vittoriosa.

 

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