Elezioni 2018, governo Di Maio: è un’ipotesi possibile?
Luigi Di Maio, leader del M5s, vuole andare a tutti i costi a Palazzo Chigi. Ma il suo partito non ha la maggioranza. È verosimile che tra qualche settimana sarà lui il nuovo presidente del Consiglio?
Dopo il grande successo alle urne, Luigi Di Maio sembra intenzionato a voler andare a Palazzo Chigi.
“Siamo inevitabilmente proiettati al governo di questo paese, non come altri che sono forze politiche territoriali che stanno a oltre 15 punti da noi”, ha dichiarato.
“Non siamo né di destra né di sinistra. Ora ci sono da eleggere i presidenti delle Camere, noi siamo pronti al dialogo con tutti, ma dovete venire a parlare con noi altrimenti è difficile che questa legislatura parta”.
Due sono le ipotesi per un governo Di Maio, la prima con l’appoggio della Lega e la seconda con l’appoggio del centro-sinistra:
M5S + Lega e Fratelli d’Italia
La Lega, con i suoi 124 deputati, è vista come un possibile partner di governo del Movimento Cinque Stelle per via dei diversi punti programmatici comuni tra le due formazioni politiche. In questo caso potrebbe trovarsi una maggioranza di governo.
D’altro canto, c’è chi vede il Partito democratico come una possibile stampella del Movimento Cinque Stelle, anche se il dimissionario Renzi ha posticipato il suo addio alla segreteria del Pd proprio per “evitare inciuci”.
Non sembra improbabile uno scenario in cui il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, riceva l’incarico dal presidente della Repubblica Mattarella per formare un governo.
L’appoggio che potrebbe arrivare dalla Lega di Matteo Salvini, insieme a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Al Movimento 5 Stelle, infatti, mancherebbero poco meno di un centinaio di seggi alla Camera e una cinquantina al Senato. La Lega da sola basterebbe a garantire una sottile maggioranza parlamentare.
I problemi che riserverebbe questo tipo di accordo derivano dalle condizioni che dovrebbe accettare la Lega.
Matteo Salvini, innanzitutto, vedrebbe sfumare la possibilità di sedersi a palazzo Chigi come premier, condizione per lui possibile solo con un governo a guida del centrodestra. Non sembra plausibile l’ipotesi per Salvini di essere secondo a Di Maio.
Altra condizione ostativa è che il Movimento 5 Stelle intende formare un governo esclusivamente con la squadra di ministri presentata durante le elezioni. In tal modo la Lega fornirebbe solo un “appoggio esterno”, votando la fiducia al governo ma senza ricoprire incarichi.
M5S + Partito democratico + Liberi e Uguali
Altra possibilità per un governo a guida 5 Stelle è quella di una appoggio da parte delle forze del centrosinistra, cioè Pd e LeU.
Uno scenario simile a quello ipotizzato in precedenza, con un governo a sole tinte pentastellate che goda dell’appoggio esterno di un consistente numero di parlamentari esterni.
Un’ipotesi di questo tipo sarebbe però impossibile fino alla permanenza alla guida della segreteria del Pd di Matteo Renzi, che ha già dichiarato di escludere un appoggio del suo partito a un governo con altre forze politiche.
Senza contare quello che è accaduto nel corso della campagna elettorale, con i pesanti rispettivi attacchi che si sono lanciati i due schieramenti e che fanno apparire piuttosto complessa un’alleanza in aula.
I quotidiani italiani stanno a lungo discutendo delle ipotesi, e di tutte le varianti possibili. C’è chi in questi giorni concitati parla di un Di Maio pronto a tutto per governare, persino un ministero degli Interni a Marco Minniti e una delle due camere al Pd.
Il quotidiano La Repubblica ha proposto persino un governo Cinque stelle senza Di Maio appoggiato dal Pd. “È probabile che Luigi Di Maio premier sia un’ipotesi al tramonto in questa nuova legislatura: non ha i voti, non troverà almeno 80 deputati di altre forze politiche disponibili a sostenere lui e il suo governo”, scrive Calabresi. Un governo Pd+M5s senza i rispettivi attuali leader?
Secondo il Fatto Quotidiano già da due giorni alcuni esponenti del Pd (lontani dalle posizioni di Matteo Renzi) starebbero intessendo relazioni con i Cinquestelle per trovare un’intesa di governo.
Per Dagospia però Beppe Grillo sarebbe contrario alla linea del “governo a tutti i costi”, con coloro che fino a poco fa erano i nemici storici del M5s. Meglio l’opposizione. Dagospia scrive che “non si può passare da “devono accettare il nostro programma” a “dieci punti programmatici” pur di creare un governo”, per non vanificarele promesse del Movimento.
Al di là delle speculazioni di questi giorni, in ogni caso saranno le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, previste per l’inizio di aprile, a determinare se esistono possibili maggioranze e la loro eventuale composizione.
A fine marzo ci sarà un primo importante passaggio che potrà dare segnali in questa direzione: l’elezione dei presidenti delle camere. Dal momento che ne alla Camera dei Deputati né al Senato c’è una forza politica in grado di avere una maggioranza, per eleggere i presidenti sarà necessario un accordo più largo.
L’accordo potrà essere dunque il precursore di una possibile maggioranza governativa che si concretizzerebbe durante le consultazioni.
Quali sono gli altri possibili governi ora?
Centrodestra più “responsabili”
La coalizione di centrodestra è quella più ampia, anche se ancora distante dalla soglia della maggioranza assoluta nelle due Camere.
A Montecitorio, infatti mancherebbero 50 seggi per raggiungere il “numero magico” dei 315 deputati, mente a palazzo Madama l’ammanco, per arrivare alla quota minima di 161, sarebbe di 26 senatori.
Un governo a guida centrodestra, quindi, sarebbe possibile solo con l’appoggio di un consistente numero di cosiddetti responsabili, quei deputati che, appunto, per responsabilità istituzionale o semplicemente per proprio interesse, decidono di appoggiare una coalizione di governo diversa da quella nella quale sono stati eletti.
L’appoggio, in questo caso, potrebbe arrivare da quei deputati eletti tra i 5 Stelle che sono stati espulsi dal Movimento a seguito del caso “Rimborsopoli”, che però sono circa una decina.
Insieme a loro, in modo tale da poter raggiungere la soglia limite, dovrebbero quindi aggregarsi anche parecchi esponenti eletti con la coalizione di centrosinistra.
Una soluzione questa che non sembra particolarmente agevole.
Governo del presidente
Si tratta di una formula politica che indica un governo il cui presidente del Consiglio sia stato scelto dal presidente della Repubblica in quanto figura di spicco, meglio se non politica, per superare un fase di stallo.
In questo caso, il presidente Mattarella dovrebbe cercare, nel corso delle consultazioni, una maggioranza trasversale per evitare di tornare al voto prima dell’estate con la stessa legge elettorale che, come si è visto, non dà garanzie di governabilità.
Ipotesi, anche questa, assai difficile da realizzarsi, sia per la difficile convivenza dei diversi partiti tra loro, sia perché Mattarella stesso non sembra entusiasta di prendersi una simile responsabilità.
Le prossime tappe
In attesa di sapere cosa accada, ci saranno una serie di appuntamenti che saranno propedeutici alla formazione del nuovo governo. Con l’insediarsi del nuovo parlamento, verranno infatti eletti i presidenti di Camera e Senato: la loro scelta potrebbe rappresentare il primo possibile punto di incontro tra i membri di un’ipotetica futura maggioranza.
Subito dopo, Sergio Mattarella inizierà il giro di consultazioni tra i partiti che hanno ottenuto eletti al parlamento, iniziando formalmente il processo verso un incarico di governo.