Dalla minaccia Berlusconi alla svolta presidenzialista di Draghi: il Quirinale può cambiare i destini dell’Italia
Mai come stavolta l’elezione del capo dello Stato può cambiare i destini del Paese. In attesa di sapere chi sarà il nuovo presidente, le manovre in corso rivelano la debolezza dei partiti
Comunque vada, sarà ricordata come la campagna presidenziale più a rischio di sempre. Con la pandemia che morde, i partiti allo sbando e soprattutto, l’Italia al bivio: a destra la strada verso il precipizio indicata con smisurata ambizione e spirito di rivincita dall’ex Cavaliere pregiudicato e ancora sotto processo: Silvio Berlusconi for president, senza scrupoli nel tenere appeso fino all’ultimo il Paese sullo scioglimento della sua riserva vista Colle, che gli è comunque servita per riacquistare centralità e rimbalzare per l’ennesima volta i magistrati del Ruby ter.
A sinistra a giocar di rimessa lungo un sentiero incerto, costellato di candidature alla meno peggio che hanno visto in pista personalità diversamente digeribili come Paolo Gentiloni o Giuliano Amato e sussurrate aperture anche su nomi graditi al campo avverso come Franco Frattini, Letizia Moratti, Marcello Pera, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Nel mezzo i cittadini elettori, che stanno a guardare nella speranza che non si vada a sbattere in questo impazzimento collettivo proprio ora che, dopo due anni di pandemia, servirebbe continuare a mettere in sicurezza il Paese. E la gran massa dei parlamentari che dovranno votare il nome dopo che si saranno esaurite tattiche e strategie decise altrove, pure loro ridotti a poco più che spettatori in tribuna ad attendere un cenno di schiarita dopo tanto caos.
Il tutto mentre, dalle cancellerie estere, capi di Stato, esponenti politici e stampa di primo piano a livello internazionale trattengono il fiato domandandosi come andrà a finire ma più volentieri puntano le loro fiches con endorsement che fanno la differenza. Quale direzione sceglieranno alla fine i partiti per il Quirinale non è ancora dato sapere, perché – ma questa è la tradizione – i giochi si faranno fino all’ultimo a carte coperte.
Certo invece è che il prossimo inquilino del Colle più alto rischia di dover continuare a recitare un ruolo di supplenza nella mediazione tra i partiti o peggio: la corsa quirinalizia potrebbe consegnarci, con il nuovo capo dello Stato, pure il definitivo approdo al semipresidenzialismo.Alle prese con le loro crisi interne, con consensi sempre più incerti e problematici, incapaci di dare un governo e una prospettiva al Paese alle prese con la crisi più grande dalla nascita della Repubblica, i partiti e i loro leader sono stati messi a cuccia un anno fa dall’intervento a gamba tesa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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