Attenzione: dietro le istanze presidenzialiste c’è la tentazione dei pieni poteri
Con la recente elezione del presidente della Repubblica si è riaperto il dibattito sull’opportunità di trasformare l’Italia in una Repubblica di tipo presidenzialista, dove il Capo dello Stato è eletto direttamente dai cittadini. Si tratta di un tema che viene periodicamente riproposto: come un fiume carsico che scorre sotterraneo e poi alla prima occasione riemerge in superficie.
Coloro che sostengono il passaggio a questa forma di governo, tuttavia, non pensano certo al presidenzialismo vigente negli Stati Uniti d’America, dove il presidente è limitato – e controllato – nella sua azione da altri organi costituzionali (nello specifico il Congresso e la Corte Suprema). Gli Usa sono uno Stato di diritto: il loro è un sistema presidenzialista con una netta divisione dei poteri.
In Italia, invece, le istanze presidenzialiste mirano essenzialmente a concentrare tutto il potere in una o in poche mani. L’idea di fondo è quella di rimuovere tutti i limiti, neutralizzare tutti i contrappesi a garanzia del sistema democratico. E poco importa se quel potere venga concentrato tutto nelle mani del presidente della Repubblica oppure in quelle del presidente del Consiglio.
Per i presidenzialisti “all’italiana” non conta la strada che si percorre, ma solo il risultato. Queste pulsioni contrastano con il costituzionalismo proprio del nostro sistema. La nostra struttura statale poggia sui principi della Rivoluzione francese, esplicati nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, secondo cui il potere è distribuito fra più organi che si limitano e si controllano a vicenda. Questa tendenza all’autoritarismo in Italia è una sorta di peccato originale che…………..