Elena Fattori a TPI: “Paragone? È chiaro che si sente leghista, vuole fare proselitismo dall’interno del Movimento”
La senatrice ex M5s, passata al gruppo Misto, commenta le parole di Gianluigi Paragone, che non ha votato la fiducia al governo e ora rischia l'espulsione
Elena Fattori a TPI: “Paragone? È chiaro che si sente leghista, vuole fare proselitismo dall’interno Movimento”
“Molti avevano già denunciato che qualcosa nel Movimento Cinque Stelle non andasse. Ma che Paragone si svegli adesso francamente mi sembra surreale”. La senatrice Elena Fattori (ex M5s, ora al gruppo Misto) risponde così alle parole di Gianluigi Paragone, che in un’intervista a TPI ha dichiarato che il Movimento Cinque Stelle è “si sta sempre più spegnendo, si sta lacerando”.
“A Paragone non piace l’alleanza col Pd, gli piaceva con la Lega: la sua è una diffidenza di bandiera, non di sistema”, sostiene Fattori. “Fino a poco tempo fa pretendeva la presidenza della commissione banche nonostante non fosse più in maggioranza, ma le presidenze si eleggono democraticamente, non si impongono dall’alto”.
“Non concordo con la sua modalità”, aggiunge la senatrice “Questo continuo polemizzare per farsi espellere punta a fomentare le persone. Sta cercando di fare proselitismo per la Lega, secondo me. Ma se non sta più bene nel gruppo se ne andasse”.
Non sono d’accordo con lui. Il Movimento ha perso la sua natura dall’inizio, quando fu imposto un regolamento parlamentare che non prevedeva nessun potere decisionale dei parlamentari, quando fu votato coercitivamente il decreto sicurezza e ci fu impedito di discuterne nel gruppo. Paragone allora fece muro contro di noi che provavamo a sollevare certe istanze, ricordo anche delle sue dichiarazioni contro me e Paola Nugnes. Finché l’alleanza era di suo gradimento i principi si potevano derogare, ora che il governo non è più con la Lega ma col Pd la questione non gli va più bene. Ma la sua è una diffidenza di bandiera, non di sistema.
Chi di noi è stato espulso ha fatto molto meno. Noi abbiamo votato la fiducia al precedente e a questo governo e poi ci siamo impuntati su questioni specifiche, come il decreto sicurezza, tentando anche di correggerlo. Se fosse in disaccordo con i vertici potrebbe portare avanti i valori del Movimento dal gruppo misto, come abbiamo fatto noi. Invece è chiaro che lui si sente leghista e che questa è una sua battaglia personale per la Lega.
Secondo me rimane dentro il Movimento per fare scouting, per fare proselitismo. Mi sembra ovvio che il suo obiettivo sia quello, ma io non condivido questo tipo di azioni. Deve esserci una dignità personale: chi decide prendere un’altra strada se ne assume la responsabilità e va per conto suo.
Non so quali siano le idee del gruppo, perché ormai sono fuori. Ma a naso direi che la “fuga” è già stata fatta dai due senatori Grassi e Lucidi, e non mi sembra ci siano altre possibilità. Anche per questo secondo me Paragone sta cercando di fomentare le persone. E non sui singoli provvedimenti, ma in generale. Se non sta più bene nel gruppo se ne andasse.
No, secondo me è troppo eterogeneo. L’anima del Movimento è sempre stata molto progressista, ma si è autonominata una classe dirigente molto a destra: quindi c’è un po’ una contraddizione. M5S dovrà intraprendere un percorso per conciliare ciò che è rispetto alla sua classe dirigente, che invece è altro. Ma è una questione interna che non mi riguarda più.
Penso che non abbia nessuna voglia di essere messa in difficoltà e che stia cercando di accreditarsi nelle sedi importanti. Magari quando si volterà indietro e vedrà chi la sostiene, dovrà farsi due conti.