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Il Consiglio d’Europa: “In Italia le forze dell’ordine fanno profilazione razziale”. Meloni: “I nostri agenti meritano rispetto, non ingiurie”

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Credit: AGF

“In Italia le forze dell’ordine fanno profilazione razziale”: la denuncia dell’Ecri

In Italia le forze dell’ordine fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana. Lo denuncia l’Ecri, l’organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa (organizzazione internazionale esterna all’Unione europea, da non confondersi con il Consiglio europeo).

“Durante la sua visita in Italia, l’Ecri ha ricevuto molte testimonianze di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, soprattutto sulla comunità rom e sulle persone di origine africana”, si legge in un rapporto di 47 pagine sull’Italia pubblicato oggi dall’organo con sede a Strasburgo. Tali testimonianze sarebbero corroborate da resoconti di organizzazioni della società civile e altri organismi di monitoraggio internazionali specializzati.

L’Ecri evidenzia che “le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale”. E raccomanda quindi all’Italia di commissionare uno “studio completo e indipendente con l’obiettivo di rilevare e affrontare qualsiasi pratica di profilazione razziale da parte degli ufficiali delle forze dell’ordine”. L’organo del Consiglio d’Europa valuterà tra due anni se alla raccomandazione sarà stato dato seguito.

La replica di Meloni all’Ecri

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni replica all’Ecri con un messaggio sui social: “Le nostre Forze dell’Ordine – scrive la premier – sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”.

Cos’altro dice il rapporto dell’Ecri

Nel suo rapporto, l’organo del Consiglio d’Europa invita l’Italia a istituire un organismo per l’uguaglianza pienamente indipendente ed efficace e a rafforzare l’Ufficio nazionale contro la discriminazione razziale come organismo di coordinamento ufficiale a pieno titolo.

“L’Italia – si legge nel comunicato stampa che presenta l’indagine – dovrebbe adottare un piano d’azione nazionale contro il razzismo, organizzare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere l’uguaglianza, la diversità e il dialogo interculturale e interreligioso e adottare ulteriori misure per combattere l’incitamento all’odio da parte di personaggi pubblici”.

L’Ecri riconosce che rispetto al precedente rapporto sull’Italia, risalente al 2016, “sono stati fatti progressi in diversi campi”: in particolare contro il bullismo, “nel campo dell’uguaglianza Lgbti” e nell’accesso all’assistenza sanitaria per i migranti.

Tuttavia, prosegue la nota, “le persone Lgbti continuano a subire pregiudizi e discriminazioni quotidiane. Inoltre, la procedura per il riconoscimento legale del genere continua a essere complicata, lunga e eccessivamente medicalizzata”.

E ancora: “La capacità delle forze dell’ordine di affrontare la violenza motivata dall’odio è ridotta dalla sottostima e dalla mancanza di fiducia da parte delle persone appartenenti a gruppi di interesse per l’Ecri. Si dice che i bambini migranti siano più esposti al bullismo nelle scuole e abbandonino il sistema educativo prima dei bambini italiani. Molti Rom risiedono ancora nelle periferie delle città con accesso limitato ai trasporti pubblici e, secondo quanto riferito, sono continuati gli sfratti forzati dei Rom in violazione degli standard internazionali”.

L’Ecri, inoltre, “si rammarica” che le autorità non abbiano facilitato l’acquisizione della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati o cresciuti in Italia.

In Italia, osserva l’organo di Strasburgo, “il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo e il discorso politico ha assunto toni altamente divisivi e antagonistici, prendendo di mira in particolare rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché cittadini italiani con background migratorio, Rom e persone Lgbti”.

“Purtroppo – si spiega nel rapporto – un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali”. Una situazione davanti alla quale l’Ecri raccomanda “che le figure pubbliche, compresi i funzionari di alto livello e i politici di tutti gli schieramenti, siano fortemente incoraggiati ad assumere una posizione tempestiva, ferma e pubblica contro l’espressione di discorsi d’odio razzisti e Lgbti-fobici e a reagire con discorsi alternativi, nonché a promuovere la comprensione tra le comunità, anche esprimendo solidarietà a coloro che sono bersaglio di discorsi d’odio”.

L’Ecri ritiene inoltre che “i partiti dovrebbero adottare codici di condotta appropriati che proibiscano l’uso di discorsi d’odio, invitino i loro membri e seguaci ad astenersi dal pronunciarli, appoggiarli o diffonderli e prevedano sanzioni in caso contrario”.

LEGGI ANCHE: Ue, l’Ungheria chiede la revoca dell’immunità per Ilaria Salis: “Sei una delinquente comune”

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