Draghi “l’americano” alla Casa Bianca dopo l’estate: per Biden è l’interlocutore n°1 in Europa
Mario Draghi a stelle e strisce. A Palazzo Chigi fervono i preparativi. Si stanno prendendo già in questi giorni contatti con la Casa Bianca: subito dopo l’estate, si pensa a settembre, Mario Draghi sarà ospite a Washington, domicilio del suo grande estimatore Joe Biden.
In politica estera ormai Mario Draghi la fa da padrone. Se ci fosse o meno Luigi Di Maio seduto alla Farnesina nessuno se ne accorgerebbe, relegato in faccende di piccolo cabotaggio e indebolito dalle beghe interne dei 5Stelle oltre che dalla firma apposta in calce al memorandum con la Cina (a proposito: proprio ieri il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in un lungo colloquio telefonico con Luigi Di Maio ha ribadito che la Cina è disposta a lavorare con l’Italia per promuovere la costruzione congiunta di Belt and Road).
Ma perché si sta lavorando ad un incontro tra Draghi e Biden subito dopo l’estate? Perché è una data strategica, la data della ripresa dei lavori per i due Paesi ed il momento migliore per fare il punto sui rapporti euroatlantici in vista della stagione successiva ma soprattutto per preparare al meglio l’evento clou della presidenza italiana del G20, ovvero il vertice di tutti i leader mondiali che si terrà a Roma il 30 e 31 ottobre. Mario Draghi è l’interlocutore privilegiato di Biden in Europa e l’ex presidente Bce ha tutta l’intenzione di non muovere un passo senza il pieno appoggio degli Strati Uniti.
Dopo il G7 in Cornovaglia, il vertice Nato, quello con la Spagna e con la Germania, Draghi “l’americano” sta prendendo sempre più in mano la politica estera italiana ed europea. Diventando al contempo il più autorevole interlocutore della Casa Bianca. I due si muovono in perfetta sincronia.
Anche il rilancio fino al 2023 delle politiche dei bassi tassi di interesse da parte della banca centrale americana Fed appare come un assist da poter sfruttare in Europa per il presidente del Consiglio italiano e un secco “niet” a ogni prospettiva di ritorno all’austerità nel Vecchio Continente e di rilancio di manovre restrittive che iniziano a essere nuovamente proposte dai falchi della tedesca Bundesbank. Con buona pace di Angela Merkel.
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