Anche Draghi teme le varianti Covid: cautela sulle riaperture e ipotesi nuove strette
Covid: la parola d’ordine è ancora “prudenza”. Chi si aspettava un ‘liberi tutti’ con il cambio di governo resterà deluso. Le premesse c’erano già tutte. Poco è importato che sia avvenuto all’ultimo minuto, la chiusura degli impianti da sci a poche ore dalla riapertura lo aveva fatto capire bene: né il premier Draghi, né il nuovo governo vogliono rischiare una pesante terza ondata con le varianti del Covid in agguato e già diffuse in tantissime zone d’Italia. Così, si va avanti con molta prudenza e tenendo conto degli avvertimenti del Cts.
“Abbiamo fatto il quadro della situazione. Draghi ha voluto essere aggiornato sui numeri e sul lavoro che si sta facendo. Siamo preoccupati per la variante inglese, come tutti. Riaperture di bar e ristoranti la sera? Stasera non ne abbiamo discusso. Da un punto di vista scientifico dobbiamo essere prudenti ma non c’è catastrofe imminente. Abbiamo il controllo della situazione, vediamo come evolve la pandemia”. Afferma Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, dopo il vertice con Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Locatelli e Brusaferro non hanno nascosto quanto gli scienziati del comitato siano “spaventati dall’aggravarsi della situazione nelle terapie intensive”. In questo quadro di nuovo drammatico, con la terza ondata che ha preso in pieno Brescia e non solo, Speranza invita a muoversi “nel solco della linea europea, che non è certo riaprire tutto”. Il ministro lo ha ripetuto nel vertice della cabina di regia politica con Draghi, al quale gli esponenti dei partiti sono arrivati con posizioni anche opposte, divisi tra rigoristi e aperturisti. Una spaccatura che ha innescato qualche momento di tensione.
Ma con la variante inglese che a metà marzo sarà predominante in tutta l’Italia, Mario Draghi sceglie di continuare sulla linea della massima cautela. Il 5 marzo scade il Dpcm firmato da Giuseppe Conte e l’ex presidente della Bce è al lavoro sul nuovo provvedimento, che manterrà la divisione in zone colorate, ma introdurrà correttivi per restringere o allargare a seconda delle zone. Draghi avrebbe voluto un decreto, per marcare la discontinuità e soprattutto per lasciare più spazio al Parlamento. Ma i tempi sono stretti, il presidente vuole che gli italiani siano informati con anticipo e così per questa volta potrebbe arrendersi allo strumento del Dpcm.
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