Draghi: “Ci indebiteremo per chi ha perso il lavoro non per colpa sua”
Draghi in conferenza stampa: “Ci indebiteremo per chi ha perso il lavoro non per colpa sua”
“La logica degli interventi è di due tipi: il primo è un sostegno alle persone, umanitario, a coloro che hanno perso tutto non per colpa loro. Un altro serve a evitare che le imprese, imprese che magari poi potrebbero riprendersi, per mancanza di liquidità, per mancanza di sostegni, chiudano oppure vengano acquistate da qualcuno che si presenta all’improvviso. È questa la logica che sta dietro questi interventi”. Queste le parole del premier Mario Draghi, ieri – venerdì 16 aprile – in risposta alla domanda del direttore di TPI Giulio Gambino durante la conferenza stampa sulle riaperture.
Per l’anno in corso, secondo le previsioni, il debito raggiungerà il 160 per cento del Pil. Come ha spiegato il premier, la pandemia “ha legittimato l’attuazione di politiche fiscali espansive”. Si può spendere perché le regole fiscali europee sono state sospese. E si deve spendere perché è Bruxelles stesso a raccomandare ai Paesi membri di continuare a erogare sostegni alle famiglie e alle imprese (considerando che con i tassi bassi, il costo del debito è limitato).
Il “debito buono”
“Lei ha parlato della necessità di fare debito buono, di spendere attentamente le risorse pubbliche. Ha detto che non è possibile aiutare tutti, che qualcuno necessariamente sarà escluso. I provvedimenti che avete preso o che dovrete approvare adesso vanno nella direzione di un debito buono? E proprio in relazione a questo, laddove si dovesse ritenere necessario intervenire sui più grandi e più scottanti dossier, penso ad Alitalia o a Stellantis, anche in quel caso si starebbe facendo debito buono?”, ha chiesto Gambino.
“Ci sono settori industriali o di servizi che con i cambi di comportamenti e di tecnologia che stanno avvenendo durante questa pandemia non avranno più mercato. In quel caso si tratta di assistere la transizione di queste attività e questi settori ad altri che invece hanno mercato. Sia nel precedente decreto che nel prossimo, si dà notevole spazio a quello che è il reddito di emergenza, a sostegno degli ultimi. L’altra logica è quella di sostenere le imprese, e lo si fa in maniera più discriminante, per esempio si ristorano i costi fissi, gli affitti. Si estende la platea delle partite Iva che poi possono ricevere questo sostegno. Si guarda anche all’utile oltre che al fatturato. Si usa lo strumento dell’esenzione fiscale. Ci sono tutta una serie di provvedimenti che hanno senso solo se l’impresa è viva”, ha aggiunto il premier.
Il dossier Stellantis
Sul dossier Stellantis, Draghi ha spiegato che “non è ancora aperto” e che invece “certamente per la chiusura dei dossier aperti è stato creato debito”. “Nel caso di Alitalia, il debito sarà buono solo con una riforma della società che le permetta di andare avanti con le proprie ali. Se non avrà bisogno di essere continuamente sussidiata come è stato negli ultimi 20 anni. Questo è debito buono perché si utilizza per rimettere sul mercato una società in modo tale che vada avanti da sola e che si sostenga da sola. Il debito cattivo è invece quello che prevede un’emissione di debito continua di sussidio senza un piano industriale, senza un piano societario”, ha concluso Draghi.
“Una risposta al disagio”
E rispetto alle aperture, “sono una risposta – ha continuato Draghi – al disagio di categorie e giovani e portano maggiore serenità nel Paese, pongono le basi per la ripartenza dell’economia. Mi aspetto che avremo un rimbalzo molto forte nei prossimi mesi e poi dovremo attestarci su un sentiero di crescita. Il rimbalzo è certo, non è sicuro esattamente quanto forte sarà. Ma dobbiamo lavorare sulla sfida di assicurare che dopo la ripresa dei prossimi mesi continueremo a crescere e tenere alto il livello dell’occupazione, dopo tantissimi anni in cui purtroppo la situazione è stata diversa”.