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“Donne, madri, cristiane”: noi non siamo come Giorgia. L’appello di Nadia Urbinati e altre donne

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"Con questa destra al governo torneremmo a essere un Paese retrivo e chiuso. Il nostro voto può impedirlo". L'appello della politologa Nadia Urbinati e altre donne

Si respira aria di regressione in questa campagna elettorale, dominata dalla retorica della donna madre, moglie e “cristiana”, destinata all’ambito domestico come 100 anni fa! Rischiamo di perdere i diritti che faticosamente abbiamo conquistato.

Non ci facciamo manipolare da una campagna – come quella proposta da un esponente di FI – sullo stipendio alle casalinghe, che ci rinchiuderebbe, come nel passato, fra le mura della casa.  Quello che davvero vogliamo è un lavoro non precario, equamente retribuito, non discriminato, che ci permetta di avere riconoscimento di autonomia e dignità.

È grazie alla politica delle donne della sinistra se in Parlamento e nei consigli di amministrazione la presenza delle donne è aumentata fino a superare il 30%. Non sono «strapuntini», come sostiene Giorgia Meloni. Sono il riconoscimento del ruolo che le donne svolgono nell’economia nella società, per restituire loro pari condizioni di partenza.

L‘aborto è un’altra questione cruciale. Si farà di tutto per limitarlo ancora di più attraverso l’alto numero di medici obiettori o vietando l’interruzione di gravidanza farmacologica, come sta accadendo in regioni governate dalla destra.

Siamo di fronte a una destra autoritaria, che guarda al passato ed è discriminatoria. Discrimina chi è diverso, dai rom agli omosessuali e alla comunità LGBTQI+, che chiedono libertà nell’orientamento sessuale. Con un governo di estrema destra possiamo dimenticarci di ottenere leggi contro l’omofobia. I suoi esponenti continueranno a nascondersi dietro una inesistente “teoria gender” per impedire l’educazione sessuale e perfino l’educazione alla parità nelle scuole.

Analogamente, possiamo dimenticarci anche una legge per l’autodeterminazione sul fine vita. I diritti delle donne di cui godiamo sono il frutto di conquiste faticose e lunghe e non vogliamo perderli. Vogliamo, anzi, che siano effettivi e non di facciata. Vogliamo una parità vera, a partire dalla pari condivisione della genitorialità con congedi parentali obbligatori anche per i padri (fortunatamente – grazie all’impegno delle donne della sinistra – il periodo di congedo è stato allungato a 10 giorni, anche se è ancora insufficiente); più asili nido e servizi per l’infanzia; servizi che supportino la cura familiare per uomini e donne.

Ci battiamo per un Paese sostenibile per tutte e tutti. Vogliamo un reale contrasto alla violenza sulle donne e ai femminicidi, segnali di una cultura che vogliamo sconfiggere e non alimentare con stereotipi che rappresentano le donne come persone di minor valore. E invece, anche della violenza Meloni ha pensato bene di servirsi in campagna elettorale pubblicando sui social il video di uno stupro. Un vero obbrobrio.

Apriamo gli occhi e non facciamoci ingannare dal fatto che chi si candida a governare è una donna: è una donna di destra che gioca per sé e non a favore delle altre donne, perché ha una concezione antiquata delle donne e della famiglia. È il modello di Orbán in Ungheria, preoccupato che troppe donne studino e intralcino il lavoro maschile.

Con questa destra al governo torneremmo a essere un Paese retrivo e chiuso. È questo che vogliamo dopo aver raggiunto tanti traguardi? Vogliamo dimenticarci che al Parlamento europeo l’unico partito che ha votato contro la parità salariale fra uomini e donne è stato il partito di Meloni, che non ha mai sostenuto una sola battaglia delle donne? Noi invece non vogliamo dimenticare il ruolo positivo che le istituzioni europee hanno svolto nell’empowerment femminile e vogliamo che l’Europa resti un solido aggancio anche per il futuro.

Il nostro voto può contribuire a impedire che lo scenario da incubo che la destra sta prospettando si avveri esprimendo un voto responsabile per le liste progressiste che si raccolgono nell’alleanza elettorale del centrosinistra, che unisce Pd, Più Europa, Impegno civico, Alleanza Verdi Sinistra.

Firmatarie dell’appello
Emilia D’Antuono, Nadia Urbinati, Rosy Braidotti, Adriana Cavarero, Anna Scattigno, Claudia Mancina, Emanuela Ceva, Vittoria Franco, Laura Pennacchi, Olivia Guaraldo, Francesca Torricelli, Bruna Bocchini, Daniela Morozzi, Simona Forti, Marina Calloni, Gaia Nanni, Giulia Oskian, Elisabetta Strickland, Giorgia Serughetti, Maria Luisa Vallauri, Silvana Patriarca, Marina Capponi, Elisabetta Vezzosi, Roberta Mazzanti, Francesca Brezzi, Gabriella Bonacchi, Ernestina Pellegrini, Maria Fancelli, Esther Basile, Sandra Landi, Barbara Henry, Claudia Livi, Isabelle Chabot, Francesca Fici, Cristina Grisolia, Valeria Dubini, Aurora Savelli, Raffaella Baritono, Valeria Fedeli, Cristina Bellucci, Paola Di Biagi

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