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Covid, direttore Lancet: “Se l’Italia avesse chiuso prima, ci sarebbe stato il 50% in meno di morti”

Immagine di copertina
Richard Horton Credits: ANSA

“Nel gestire l’emergenza Coronavirus i leader europei sono stati negligenti. Se in Italia si fosse chiuso prima si sarebbero salvate diverse migliaia di vite o anche di più. Questo è un virus con contagi esponenziali. Un lockdown anticipato di una o due settimane può significare fino al 50 per cento di vittime in meno”. Accuse pesanti quelle del direttore della prestigiosa rivista scientifica britannica The Lancet, Richard Horton, che parla oggi in un’intervista a Repubblica, in cui ha presentato il suo libro in uscita nei prossimi giorni, The Covid-19 Catastrophe: What’s Gone Wrong and How to Stop It Happening Again, la catastrofe del Covid-19: cosa è stato sbagliato e come impedire che si ripeta ancora.

Le dichiarazioni del direttore sono una conferma dei dati che TPI aveva pubblicato a corredo dell’inchiesta esclusiva sulla mancata zona rossa, che mostrano come quel ritardo nella chiusura della provincia di Bergamo ha portato a un esagerato incremento di decessi. Un disastro colposo che poteva essere evitato. La differenza di una settimana, secondo Horton “è stata cruciale”. “Ci sarebbe stata – spiega – una riduzione dei morti, senza dubbio. All’inizio, anche stando a ciò che mi diceva Giuseppe Remuzzi (dell’istituto Mario Negri, ndr), il governo italiano non ha capito la gravità di ciò che accadeva in Lombardia. Un lockdown anticipato di una o due settimane può significare fino al 50 per cento di vittime in meno. Bisogna essere molto autocritici su questo. I ritardi, qualsiasi sia la loro ragione, hanno avuto delle conseguenze. Migliaia o forse una decina di migliaia di vittime non meritavano di morire”.

Insomma, una bordata vera e propria nei confronti della politica. Che allarga i suoi confini anche ai Paesi europei e agli altri Paesi del mondo: “I politici – ha confermato Horton – non dicono chiaramente che la situazione non tornerà alla normalità prima di un anno. E che quindi bisogna evitare eventi di massa, di prendere i mezzi pubblici, di non rispettare più le norme per il distanziamento. Quello che si sta verificando in Cina fa ancora parte della prima ondata, sarebbe deleterio abbassare la guardia come purtroppo qualcuno sta facendo”.

Horton non ce l’ha solo con la politica: “Gli scienziati – dice – sono stati collusi e non hanno detto la verità, per proteggersi a vicenda. Soprattutto all’inizio non hanno preso sul serio le allerte dei colleghi cinesi. Credevano che il loro lavoro non fosse all’altezza. Che fossero inferiori a noi. Non è solo un fallimento politico, ma anche scientifico”.

L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:

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