Salario minimo, Di Maio: “Presto sarà legge. Chi lo frena pugnala i lavoratori”
Il vicepremier annuncia che ci saranno "novità nei prossimi giorni"
Salario minimo, Di Maio: “Presto diventerà legge”
Il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio rilancia la proposta di legge sul salario minimo orario in un video pubblicato su Facebook. “Adesso dobbiamo dare dignità alle retribuzioni, dobbiamo accelerare l’iter della proposta sul salario minimo orario perché tutti dicono a chiacchiere di essere a favore del lavoro, ma in realtà chi approva questa legge sarà colui che avrà tutelato i diritti dei lavoratori”, ha detto Di Maio. “Chi invece, in questo momento, lo sta rallentando, sta dando una pugnalata a quei lavoratori”.
“Vi diranno tutti che non si può fare, semplicemente perché non lo vogliono fare, mentre in 22 Paesi europei già è legge da molti anni”, prosegue il vicepremier. “Parlano facile certi politicanti con il portafogli gonfio e stipendi da quasi 15 mila euro al mese. Ma noi non ci arrendiamo e vi prometto che presto diventerà legge anche in Italia”.
Di Maio annuncia che ci saranno “novità nei prossimi giorni” a proposito della proposta di legge sul salario minimo orario, che è all’esame della commissione Lavoro del Senato (qui abbiamo spiegato di cosa si tratta).
La riforma prevede il contributo di 9 euro lordi l’ora per tutti i lavoratori che guadagnano di meno. “Dobbiamo farlo il primo possibile. Altrimenti non è lavoro, è schiavitù!”, ha detto Di Maio.
Il capo politico del M5s ricorda anche che si tratta di una battaglia che è nel dna del Movimento dal 2013 e che è scritta nel contratto di governo, consapevole che riceverà “attacchi che sono gli stessi che abbiamo ricevuto sul decreto dignità”. E conclude: “Questa non è solo una legge del Movimento 5 Stelle, è molto di più. È una battaglia di tutti, è una battaglia di civiltà!”
Ma la proposta non piace alla Lega. Il vicepremier Matteo Salvini oggi non si è espresso sul tema, ma è tornato a parlare della Tav.
Il ministro dell’Interno oggi ha inviato anche una lettera al governo francese, per ribadire che “l’Italia non è più il campo profughi dell’Ue”.