Di Maio, stai facendo scomparire il M5s. C’è una sola cosa che puoi fare per salvarti
Di Maio governo – È nato per la prima volta in Italia il governo del Viminale. Il presidente del Consiglio è un carino soprammobile da spolverare nelle occasioni istituzionali, i ministri possono divertirsi con le penne e i foglietti nei propri uffici.
Decide tutto lui, il ministro dell’Interno Salvini che, forte dell’ultimo risultato elettorale, amplifica la stortura che già aveva avuto negli ultimi mesi: decide di tutto, parla di tutto, spazia dall’agricoltura alla flat tax (pestando i piedi a Di Maio e Tria con un solo passo) come ha fatto ieri in conferenza stampa parlando del risultato delle europee e soprattutto ritirerà fuori ogni volta, appena serve, la frase degli italiani che sono con me, come un mantra sempre a disposizione per zittire avversari ma soprattutto gli alleati.
Se già prima questo governo era sbilanciato sul leader della Lega ora siamo nel punto più alto raggiungibile. E fa bene il Movimento 5 Stelle a interrogarsi sullo staccare o meno la spina (ma la questione del tetto dei due mandati conterà molto più di quello che pensiamo) se non vuole finire completamente dissanguato da un ministro dell’Interno che si occupa di esteri, economia, sicurezza, lavoro, politiche europee, rapporti con il parlamento, sanità, criminalità, infrastrutture e di tutto quello che gli passa per la testa.
Fateci caso: non c’è stata una volta che Salvini non sia entrato a gamba tesa nel dibattito quotidiano. Ti giri e lui è sempre lì, sempre presente, come il vigile quando cerchi la macchinetta per il parcheggio, come un vecchio sempre fisso sull’avanzamento dei lavori del cantiere di casa.
In lombardo si direbbe che Salvini sia l’umarell del governo che da giallo-verde è diventato ora verde-verde-verde. E sarà sempre così. E sarà sempre peggio. Noi siamo alleati con il contratto di governo, continuano a ripetere i grillini, ma quel contratto è già stato masticato e risputato una decina di volte da chi nel corso del governo ha parlato di famiglia, TAV, flat tax, autonomie regionali e di tutto quello che in quel contratto sta scritto con un’interpretazione completamente diversa rispetto alla narrazione di Salvini stesso.
Per questo Salvini non staccherà mai la spina: è, di fatto, il presidente del Consiglio di questo governo e ogni settimana in più gli permetterà di succhiare altri voti dai suoi esangui alleati. E forse proprio per questo Di Maio e i suoi devono pensarci bene: vale la pena essere i ministri fantasma di un governo del Viminale? Davvero, ne vale la pena?