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Home » Politica

Decreto terremoto: il bonus tasse per gli umbri, gli abruzzesi protestano

Immagine di copertina
Foto: ANSA / Gianluigi Basilietti

Il governatore Marsilio ha ottenuto l'apertura del dl agli altri terremoti. Il decreto riguarda ora "eventi sismici", al plurale, e non più solo il "sisma Centro Italia"

Decreto terremoto, il governatore abruzzese risponde

Gli aiuti a terremotati in queste ore stanno diventando terreno di confronto politico. E di scontro. La notte scorsa il governo riunito in Cdm ha dato il via libera al decreto legge terremoto che introduce ulteriori interventi urgenti per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici e proroga fino a fine 2020 lo stato d’emergenza dichiarato per il Lazio, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo.

Il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio (che ieri ha partecipato a un incontro a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte, gli altri governatori, il viceministro dell’Interno Vito Crimi, il sottosegretario alla presidenza Riccardo Fraccaro e il ministro dello Sviluppo Economico Alessia Morani) ha evidenziato la necessità di intervenire fino alla conversione in legge del dl non solo sul sisma del 2016 ma anche su quello del 2009, che colpì L’Aquila.

Proprio due giorni fa il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il candidato di centrosinistra ed M5S alla presidenza della Regione Umbria, Vincenzo Bianconi hanno annunciato l’inserimento nel dl del governo del taglio dei tributi e dei contributi previdenziali e assistenziali non versati dopo il terremoto perché sospesi, e che dovrebbero essere pagati entro il 15 gennaio.

Il governatore Marsilio ha ottenuto infatti l’apertura agli altri terremoti. Il decreto riguarda ora “eventi sismici”, al plurale, e non più solo il “sisma Centro Italia”, come indicato inizialmente.

La risposta di Marsilio a Conte

“Abbiamo consegnato al presidente Conte – ha affermato il presidente di Regione – un corposo pacchetto di proposte emendative, quindi di norme che secondo me debbono essere inserite”, ha spiegato ieri Marsilio.

“Intanto il titolo del decreto è relativo agli eventi sismici, quindi al plurale, cosa che avevamo subito denunciato, e ora ci aspettiamo che in sede di conversione in legge vengano inserite alcune norme specifiche. Ci siamo permessi di presentare degli emendamenti in particolare per il personale che serve a far funzionare gli uffici e a sbrigare le pratiche e autorizzare l’apertura dei cantieri, la semplificazione delle norme e le misure anche fiscali rispetto alla proposta del governo di operare l’abbattimento del 50 per cento delle tasse, e qui parlo della cosiddetta ‘busta paga pesante'”.

“Su alcuni aspetti – ha spiegato ancora il governatore – c’è stata un’apertura, come nel caso del titolo del decreto mutato in ‘eventi sismici’ al plurale, comprendendo anche quelli che hanno colpito il centro Italia”.

“Adesso ci attendiamo che, oltre al titolo, da subito venga approvato un pacchetto di modifiche specifiche che abbiamo presentato: dal reperimento del personale necessario a far funzionare gli uffici e sbloccare i cantieri; alla semplificazione delle norme; alle misure fiscali rispetto la proposta del Governo. Ho ricordato al Governo che dal 2009 tale abbattimento è stato del 60 per cento e non del 50 per cento come nell’attuale proposta”.

Marsilio ha anche parlato del ritardo con cui è stato convocato il tavolo per la discussione del nuovo decreto sulla ricostruzione. Nei giorni scorsi il presidente abruzzese ha mosso critiche su una mancanza di confronto sul decreto terremoto e sull’esclusione dell’Aquila. Ci sarebbe stato anche un battibecco tra il governatore e il premier durante il vertice.

“Mi sono permesso di dire al presidente del Consiglio che, forse, se non avessi protestato non saremmo qui, oggi, a poche ore dall’approvazione del decreto, a parlarne insieme. Il presidente del Consiglio sostiene il contrario, di averci convocato a prescindere, ma la convocazione l’ho ricevuta solo ieri alle ore 20. Visto che da quattro mesi è stato preso l’impegno di poter scrivere il testo insieme, avrei preferito che il testo presentato al Consiglio dei Ministri fosse già frutto di questo confronto e non, come tradizionalmente avviene in queste circostanze, che prima si scrive un testo e poi si sottopone al parere dei diretti interessati”.

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