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De Micheli a TPI: “Potremmo valutare di sostenere un governo, ma che sia un governo vero, non finto”

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Paola De Micheli, Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI

Intervista alla vicesegretaria del Pd: "Siamo stati noi a far saltare l'esecutivo gialloverde con l'operazione Tav"

“È un momento di follia generalizzata”. Con queste poche parole, la vicesegretaria del Pd, Paola De Micheli, definisce questo agosto di crisi politica (qui le ultime notizie di oggi). Piacentina, carattere pragmatico, nella scorsa legislatura è passata dall’essere sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle Finanze a Commissario per la ricostruzione del terremoto del 2016. In queste ore rappresenta la voce ufficiale del Pd nel corso di una crisi di governo che per ora è solo annunciata.

Renzi è tornato ad un ruolo di leader dentro al Pd, mentre il segretario Zingaretti chiede unità. Quanti Pd ci sono oggi in campo?

Uno solo, con alcuni esponenti autorevoli delle minoranze che esprimono la loro opinione.

A che punto siamo?

Ancora, ieri sera, Salvini chiamava Di Maio “suo amico”. Non ho notato questo grandissimo cambiamento nelle condizioni politiche generali per addivenire con disinvoltura a certe operazioni di governo. Mi sembra di vedere che la situazione spinge verso le elezioni. Noi abbiamo dato una disponibilità al Quirinale a valutare eventuali cambi di scenario.

Matteo Salvini si è detto disponibile a votare il taglio dei parlamentari. Ma questo allungherebbe di molto i tempi della crisi…

Ieri l’apertura di Salvini sul voto delle riforme costituzionali mi ha colpito molto. Con l’operazione di ieri si è inventato qualcosa per prendere tempo.

E quindi si vota o no?

Martedì Conte sarà al Senato, oramai si tratta solo di avere la pazienza di aspettare e godersi il Ferragosto in attesa di capire qual è il destino. Le condizioni politiche oggi per fare un governo non ci sono. C’è però la disponibilità a valutare eventuali cambi di scenario che portino verso un esecutivo vero e non finto.

Cosa intende?

Un governo che non abbia aggettivi. In questi giorni si parla di tutto: dal governo del Presidente, al governo di convergenza, al governo tecnico, e non so più. La direzione è stata convocata nel momento in cui avremo la certezza di avere qualcosa da discutere perché, allo stato attuale delle cose, la crisi non è stata formalizzata e se Conte non dà le dimissioni bisognerà votare la mozione di sfiducia. Quindi quando ci sarà la direzione valuteremo bene se le condizioni sono cambiate e se ci saranno le condizioni per fare un governo.

Nell’ipotesi di un governo con i 5 Stelle quali temi vi uniranno? Perché se i numeri ci sono, sembrano mancare gli argomenti di convergenza…

È tutto un lavoro da fare collettivamente che svilupperemo durante la direzione. Non passa attraverso colpi di genio dei singoli.

Il Pd oggi ha un ruolo centrale per determinare le sorti della legislatura…

L’ho sempre riconosciuto, scopro che adesso anche tutto il resto del paese se ne rende conto. Nessuno ha sottolineato che è stato il Pd a far saltare il governo con l’operazione Tav. Zingaretti è diventato segretario dicendo che bisognava far saltare il governo e ci è riuscito, forse. È chiaro che la crisi si è aperta perché quella tattica di insistere il più possibile sulle contraddizioni. Abbiamo provato a infilare il dito, il più profondamente possibile, nelle contraddizioni delle posizioni dei due partiti di maggioranza. Noi ci abbiamo messo il turbo a questa crisi.

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