Italia Viva ha votato il Ddl Zan alla Camera ma non firma l’appello Pd-M5S al Senato
Sono ore cruciali per il destino del ddl Zan in Senato. Ieri i gruppi di Pd, Leu, M5S e Autonomie in commissione giustizia hanno scritto alla presidente Elisabetta Casellati per chiedere che la legge venga mandata direttamente in aula, senza sottostare all’ostruzionismo di 170 audizioni e di tutti i trucchetti del presidente della Commissione Andrea Ostellari per allungare i tempi oltre l’estate e, quindi, fare coincidere la discussione con la sessione di bilancio, di fatto bloccandola. Pur avendo votato la legge alla Camera, non ha firmato la lettera Italia Viva che, invece, punta a modificare il testo mediando con quello a firma Ronzulli (Forza Italia, appoggiato dalla Lega).
In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera, Ostellari si dice pronto a tagliare sul numero di audizioni purché si arrivi ad un testo condiviso. Di cosa parla? Del testo presentato da Forza Italia e Lega. La proposta di legge, di cui è prima firmataria la senatrice Licia Ronzulli, è del tutto diversa dal ddl Zan.
Il ddl esclude l’identità di genere (e quindi, di fatto, le persone trans), prevede aggravanti minori rispetto a quelle del testo approvato alla Camera ed esclude del tutto le azioni di prevenzione. Quindi niente Giornata contro l’omolesbobitransfobia e niente sostegno a centri antiviolenza e case rifugio. Creerebbe, inoltre, diversi problemi di compatibilità con la legge Mancino perché Ronzulli ha inserito nel suo testo le discriminazioni razziali, già previste nella norma del 1993.
“Ho sentito aperture anche nel Pd” dice Ostellari. Si riferisce a quella frangia di ex renziani, capitanata da Andrea Marcucci, che nonostante l’indicazione di Letta di votare il ddl Zan compatti, chiede una mediazione e un compromesso. Senza i voti di Italia Viva (la mancata firma della lettera a Casellati è un segnale) e con i voti di alcuni senatori del Pd in bilico, il percorso del ddl Zan è sempre più in salita.