Ddl Pillon, Non Una Di Meno: “Chi ha firmato ritiri il sostegno”
Il disegno di legge sulla riforma di separazione e affido torna in esame in Commissione Giustizia al Senato. Ecco i punti contestati
Ddl Pillon, esame rinviato a settembre
La commissione giustizia del Senato ha rinviato la discussione sul ddl Pillon a nuova data, probabilmente a settembre.
Sarà sempre il senatore leghista a ricoprire il ruolo di relatore, ma dovrebbe riscrivere il testo sull’affido condiviso mediando tra le diverse proposte.
Per le donne scese in piazza durante la manifestazione a Montecitorio di Non Una Di Meno, però, non si tratta di una vittoria: “L’unica soluzione è il ritiro, i parlamentari che hanno firmato a sostegno del provvedimento ritirino le firme”.
Ddl Pillon, Boldrini: “Irricevibile”
“Il ddl Pillon è irricevibile”, così l’ex presidente della Camera Laura Boldrini ai microfoni di varie agenzie e televisioni, tra cui TPI, durante la manifestazione a Montecitorio di Non Una Di Meno.
“Oggi si parla monto di bambini, anche per il caso di Bibbiano – ha detto la deputata di Leu – È giusto andare fino in fondo perché sui bambini non si possono avere mezze misure”.
“Il ddl Pillon o qualsiasi altro provvedimento simile è irricevibile, torniamo indietro di 50 anni”, ha dichiarato la Boldrini.
Boldrini ha definito il decreto sicurezza bis “uno spartiacque tra un prima e un dopo, un’onta per il governo, che metterà l’Italia all’angolo”.
Ai giornalisti, che chiedevano se si fidi dei parlamentari 5stelle che si erano schierati contro il ddl Pillon, Boldrini risponde: “Si sono ‘salvinizzati’ senza neanche accorgersene, ti puoi fidare di chi si comporta così?”.
Critica sull’operato del Movimento anche Maria Brighi, portavoce della Casa Internazionale delle Donne, che dice: “Noi aspettiamo che ci mettano la faccia e ritirino le firme a sostegno del disegno di legge, le parole sono inutili”.
Il ddl Pillon “è un provvedimento contrario all’articolo 3 della costituzione ed entra a gamba tesa sulle libertà di tutti, anche degli uomini”, ha dichiarato Lella Palladino, presidente dell’associazione D.I.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Questo non si dice mai, ma è contro la civiltà democratica e la decisione di uscire da un matrimonio finito”.
Ddl Pillon, manifestazione di Non Una Di Meno a Montecitorio
“Non sia mai Pillon” è lo slogan della manifestazione organizzata da Non Una Di Meno a Montecitorio oggi, martedì 23 luglio, in occasione del ritorno in discussione del ddl Pillon in Commissione Giustizia al Senato, insieme ai suoi collegati sulla riforma di separazione e affido.
A seguire la conferenza stampa in Senato presso la Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama.
La conferenza è organizzata da associazioni femministe, centri antiviolenza, sindacati e altre organizzazioni, che chiedono un impegno concreto dei parlamentari contro l’approvazione del ddl Pillon.
Fra i promotori ci sono Differenza Donna Ong, D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, UDI, Rebel Network, Se non ora quando? – Coordinamento nazionale comitati, Casa internazionale delle donne, ARCI Nazionale, ArciLesbica Roma, CGIL, UIL, UAAR Nazionale, Associazione Nazionale Giuristi Democratici.
Cos’è il ddl Pillon
Il disegno di legge del senatore leghista Simone Pillon, che sembrava essere stato archiviato, è tornato in discussione alla Commissione Giustizia del Senato. Il ddl intende riformare “affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” (qui cosa prevede nel dettaglio).
Il disegno di legge punta a introdurre la “bigenitorialità perfetta”: in caso di separazione dei genitori il mantenimento dei figli e il loro affido dovrebbero quindi essere equamente divisi tra padre e madre.
Il senatore leghista Pillon, organizzatore del Family Day, è noto per le sue prese di posizione contro aborto e unioni civili. Lo scorso aprile è stato condannato in primo grado per aver diffamato un’associazione Lgbt.
Sostiene che il provvedimento non sia maschilista e che punti a diminuire la conflittualità tra i genitori in caso di separazione. Tra le altre misure è prevista una mediazione obbligatoria tra i genitori al fine di trovare un accordo nell’interesse dei minori.
Il ddl Pillon si propone inoltre di contrastare il fenomeno dell’alienazione genitoriale, cioè il rischio di esclusione di uno dei genitori dalla vita dei figli. Infine, con la legge Pillon sparirebbe la cifra forfettaria stabilita automaticamente, che sarebbe sostituita da un assegno calcolato ad hoc sui figli e sul progetto dei genitori su di loro. Nel caso in cui la madre sia priva di reddito, tutte le spese toccheranno al padre, che però non darà un assegno forfettario, ma pagherà direttamente le spese o una cifra a fronte di fattura.
Il provvedimento è stato contestato con una serie di manifestazioni a novembre 2018 e ad aprile 2019. Una petizione online su Change.org ha raccolto oltre 170mila firme contro la sua approvazione. Inoltre ci sono stati alcuni richiami del Garante per l’Infanzia e di varie organizzazioni che lavorano a tutela dei e delle minori. Tuttavia il disegno di legge non è stato ritirato.
Dopo l’approvazione del provvedimento in Commissione, prevista per domani, il ddl Pillon dovrà passare al voto in Aula al Senato e alla Camera prima di diventare legge.
Lo scorso aprile il capo politico M5S Luigi Di Maio aveva parlato di un “testo troppo rigido” e della necessità di “riscriverlo insieme alle opposizioni”.
Il sottosegretario alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora (M5S) dopo il convegno di Verona aveva parlato del ritiro del provvedimento, ma i parlamentari non hanno ancora ritirato le firme a sostegno. Contro il provvedimento si sono schierati anche parlamentari dell’opposizione, tra cui Monica Cirinnà, Laura Boldrini e Rossella Muroni.
Ddl Pillon, i punti contestati da Non Una Di Meno
Secondo il movimento Non Una Di Meno, il “disegno di legge Pillon vorrebbe riportare in auge una concezione della famiglia anacronistica, basata sull’unione indissolubile tra uomo e donna, che si regge sul ricatto economico e, ancor più tragicamente, sulla minaccia della perdita della tutela legale dei figli”.
Una delle critiche più diffuse è il rischio che la legge diventi un disincentivo a chiedere la separazione per le donne che subiscono violenza.
Quattro in particolare i punti contestati da Non Una Di Meno: la cancellazione dell’assegno di mantenimento che “rinforza la violenza economica che spesso le donne subiscono nella coppia e inficia la qualità della vita dei minori”; l’obbligo di mediazione familiare a pagamento, ritenuto “un ostacolo insopportabile alla libertà delle persone e una fonte di business per i privati che si lanceranno nel nuovo settore (lo stesso Pillon, senza pudore per il palese conflitto d’interessi in atto, ha uno studio specializzato!)”, la PAS, “Sindrome da alienazione parentale”, definita “un’interpretazione che si è dimostrata priva di qualsiasi base scientifica, funzionale soltanto a mettere sotto scacco quelle donne che vivono situazioni di violenza domestica e che saranno così costrette a scegliere tra i propri figli e la propria vita e dignità. Lo stesso può dirsi dell’obbligo di frequentazione paritario per i padri e della criminalizzazione dell’abbandono di domicilio anche nei casi di violenza, abuso e maltrattamento”.