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D’Antuono (Volt) a TPI: “Elezioni europee? Serve una riforma elettorale. Ecco cosa vogliamo fare”

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Manca sempre meno alle elezioni europee 2024. L’8 e 9 giugno i cittadini dei Paesi membri saranno chiamati ad eleggere i propri rappresentanti in Europa. Tra i vari partiti in corsa c’è Volt Europa che correrà in queste elezioni in 16 Paesi con lo stesso simbolo e lo stesso programma, perché “le sfide del nostro tempo richiedono soluzioni che vanno oltre i confini nazionali”.

In occasione di questa tornata elettorale Volt ha anche presentato una grossa novità: la sua lista transnazionale, ossia composta di candidati e candidate provenienti da diversi Paesi. Lista che però non sarà votabile dato che, dopo l’approvazione della legge elettorale proposta da Volt da parte del parlamento europeo, la Commissione non ha mai portato avanti la discussione. Ne abbiamo parlato con la presidente del movimento e partito pan europeo Volt Europa, Francesca Romana D’Antuono.

“Prenderemo parte alle elezioni europee con i nostri candidati nei singoli Paesi, però a livello di simbolo abbiamo fatto anche la nostra lista transnazionale che non potrà essere votata, ma per noi era importante dare un segnale che esiste una società civile europea che sente questa esigenza”.

In cosa consiste la vostra proposta di riforma elettorale?
“In questo momento noi sediamo nell’europarlamento con due persone (Damian Boeselager, il nostro primo europarlamentare eletto nel 2019 in Germania, e Sophie In’t Veld, europarlamentare olandese che ha lasciato il suo partito e si è unita a Volt un paio di anni fa). Damian Boeselager in questi anni ha portato avanti una proposta di riforma della legge elettorale per le elezioni europee dato che i singoli rappresentanti eletti dai singoli Paesi vengono eletti con leggi elettorali molto diverse tra loro. Ad esempio: in Slovacchia bisogna raccogliere 20 mila firme una sola volta e si può correre; in Belgio il numero di firme necessarie è molto minore e si può fare online; in Olanda serve praticamente un numero ridicolo; in alcuni Paesi c’è il finanziamento ai partiti, in altri no; in alcuni c’è la soglia di sbarramento, in altri no… Sempre in Olanda, pensi, può essere un candidato alle elezioni europee purché tu nel corso del mandato compia 18 anni. Potenzialmente quindi una ragazza di 13 anni si può candidare… In Italia, come noto, bisogna aspettare i 25… Le persone elette si ritrovano a rappresentare la popolazione europea in numero proporzionale alla grandezza del Paese ma con una legittimità molto diversa. Se io sono eletta in Italia, ho fatto la raccolta firme oppure mi sono “apparentata” con qualcuno, ho preso 1 milione di voti e così via, mentre Damian, ad esempio, è stato eletto con lo 0,7 per cento (diretta rappresentanza)”.

Ma qual è la vostra proposta nel dettaglio?
“Vorremmo avere un’unica legge elettorale per tutti i Paesi dell’UE per le elezioni europee. Con il diritto al voto a partire dai 16 anni, liste con alternanza di genere e tante altre modifiche sostanziali come la lista transnazionale”.

Immagino che la discussione sia stata lunga e complicata.
“Sì. c’è stata una lunga contrattazione. Volt è una forza molto presente nel Parlamento Europeo nel senso che i nostri europarlamentari sono molto attivi però sono anche pochi, una piccola forza. Alla fine si è arrivati a una proposta condivisa che, tra le altre cose, prevedeva la lista transnazionale”.

Di cosa si tratta?
“In base alla nostra riforma ciascun cittadino europeo che può votare alle elezioni europee avrebbe una prima scheda elettorale nella quale eleggere i candidati della sua stessa nazionalità e una seconda per le liste transnazionali che i vari partiti potrebbero fare combinando candidati di diversi paesi. Quindi istituire una specie di circoscrizione estero. Questa cosa è passata in Parlamento europeo a maggio 2022, ma poi è finita nel dimenticatoio…”.

Il motivo dello stop è da ricercare nelle resistenze dei singoli partiti nazionali?
“Credo che ai partiti nazionali non piaccia tanto la nostra proposta perché va in competizione con i loro interessi. Ma io penso che chi fa politica dovrebbe avere una spinta alla soluzione dei problemi. Problemi che ora non può risolvere il singolo partito. Noi vogliamo cambiare il paradigma: ora ogni paese porta in Europa le proprie proposte e poi si tratta, discute; noi invece vorremmo che le proposte venissero condivise già prima delle elezioni. E quando si arriva in Parlamento si può spingere un’agenda comune. Vorremmo un’Europa costruita veramente dai cittadini alla base. Questo è nell’interesse dell’Europa che conta sempre meno nel mondo. Noi siamo fortemente europeisti, ma l’UE ora è lenta, burocratica e non ha legittimità democratica”.

La vostra riforma permetterebbe quindi ad un elettore italiano di votare per un candidato tedesco, francese, spagnolo…. Secondo lei questo potrebbe avvenire? O meglio: un candidato straniero, ad esempio portoghese, riuscirebbe a farsi capire ed accettare dall’elettore medio, ad esempio, italiano?
“Credo di sì. C’è un tema linguistico, ovviamente, ma credo che anche la tecnologia ci aiuterà in questo senso. In qualche modo, al giorno d’oggi, tutti riusciamo a farci capire con tutti”.

La distribuzione dei seggi tra i vari Paesi resterebbe la stessa?
“La distribuzione dei seggi resterebbe la stessa di oggi. Ogni paese, come ora, avrebbe un tot di seggi in base alla propria popolazione. Nessun cambio”.

La vostra proposta di riforma elettorale (lista transnazionale inclusa) vedrà mai la luce? Si farà? O è destinata a cadere nel dimenticatoio una volta per tutte?
“Credo che si riuscirà a fare. Anche perché lo vuole un’intera generazione. La tipologia di persone che attira Volt e questa proposta è di ragazzi e ragazze. Persone molto giovani. Ma anche persone più anziane che credono tantissimo in questa nostra proposta. E’ molto supportata. Quando entreremo con i nostri rappresentanti in Europa alle prossime elezioni continueremo a spingere in questa direzione. Più saremo più peso avremo. Tutte le cose eccezionali che l’Europa fa le fa con dei salti e io penso che anche questo sarà un salto. L’obiettivo è riuscirci per le elezioni del 2029”.

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