Crisi di governo, D’Alema: “Accordo Pd-M5s si può fare. E non è un ribaltone”
Per l'ex premier si deve valutare "la sostenibilità" dell'operazione
D’Alema: “Governo Pd-M5s si può fare”
Un governo Pd-M5s? “Si può fare”. Parola di Massimo D’Alema. Si tratterebbe di un governo “frutto di un accordo…”, mica di un ribaltone. “Cosa si ribalterebbe? Un governo si può fare. Chiamarlo ribaltone non ha senso”, spiega l’ex presidente del Consiglio, ex esponente del Pd, ma candidato alle ultime elezioni politiche con Leu.
Il punto per D’Alema non è tanto capire se si può fare o no, questo governo di transizione, ma capire se è un’opzione praticabile. “Bisogna capire non se si possa fare, ma ragionare se sia sostenibile per una legislatura. La s-o-s-t-e-n-i-b-i-l-i-t-à. Questo è il problema”, dice, scandendo bene la parola al telefono con il giornalista del Foglio che ha provato intervistarlo.
Provato, perché D’Alema ha rilasciato soltanto poche battute. “Mi chiedete di aggiungere confusione alla confusione”, ha esordito. “Ci sono momenti – ha detto – in cui bisogna rimanere tranquilli”.
La domanda che gli viene posta è se con il divorzio Lega-M5s si sta per consumare un altro ribaltone: “Sono responsabile dei miei pensieri – replica D’Alema – ed è giusto tenerli riservati” ma poi ammette che “in effetti…” la cosa ci assomiglia.
D’Alema è “esperto” di ribaltoni: il suo primo governo cominciò quando, venuto meno il sostegno di Rifondazione comunista all’esecutivo di Romano Prodi, D’Alema si ritrovò a governare grazie all’appoggio esterno di un gruppo di parlamentari centristi eletti con il centrodestra. La legislatura di centrosinistra, quindi, virò leggermente verso centrodestra, realizzando, appunto, il ribaltone.
Ma in questo caso, nel caso di un governo Pd-M5s, per D’Alema non si tratta di ribaltone, ma di accordo. Accordo che si può fare, dopo però un attento “studio di fattibilità”.
Renzi, avanti con la proposta di un governo Pd-M5s
Anche oggi l’ex segretario del Pd Matteo Renzi è tornato a elencare le sue intenzioni: passare sopra agli insulti personali per il bene del Paese, poi mettere in piedi un governo che eviti il voto a ottobre e costruisca una manovra che non sia lacrime e sangue, ma scongiuri l’aumento dell’Iva. Questi in sintesi gli obiettivi espressi dall’ex premier in un’intervista a Repubblica.