Crosetto in Difesa di Crosetto: l’incredibile comunicato stampa del Ministero
Il Ministero guidato da Crosetto ha emanato una nota stampa per affermare che a carico di Crosetto non c'è conflitto d'interessi. Ma guarda un po'
L’Italia è quel Paese in cui un ministro della Difesa accusato di essere in conflitto d’interessi per la sua precedente attività da lobbista delle armi viene scagionato davanti alla pubblica opinione dallo stesso Ministero della Difesa che rappresenta. Cioè, in altre parole, da se stesso.
Sembra il colmo ma è successo davvero: nei giorni scorsi il Ministero della Difesa ha diffuso un comunicato stampa per dire che a carico di Guido Crosetto, neo-ministro della Difesa (perdonate l’inevitabile gioco di parole), «non si ravvisa sul piano tecnico-giuridico alcuna ipotesi di conflitto di interessi o di incompatibilità». In pratica, il Ministero guidato da Crosetto assolve Crosetto (ma guarda un po’) auto-elevandosi a organo deliberante in materia tecnico-giuridica.
Il caso
E pensare che era stato lo stesso co-fondatore di Fratelli d’Italia, in un’intervista a Luca Telese sul numero 32 di TPI, lo scorso agosto, ad ammettere che sarebbe stato «inopportuno» vedersi nominato nuovo ministro della Difesa. Certo, inopportunità è diverso da illegittimità, ma la questione resta: la precedente attività professionale di Crosetto potrà in qualche modo influire sulle scelte del suo mandato governativo? Il riferimento è ad alcuni degli incarichi ricoperti dal neo-ministro fino a poche settimane fa, quando – dopo essere stato scelto da Giorgia Meloni – si è dimesso in blocco da tutte le cariche che aveva.
Negli ultimi otto anni Crosetto è stato presidente di Aiad, la federazione confindustriale delle aziende operanti nei settori aerospazio, difesa e sicurezza; e dal marzo 2020 presiedeva anche Orizzonte Sistemi Navali, joint venture tra Fincantieri e Leonardo specializzata in sistemi ad alta tecnologia per le navi militari. Si tratta di aziende che si interfacciano costantemente con il Ministero della Difesa, da cui possono anche ricevere ricche commesse.
Dal settembre 2014, inoltre, il neo-ministro è stato senior advisor di Leonardo, ruolo che nel solo 2021 – come rivelato dal quotidiano Domani – gli ha fruttato la bellezza di 619mila euro, somma superiore persino al compenso del presidente della società, Luciano Carta (pari a 504mila euro). Crosetto ha specificato che la consulenza per Leonardo era direttamente collegata al suo ruolo da numero uno di Aiad, per il quale non sono previsti compensi, e ha garantito che, da ministro, non si occuperà direttamente degli acquisti per conto della Difesa perché quelli «li fanno i militari».
“È un bel direttore!”
Come detto, in seguito alla sua recente nomina nel governo, il politico-imprenditore cuneese ha annunciato (via Twitter) di essersi dimesso da tutte le cariche private che occupava e di essere deciso a liquidare tutte le società di sua proprietà: così facendo, ha rimarcato, «rinuncio al 90% del mio attuale reddito». Poi, in risposta agli articoli di stampa che ponevano il tema del presunto conflitto d’interessi, ha avvertito di aver dato mandato ai suoi legali: «Sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione».
Infine, lo scorso 29 ottobre addirittura il Ministero della Difesa è intervenuto con un comunicato stampa in cui – neanche fosse la Corte di Cassazione – spiega che «nessuno status di incompatibilità o di conflitto di interessi è giuridicamente ipotizzabile nel momento in cui il ministro non ha più cariche, proprietà aziendali o patrimoni personali che in qualsiasi modo possano entrare in rapporto con le attività del Ministero della Difesa»: lo stesso dicastero guidato da Crosetto ricorda che «per espressa previsione di legge, anche eventuali situazioni di conflitto antecedenti all’assunzione della carica non assumono alcun rilievo in quanto cessate all’atto dell’assunzione della carica stessa».
E in effetti così: la Legge Frattini sul conflitto d’interessi – emanata nel 2004, ai tempi del secondo Governo guidato da Silvio Berlusconi, un premier non esattamente disinteressato alla materia – non vieta a imprenditori operanti in uno specifico settore di assumere, una volta lasciati i propri incarichi professionali, il comando di ministeri che gravitano su quel medesimo comparto. Peraltro, prosegue la nota della Difesa, «nel settore del procurement degli armamenti è il Capo di Stato maggiore della Difesa che definisce i requisiti operativi dei sistemi d’arma da approvvigionare e il Segretario generale della Difesa che avvia le attività di ricerca di carattere tecnologico e industriale e che presiede alle procedure di acquisizione attraverso le competenti direzioni tecniche». Tradotto: non sarà il ministro Crosetto a decidere a quali aziende affidare le commesse del Ministero.
Ma nel comunicato stampa, l’arringa difensiva in favore del neo-ministro si spinge anche oltre le considerazioni tecnico-giuridiche: «Nel pregresso incarico di presidente di Aiad – si legge – per la natura dei settori industriali rappresentati, di chiaro interesse strategico nazionale, l’attuale ministro ha perseguito obiettivi del tutto convergenti con quelli pubblici, rafforzando le capacità delle imprese e la conseguente competitività internazionale mediante la promozione dell’industria italiana della Difesa all’estero». Cioè, il Ministero guidato da Crosetto fa i complimenti a Crosetto per il modo in cui ha presieduto un’associazione che fa capo a Confindustria. Robe che neanche Fantozzi («È un bel direttore!»).
Timide proteste
Nel silenzio quasi tombale di gran parte dell’opposizione, l’uscita di Palazzo Baracchini ha sollevato almeno l’ira di Angelo Bonelli, leader di Europa Verde: quella nota stampa, attacca il deputato, «è di una gravità inaudita. Chi l’ha firmata? La segreteria del ministro o gli uffici del ministero?». «Che il Ministero della Difesa (chi?, ribadiamo) mandi alle agenzie di stampa una nota con la quale esalta quanto nelle sue attività lavorative private Crosetto abbia perseguito gli interessi pubblici e rafforzato le imprese produttrici di armi, conferma la sconvenienza della nomina a ministro dello stesso», prosegue Bonelli. «E serve anche a corroborare l’inopportunità del comunicato stampa del Ministero della Difesa, che non è certo chiamato a dare pagelle o voti».
Il leader di Europa Verde richiama anche l’intervista rilasciata ad agosto da Crosetto a TPI, in cui lui stesso parlava di inopportunità rispetto alla sua eventuale nomina alla guida della Difesa. «Abbiamo presentato un emendamento per modificare la legge Frattini», annuncia Bonelli. «Secondo noi chi ha fatto il lobbista per le industrie delle armi e guadagnando in questo modo milioni di euro non può fare il ministro della Difesa, e due mesi fa anche lo stesso Crosetto era d’accordo con noi».