Crisi di governo, Conte: “Andrò in parlamento per chiedere la fiducia”
Dopo Salvini e Di Maio, è la volta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che nella tarda serata di giovedì 8 agosto, subito dopo la fine del comizio del leader leghista a Pescara, parla in conferenza stampa per commentare la crisi di governo in corso.
“Non raccoglierò delle domande”, inizia il premier davanti ai giornalisti. “Dopo il passaggio in Parlamento risponderò a tutte le domande. è venuto a parlarmi Salvini, ha anticipato la volontà di andare a votare e capitalizzare il consenso di cui il partito gode”.
+++ Di seguito i tratti salienti del comizio di Salvini +++
“La nota ufficiale diffusa da Salvini invoca un ritorno alle urne per restituire la parola agli elettori. Ho chiarito nel corso dei colloqui che farò in modo che la crisi da lui innescata sia la più trasparente della vita della Repubblica”.
“I parlamentari sono i rappresentanti della nazione, di tutti i cittadini, avevo promesso che trasparenza e cambiamento sarebbero stati i tratti distintivi e vigilerò affinché questi valori siano rispettati fino all’ultimo giorno. Come ho già chiarito nel corso della mia informativa resa al Senato sulle inchieste russe personalmente non considero il confronto tra governo e Parlamento un molesto orpello del nostro sistema democratico ma la vera essenza della nostra forma di governo e in particolare di una democrazia parlamentare”.
“Non spetta al ministro dell’Interno convocare le Camere e decidere i tempi delle crisi. A lui spettano nella sua veste di senatore e di leader della Lega di spiegare le ragioni che o inducono a interrompere anticipatmante e bruscamente alla crisi di governo. In Parlamento e in tutti gli italiani dovremo dire la verità. Non permetterò più che si alimenti la narrativa di un governo che non opera, del governo dei no. Questo governo ha parlato poco e lavorato molto. Questo governo non era in spiaggia, ma nelle sedi istituzionali a lavorare.
La crisi di governo è ormai aperta e a sancirla sono state le dichiarazioni dei vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio che si dicono pronti alle urne. Una giornata lunga e intensa quella dell’8 agosto, in cui la spaccatura nella maggioranza è diventata talmente evidente da paventare l’ipotesi concreta delle elezioni anticipate [qui le 3 possibili date per il ritorno alle urne].
Tra i due fuochi c’è Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio ha incontrato nel pomeriggio di giovedì il vicepremier Matteo Salvini, a Palazzo Chigi. Qui i due hanno avuto un vertice di appena un’ora, durante la quale il leader leghista ha chiesto al premier di parlamentarizzare la crisi, renderla ufficiale, portando di fatto il Capo dello Stato a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni.
E Conte non sembra essere affatto sulla stessa lunghezza d’onda del vicepremier. Fonti governative lasciano trapelare l’ira del premier in una frase: “Se vuole la crisi gliela faremo sudare e dovrà uscire allo scoperto”.
Intanto Matteo Salvini, dopo aver di fatto sancito l’inizio della crisi di governo, è arrivato a Pescara, dove continua il suo “Estate italiana”. Prima di arrivare in Abruzzo, il vicepremier leghista aveva dichiarato: “Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori”, ha detto il leader della Lega al termine del colloquio con Conte.
Dall’altra parte, anche Luigi Di Maio ha commentato la crisi in corso: “Siamo pronti al voto”, ha dichiarato il vicepremier pentastellato, che ha continuato puntando il dito contro l’ormai ex alleato di governo: “La Lega ha preso in giro il paese”.