“In Italia la situazione è grave ma non è seria”: il geniale titolo del Pais sulla crisi di governo
“In Italia la situazione politica è grave ma non è seria“, scriveva Ennio Flaiano all’interno del suo “Diario notturno” del 1956. Un aforisma abusato negli anni per riferirsi alla situazione politica del Belpaese, spesso impantanato in crisi di governo, fragili maggioranze, situazioni paradossali che fanno emergere l’intero contesto come grottesco, ridicolo, poco serio, al netto di conseguenze gravi e problematiche.
Ha utilizzato proprio la citazione di Flaiano un editoriale del quotidiano spagnolo El Pais per definire l’attuale stallo politico innescato dal mancato voto del M5S sul dl aiuti e dalle dimissioni del premier Mario Draghi, respinte da Mattarella. “Sembra che una specie di difetto genetico condanni la società italiana a tornare periodicamente in quella condizione”, scrive l’editorialista e storico corrispondente del quotidiano, Andrea Rizzi, attribuendo l’intera responsabilità della situazione di crisi al leader grillino Giuseppe Conte, che ha deciso di non votare la fiducia al governo di unità nazionale “in un momento estremamente delicato” come quello attuale, scrive Rizzi.
Questa crisi per El Pais corrisponde alla “storia di un movimento populista che è riuscito a cavalcare l’ampio malcontento sociale che stava travolgendo il Paese con proposte seducenti come il reddito di cittadinanza e che ora si sta disfacendo inesorabilmente a causa dell’incoerenza dei suoi leader e delle loro politiche fino alle sfortunate convulsioni di questa settimana”. La decisione del M5S sarebbe secondo Rizzi “irresponsabile”, perché potrebbe costringere il Paese “ad affrontare la prevedibile criticità dell’autunno/inverno —con carenza di gas, prezzi alle stelle, contrazione economica, complesse decisioni europee legate alla guerra in Ucraina— nel bel mezzo di una campagna elettorale e di una successiva complicata trattativa per formare un governo in uno scenario frammentato e controverso”. Sullo sfondo c’è “lo spettro di un debito pubblico massiccio, decenni di crescita stentata e prospettive di declino demografico. Per tutti questi motivi, la crisi è particolarmente grave”.
La ragione per cui Draghi, nonostante goda di un ampia fiducia in Parlamento abbia deciso a dimettersi dalla carica, è secondo il Pais “chiara”: “L’ex capo della BCE ha accettato un mandato in una situazione complessa con il presupposto del sostegno di una coalizione di unità nazionale. Piaccia o no, con quel perimetro ha realizzato molte riforme”.
“Proseguire dopo la partenza del M5E ha, invece, tutti i segni di un viaggio nel deserto in cui, prima o poi, un altro partner con maturità politica e difficoltà simili a quelle del Movimento, la Lega, avrebbe l’impulso di spiccare il volo considerando che si avvicina la fine naturale della legislatura a marzo. I politici normali sarebbero probabilmente andati avanti. Draghi non vuole esporsi a quella prova, scendere a manovrare in quel fango”, scrive Rizzi, ricordando che anche Salvini, come Conte, soffre di una emorragia di voti che potrebbero portarlo a staccare la spina nei prossimi mesi per recuperare consensi. Tanto che Draghi rimane sordo agli appelli del leader occidentali, dei partiti considerati “responsabili”, degli amministratori locali e delle associazioni di categoria che lo stanno in queste ore implorando di restare alla guida del Paese.
Il commento del Pais termina con un’altra celebre citazione. “‘Oh serva Italia, patria del dolore, nave senza timoniere in mezzo a una grande tempesta, non proprietaria di province, ma di bordello’ gridò Dante nel Purgatorio VI”, conclude Rizzi.