Crisi di governo: cosa succede ora? Tutti i prossimi passaggi, dallo scioglimento delle camere alle possibili date delle elezioni
Alcuni degli step necessari prima di tornare al voto
Crisi di governo: cosa succede ora. Dalla sfiducia, allo scioglimento delle camere sino alle possibili date delle elezioni anticipate: tutti i prossimi step
Crisi di governo: cosa succede ora? Lo spieghiamo elencando tutti i prossimi passaggi: dallo scioglimento delle camere alle possibili date delle elezioni anticipate.
Con l’apertura della crisi di governo da parte di Matteo Salvini, che l’8 agosto ha ufficializzato la volontà della Lega di tornare alle urne, infatti, ora saranno necessari una serie di passaggi istituzionali, che dovranno portare il Paese a elezioni anticipate. Ma sui prossimi step si preannuncia già una battaglia politica tra il leader del Carroccio Salvini, che andare a votare il prima possibile, e il premier Conte, il quale ha già sottolineato che: “Non spetta al ministro dell’Interno convocare le Camere e decidere i tempi delle crisi”.
Il passaggio parlamentare e l’apertura formale della crisi
È il primo passaggio per formalizzare la crisi di governo. Nonostante le pressioni di Matteo Salvini, infatti, il premier Conte ha deciso di “parlamentarizzare”, ovvero di presentarsi alle camere per verificare che il suo governo abbia ancora la fiducia dei parlamentari. Il presidente del Consiglio ha detto che si recherà in Senato, dove il governo da lui guidato ha ottenuto per la prima volta la fiducia. Ma quando avverrà il voto di fiducia? Difficile, al momento, prevederlo. Palazzo Madama, infatti, al momento è in ferie e bisogna garantire che tutti i senatori riescano a rientrare a Roma. L’ipotesi più accreditata, dunque, è che si voti la fiducia, o meglio la sfiducia in questo, il 20 agosto, con il conseguente scioglimento delle camere intorno al 25 agosto.
Le consultazioni al Quirinale e lo scioglimento delle camere
Una volta preso atto della sfiducia delle camere, il premier sale al Colle e rassegna le sue dimissioni al Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica a quel punto svolge le consultazioni con i presidenti di Camera e Senato e tutte le forze politiche per verificare se vi sia un’altra maggioranza possibile. Se non trova alternative, il Capo dello Stato scioglie le camere. Le consultazioni possono svolgersi in tempi brevissimi, anche in 3 giorni come già capitato in occasione delle dimissioni di Matteo Renzi e dell’incarico a Paolo Gentiloni.
Riunione del Consiglio dei Ministri
Una volta preso atto dello scioglimento delle camere da parte del Capo dello Stato, la “palla” torna all’esecutivo, ancora in carica per il disbrigo degli affari correnti, che fissa la data delle nuove elezioni. Secondo la Costituzione, il tempo minimo che deve intercorrere dallo scioglimento delle Camere alle urne è di 45 giorni, mentre quello massimo è di 70 giorni. In realtà, per consentire l’adempimento delle procedure necessarie per il voto degli italiani all’estero occorrono almeno 60 giorni dallo scioglimento delle camere.
Elezioni anticipate: le possibili date
Dunque quando si vota? Difficile prevederlo, al momento. Sono tre, comunque, le date più probabili: 20 ottobre, 27 ottobre e 3 novembre. In realtà, secondo quanto trapelato, Matteo Salvini vorrebbe andare al voto il 13 ottobre, ma, come precedentemente detto, per riuscirci, le camere dovrebbero essere sciolte prima di Ferragosto, ipotesi al momento improbabile. Se le camere, dunque, dovessero essere sciolte entro il 20 agosto, la data più probabile per il voto sarebbe quella del 20 ottobre. Tuttavia c’è un problema non da poco: votare in questa data significa non presentare la manovra alla Commissione Ue entro i termini stabiliti. Problema simile anche per le altre date. Per votare il 27 ottobre, le camere andrebbero sciolte non oltre il 28 agosto, mentre per votare la prima domenica di novembre (il 3) le Camere dovrebbero essere sciolte non oltre 3 settembre.