Crisi +Europa, Della Vedova a TPI: “Io ed Emma dovevamo fermare la giostra per ripartire più forti”
Le regole sul prossimo Congresso di +Europa scatenano un vero e proprio terremoto all’interno del partito: Emma Bonino e Benedetto Della Vedova hanno annunciato le dimissioni. Pesano le divisioni interne e la richiesta di una nuova leadership, con un documento “pseudoanonimo”, come lo definisce la stessa Bonino, che chiede di sbarazzarsi dei vertici e propone una nuova dirigenza per il partito. L’onorevole Benedetto Della Vedova, già segretario di +Europa e sottosegretario al ministero degli Esteri, spiega a TPI le ragioni di questa scelta.
Come siete arrivati a questa decisione così radicale?
Io sto con Emma Bonino, abbiamo condiviso fin dall’inizio la conduzione di +Europa, che nelle ultime settimane si è involuta in una discussione tutta interna. Anche se rivendico la democrazia interna ai partiti e tutto ciò che ne consegue, va detto che non siamo riusciti in diversi mesi a definire le regole per il nuovo congresso: una risicata maggioranza in assemblea, che non è maggioranza nel partito, sta bloccando il congresso. Abbiamo proseguito per troppo tempo in una discussione che si protraeva senza alcun dialogo tra le parti. Ritengo peraltro che quest’anno la discussione politica abbia anche risentito dell’impossibilità di fare incontri dal vivo. In un anno siamo riusciti a fare una sola riunione. Si è sentita la mancanza di un confronto diretto corale. Le chat diventano dei clan, quella online è una modalità con cui non abbiamo ancora preso confidenza, ma questo vale per tutti.
Questa discussione partita il 6 dicembre, dopo oltre 3 mesi era diventata inconcludente. La durissima posizione di Emma che dice “non si parla di politica, sembra che il partito sia stato governato da incompetenti, sembra che +Europa abbia sbagliato la posizione politica ed è invece vero il contrario” è condivisibile, a quel punto anche lei ha detto “non ci sto più”.
Per molti le dimissioni sono cadute come un fulmine a ciel sereno, dato che con Draghi +Europa sembrava aver raggiunto un ottimo risultato.
Questa è proprio la ragione della posizione dura di Emma. Abbiamo gestito un partito piccolo ma sano e lo abbiamo fatto indubbiamente bene: ci siamo trovati a essere nel momento giusto al posto giusto. Siamo sempre stati l’unica forza autenticamente europeista, abbiamo fondato +Europa nel 2017, quando eravamo totalmente controcorrente e c’erano i 5 stelle e Lega contro l’Europa e il Pd che nicchiava. Arriviamo a meta e stiamo a discutere per temi non politici. Non abbiamo avuto posizioni ondivaghe, quando ci sono venuti a chiedere i voti per il conte tris avremmo potuto fare la differenza come peso politico, ma abbiamo resistito anche lì. Siamo stati quelli con la posizione più chiara.
Non vi è costato accettare di condividere la maggioranza con la Lega che non si può dire abbia proprio posizioni europeiste?
Questa è una non-maggioranza. Il presidente Mattarella quando ha preannunciato l’incarico a Draghi ha detto che sarebbe stato un governo non politico. Noi sosteniamo il governo Draghi, continuiamo ad avere visioni antitetiche su migranti, diritti ed Europa a quelle della Lega e in particolare di Matteo Salvini, però se tra la senatrice Emma Bonino e il senatore Matteo Salvini uno dei due deve avere imbarazzo a sostenere il governo Draghi, sicuramente deve essere Salvini. Questa è una fase straordinaria guidata dalla figura di più alto e indiscutibile profilo europeista di tutta Italia.
Sul premier approvazione unanime, la rosa di di ministri, viceministri e sottosegretari però non rappresenta una vera discontinuità, questo si può dire.
Abbiamo dialogato due volte con il presidente del consiglio incaricato e abbiamo preso atto della sua squadra ministeriale, i prossimi mesi diranno se le scelte funzioneranno. Secondo me finora sta funzionando abbastanza.
Adesso cosa accadrà?
Le mie dimissioni sono state funzionali a superare l’impasse. Non riuscivamo ad arrivare a un congresso ordinario, con le dimissioni del segretario bisogna obbligatoriamente convocare un congresso straordinario entro 3 mesi. Saremo forzati a trovare delle regole e a ridare la parola agli iscritti.
Resta la sua candidatura?
Allo stato dei fatti sì, anche se altri si faranno avanti.
Con Draghi peraltro alcune battaglie di +Europa hanno più possibilità di trovare compimento.
Assolutamente sì, a partire dalla campagna vaccinale su cui ci eravamo espressi – previo consulto con esperti – dubbiosi sin dal primo giorno. Oggi con Figiuolo i nostri temi vengono avanti, come l’allargamento della platea dei somministratori di vaccini. E oggi l’obiettivo è quello.
Cosa farà l’onorevole Bonino?
Lei è voluta scendere dalla giostra, condivido il fatto che ormai eravamo incagliati e condivido il richiamo durissimo che ha fatto. Lavoro e lavorerò per creare condizioni diverse da quelle che hanno portato alle dimissioni. Rispetto le sue decisioni, ma +Europa per quanto mi riguarda non può prescindere da Emma Bonino. Avere un congresso è anche un modo per sbloccare le cose.
Come vede l’elezione di Letta a nuovo segretario dem?
Letta è un grande europeista da sempre, si sente europeo come noi, vuole un’Europa sempre migliore, politiche europee più ampie. Anzi, ne approfitto per fargli gli auguri. Per un partito come il nostro quindi Letta è un interlocutore, quello che io auspico è che il nuovo segretario del Pd, a differenza di quanto accadeva prima di lui, è che non scelga come unico spazio di confronto quello con i 5 Stelle. Già nelle parole di ieri sembrava aperto a un confronto con forze europeiste, ambientaliste e democratiche. Negli ultimi tempi quel confronto non c’è stato, il Pd ha scelto un’alleanza asfittica.