Dimissioni di Conte, patto di legislatura, nuovo premier: cosa può succedere ora che Renzi ha staccato la spina
Crisi di governo, cosa succede dopo le dimissioni di Renzi
Con la conferenza stampa in cui ha annunciato le dimissioni delle ministre e del sotto segretario in quota Italia Viva, Matteo Renzi ha aperto la crisi di governo: ma cosa succede ora? Cosa farà e cosa può fare adesso Giuseppe Conte? Ecco i possibili scenari.
Conte va subito in Parlamento
Conte potrebbe recarsi subito in Aula e chiedere ai parlamentari di votare nuovamente la fiducia nella squadra di governo anche senza l’appoggio di Italia Viva. Per non essere sfiduciato, però, dovrebbe contare sui voti dei cosiddetti “responsabili”, parlamentari appartenenti al centro destra o a gruppi misti che sostituiscano il voto dei renziani in Aula. Non è escluso che alcuni rappresentanti di Italia Viva possano comunque votare la fiducia, ma servirebbero in ogni caso nuove figure. Eppure questa prospettiva non piace né a Mattarella né al Pd, perché non assicurerebbe una maggioranza solida, e l’esecutivo sarebbe soggetto ai veti dei parlamentari esterni alla maggioranza di governo.
Conte temporeggia e rimanda la resa dei conti in Parlamento
Prima di andare in Aula Conte potrebbe rimandare la resa dei conti, assumere l’interim dei ministri lasciati liberi da Bonetti e Bellanova e attendere il tempo necessario a votare i nuovi ristori e lo scostamento di bilancio in Parlamento. Eppure, se questo scenario si realizzasse, l’opposizione potrebbe presentare da un momento all’altro una mozione di sfiducia e spingere il governo a contare i voti e a prendere atto della crisi.
Crisi di governo, cosa succede ora – Conte rassegna le dimissioni: patto di legislatura
Conte potrebbe invece salire al Quirinale e rassegnare le proprie dimissioni, il che lo renderebbe spendibile per un terzo mandato. Potrebbe quindi ricevere da Mattarella l’incarico a formare una nuova maggioranza, solida e non raccogliticcia. A questo punto potrebbero manifestarsi nuovi gruppi pronti a sostituire i 18 senatori di Renzi e garantire qualche mese di sopravvivenza al Conte ter attraverso un patto di fine legislatura, quello su cui punta il premier.
Crisi di governo, cosa succede dopo le dimissioni di Renzi: rimpasto
Dall’inizio della crisi di governo aperta da Renzi si è parlato di un “rimpastone”: e cioè della possibilità che la maggioranza resti la stessa ma con più ministri in quota Iv per accontentare il senatore di Rignano. Eppure Conte due giorni fa ha fatto sapere che se il leader di Iv avesse aperto la crisi di governo – gettando il Paese nel caos in piena pandemia – non avrebbe più stretto accordi con lui. Solo in extremis, dopo essersi consultato con Mattarella, ha teso il ramoscello di ulivo, dichiarando di confidare ancora in un passo indietro da parte del suo rivale. Ma Renzi non ha accolto l’invito. Sembra che il leader di Iv preferirebbe una squadra guidata dalla stessa maggioranza, ma da un leader diverso.
Stessa maggioranza, nuovo premier
Se, dopo le dimissioni, Conte non è in grado di mettere insieme una nuova maggioranza, si aprono le consultazioni: in tal caso salterebbe la leadership dell’avvocato e sarebbe un esponente del Pd o del M5S a prendere in mano la squadra, guidando un nuovo governo con la stessa maggioranza (Pd, M5S, Leu e Iv) ma dicendo addio a Conte. Per queste fidure i candidati di punta sono l’attuale ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Crisi di governo, cosa succede ora? Governo di salute pubblica
L’extrema ratio, esclusa in principio dal Pd, è quello di creare un governo di “salute pubblica” con tutti dentro, che traghetti il Paese nei mesi di crisi fino alle prossime elezioni, a maggio o a giugno, prima che scatti il semestre bianco. A guidare un governo nazionale potrebbero essere Mario Draghi o Marta Cartabia. Ma è lo scenario meno probabile.