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Speranza sulle riaperture: “Non c’è una data in cui tutto magicamente finisce. Salvini? Nessuno soffi sull’inquietudine degli italiani”

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Credit: Ansa

Covid, Speranza: “Non posso dare una data sulle riaperture”

“Non posso ancora dare una data per le riaperture, non si possono illudere le persone”: così il ministro della Salute Roberto Speranza spiega perché nell’ultimo decreto anti-Covid, in vigore fino al 30 aprile, non vi sia un riferimento temporale al possibile reintegro delle zone gialle, ma solo possibilità di rivedere le misure qualora i dati dovessero migliorare.

Intervistato da Il Corriere della Sera, Speranza ha parlato anche dello scontro con il leader della Lega Matteo Salvini, che lo ha accusato di avere una posizione ideologica sulle norme anti-Covid: “Non faccio mai polemica, ma penso che nessuno dovrebbe soffiare sul fuoco dell’inquietudine, del tormento di tanti italiani. Di fronte alla difesa della salute dobbiamo unire il Paese e non dividerlo, perché la battaglia è ancora complicata”.

Il ministro sottolinea di essere ben conscio che il “Paese è in forte sofferenza”. Speranza aggiunge: “Sono consapevole che ogni mia scelta provoca un sacrificio e che ci sono settori in grande difficoltà, per cui ritengo che sostegni economici mirati siano fondamentali. Ma la maggior parte degli italiani capisce che queste misure, per quanto costose e dolorose, sono necessarie e io le assumo con animo sereno. Tutelare la vita non è un lavoro sporco, ho giurato sulla Costituzione per questo”.

Sulle ultime norme anti-Covid, Speranza afferma di essere “scettico su questi derby tra rigoristi e aperturisti”.

“Il quadro è ancora molto serio e il punto è adeguare le misure alla situazione epidemiologica – aggiunge il ministro – La principale preoccupazione sono le varianti, quella inglese è arrivata all’86,7% di prevalenza e ha una capacità diffusiva maggiore del 37% rispetto al ceppo originario. Le misure rigorose sono una risposta necessaria, come scrive l’ISS”.

Sul possibile reintegro delle zone gialle, il ministro dichiara: “Nel decreto non c’è nessun automatismo, c’è l’impegno a valutare costantemente i dati, come facciamo ogni settimana. Il presidente Draghi sta tenendo una posizione di grande realismo e pragmatismo, vuole programmare con fiducia il futuro, ma fronteggiando duramente l’epidemia. Dobbiamo avere il coraggio della verità, non illudere le persone. Abbiamo 3700 letti di terapia intensiva occupati, un dato molto alto che deve diminuire”.

Ma quando si potrà riaprire? La risposta di Speranza è secca: “Dobbiamo dire la verità, non possiamo suscitare illusioni che finiscono per rivelarsi un boomerang. Io però sono ottimista, grazie ai sacrifici di queste settimane e all’accelerazione della campagna di vaccinazione, già nella seconda parte della primavera vedremo risultati incoraggianti e staremo meglio”.

“Non c’è una data in cui tutto magicamente finisce, ci vorrà molta gradualità – aggiunge il ministro – La cabina di monitoraggio verifica costantemente l’evoluzione epidemiologia, è probabile che alcuni territori rossi possano passare in arancione. In questo momento parlare di area gialla è sbagliato perché i nostri scienziati ritengono non sia sufficiente a contenere il contagio con questo livello di vaccinazione”.

Ed è proprio la vaccinazione, ricorda Speranza, “l’arma decisiva per chiudere questa fase così difficile. Abbiamo superato le 280 mila dosi somministrate in un giorno e non c’è dubbio che dobbiamo accelerare ancora di più”.

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