Esclusivo: Cotticelli a TPI: “Davo fastidio alla massoneria. Volevano eliminarmi, non potendo uccidermi mi hanno screditato”
Intervista esclusiva al generale Saverio Cotticelli, ex commissario alla Sanità in Calabria, subito dopo la sua apparizione in tv da Giletti: "Il Governo aveva deciso di sostituirmi da sei mesi, quell'intervista è stata un pretesto. Dopo il colloquio con 'Titolo Quinto' ho vomitato tutta la notte. Ho dato fastidio al potere reale, alla massoneria, che è il mondo di mezzo calabrese: ho cancellato appalti oscuri per 500 milioni, per questo volevano eliminarmi"
Non ero io. Non ero io quello che ha parlato nell’intervista a “Titolo Quinto”!
Cosa significa, scusi, Generale Cotticelli?
Che non mi riconosco in quell’uomo. Non ero io.
Era lei.
Sì, ma stavo male. Era come se fossi un altro.
Ma lei pensa davvero quello che ha detto ieri da Giletti?
Sì, sto indagando su me stesso. Su cosa mi è accaduto.
Perché non si riconosce nel se stesso che ha visto nella sua intervista?
Esatto. Nemmeno la mia famiglia mi ha riconosciuto. Sono ancora sconvolto.
Questo lo ha detto ieri sera all’Arena. Ma cosa significa esattamente?
Sto valutandolo con il mio medico, sto ricostruendo quello che è accaduto il giorno dell’intervista. È tutto molto strano. Gli orari, la modalità… non torna nulla.
Cosa è strano?
La mia sostituzione era già decisa. Da sei mesi.
Come come?
Sì, diciamo come stanno davvero le cose. Il ministro Speranza aveva già deciso di nominare Zuccatelli. Ormai è chiaro, carte scoperte.
Quindi lei?
Io dovevo essere rimosso. È semplice.
Sta scherzando?
Affatto. La mia intervista è solo stato un pretesto.
Tuttavia l’ha fatta.
Certo, glielo ho già detto, non lo nego.
E quindi? Sospetta davvero di essere stato drogato? Vittima di un complotto?
Questo non lo so. Ripeto, sto indagando: io so che dopo quell’intervista ho vomitato tutta la notte. Sono stato malissimo.
Generale, ma si rende conto di quello che sta ipotizzando?
Certo.
Lei sta sostenendo che qualcuno avrebbe operato per farle del male, per spingerla alle dimissioni.
Ah, c’è di peggio.
Ma perché, scusi?
Senta, la Calabria ha una terra di mezzo. Da un lato la povera gente, dall’altro il potere, in mezzo ci sono loro.
Loro chi?
La massoneria. Con i suoi riferimenti a Roma.
E cosa significa questo? Lei non ricordava chi dovesse fare il piano Covid e il numero delle terapie intensive attivate.
Ma come potevo non ricordarlo, scusi? Quel piano esiste davvero, e l’ho predisposto io.
Capisce che questa domanda non può farla a me. Dovrei farla io a lei.
Ha capito cosa le ho detto? In Calabria tutto è deciso da questo mondo di mezzo: e io a questa massoneria non ho dato tregua.
E quindi…
Se vuole glielo spiego.
È notte. Il generale Saverio Cotticelli ha appena finito di rilasciare una clamorosa intervista a Massimo Giletti, durante la puntata di Non è l’Arena. Ha detto tante cose, ha ricostruito la giornata che ha prodotto le sue dimissioni, ha lanciato accuse pesanti ma il tempo non gli è bastato. E così – dietro le quinte – mi spiega, prima di andarsene, il suo sospetto. E la sua risoluzione: “Andrò in procura”.
Scusi generale, ci pensi per un attimo: come si può credere ad un uomo che dice “Non riconosco me stesso”.
Capisco la sua ironia. Ma io mi sono dimesso. Ho abbandonato il mio incarico. Questo è sempre un gesto nobile.
Ma non necessariamente prova quello che lei sta dicendo.
Ma ha capito che potrei scrivere un libro? Ha idea di quello che ho trovato nella sanità calabrese?
No, me lo dica lei.
C’erano fatture ai privati, nella sanità calabrese, che venivano pagate tre volte. C’erano posto di lavoro, appalti oscuri, il potere reale mercanteggiava su tutto.
Che tipo di mercato?
Il più classico. Io ti do i fondi, tu mi dai il lavoro.
Ma questo cosa c’entra con il Covid, scusi?
Io potrò avete tanti difetti, ma a questi signori ho tolto il concime dal vaso. Gli ho cancellato 500 milioni di euro di appalti. Gli ho revocato gli affidamenti impropri.
Sì, ma questo cosa c’entra con l’intervista in cui non riconosce se stesso?
Guardi che questi, se potevano mettermi sotto una macchina, l’avrebbero già fatto.
Si rende conto della gravità di quello che sta dicendo?
Non si dimentichi che sono un carabiniere. Un incidente avrebbe risolto: però io sapevo come proteggermi, mi creda.
Ma cosa c’entra il mondo di mezzo calabrese con chi doveva fare il piano anti-Covid?
Se non potevano mettermi sotto una macchina, allora restava solo la possibilità di screditarmi. Noto che questo alla fine è accaduto.
Ma chi sono questi nemici così spietati e potenti?
Nell’intervista a Giletti le ho definite “menti raffinatissime”. È la citazione di una celebre frase Giovanni Falcone. Insomma le sto parlando di una forza che in Calabria ha un potere enorme: la masso-mafia.
Ma scusi, chi sapeva nel suo Entourage che lei avrebbe fatto quell’intervista?
Quel pomeriggio? Solo io e la mia vice commissaria, che era lì con me.
Non starà mica sostenendo che i giornalisti di “Titolo quinto” hanno partecipato ad un piano. È senza senso!
E chi lo ha detto? I poteri di cui parlo non hanno difficoltà di intelligence. E poi…
Cosa?
Quel giorno è stato tutto strano: prima dovevano venire alle 15.00, poi sono venuti alle 18.00, avevano un tono inquisitivo che nemmeno delle Iene.
Iene?
Iene, iene. Quelle del programma di Mediaset.
Generale lei non può prendersela con altri per quello che è accaduto a lei.
Avevano quel documento, che mi è stato spedito il 27 ottobre, e che io ho ricevuto quel giorno. Proprio quel giorno!
Insomma, un complotto per sostituirla con Zuccatelli.
Ma ha sentito quello che ho detto a Giletti? Io ho lavorato due anni senza nessun supporto: senza una segreteria, senza nemmeno una dattilografa. Da so-lo!
E adesso?
Adesso a Zuccatelli danno una struttura con 27 persone! Che costa tre milioni di euro.
Se lei non si fosse dovuto dimettere a capo di quella struttura ci sarebbe lei, non Zuccatelli.
(Sorriso). Ma davvero può crederlo? Le ho detto che Zuccatelli lo volevano mettere da prima! È di LeU, lo stesso partito di Speranza, è amico di Bersani, se ne andava in giro per la Calabria a dire che sarebbe stato nominato commissario da mesi, e come vede lo anche è diventato.
Ed è bravo?
Non scherzi: ha litigato con tutti, è in guerra con il mondo, è positivo al Covid, e dice quelle cose sul contagio. Perfetto.
Quindi?
(Sorriso). Quindi nulla.
Nulla?
(Altro sorriso). Glielo ho detto: su questa storia dovrei scrivere un libro.