Il racconto di Cottarelli di quei 4 giorni da premier incaricato
Il professore stava per guardare una puntata di Breaking Bad quando è arrivata la chiamata del Quirinale: "Avevo allestito un governo con 13 ministri, ora mi auguro che l'Italia non diventi un laboratorio per strani esperimenti"
Carlo Cottarelli ha raccontato in un lungo articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa i suoi quattro giorni da premier incaricato.
Dopo aver ricevuto dal Quirinale l’incarico di formare un governo tecnico e aver ottenuto il sì da parte di tutti i possibili ministri contattati, il 64enne ex commissario alla spending review (qui un suo profilo completo) ha rimesso il mandato per consentire la nascita di un esecutivo politico, soluzione che lui stesso ritiene sia “la migliore possibile”.
Cottarelli riferisce di essere stato contattato dal Colle nella serata di domenica 27 maggio, dopo lo strappo tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’asse Movimento Cinque Stelle-Lega.
La telefonata, spiega lui stesso, è arrivata “del tutto inaspettata”.
“Avevo appena finito di correggere i compiti dei miei studenti e mi accingevo a mangiare un piatto di lenticchie e vedere la settima puntata di Breaking Bad”, racconta Cottarelli, visiting professor all’Università Bocconi di Milano.
Lo aspettava la prima di “tre notti insonni”.
Il giorno successivo Cottarelli prende un treno di prima mattina e si dirige a Roma.
Convocato al Quirinale, l’economista sottolinea anche il curioso particolare di aver dovuto comprato un rasoio per farsi la barba, avendo dimenticato il suo nella casa di Cremona.
Il professore racconta il colloquio con Mattarella. “Il presidente è chiarissimo su quello che devo fare: vista l’impasse politica, occorre formare un governo tecnico che porti il paese alle elezioni, a inizio 2019, se il governo otterrà la fiducia su un programma che comprende l’approvazione della legge di bilancio; dopo il mese di agosto se la fiducia non verrà ottenuta”.
Il premier accetta l’incarico con riserva e si attiva subito. Martedì “nel primo pomeriggio la lista è pronta”.
“È un governo snello, tredici ministri in tutto, quattordici con me, sei uomini e otto donne. Al pomeriggio si torna al Colle per la lettura della lista”, racconta Cottarelli.
Il presidente del Consiglio incaricato rivela che tutte le persone contattate per assegnare i ministeri avevano dato la propria disponibilità.
Ma, come ricostruisce lo stesso professore, “i mercati non prendono bene l’ipotesi di un governo tecnico. La fiducia non c’è”.
Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi, infatti, è schizzato nel frattempo oltre quota 300 punti base. E inoltre tutti i principali partiti hanno fatto sapere che non voteranno la fiducia all’esecutivo transitorio di Cottarelli.
A questo punto “ripartono le voci su un possibile governo politico”.
“Un governo politico in grado di ottenere la fiducia dal parlamento sarebbe stato nel pieno dei suoi poteri e avrebbe quindi potuto gestire al meglio la pressione dei mercati finanziari”, racconta l’ex commissario alla spending review.
“Anche più importante era il fatto che un governo politico avrebbe evitato le elezioni e quindi altri tre o quattro mesi di graticola sulla questione dell’euro. Occorreva fare un ultimo tentativo per avviare un governo politico”, ammette Cottarelli.
Nella giornata di giovedì Movimento Cinque Stelle e Lega trovano la quadra per l’esecutivo con lo spostamento di Paolo Savona dal ministero dell’Economia a quello degli Affari europei.
In serata Cottarelli torna al Quirinale e rimette il mandato, aprendo così la strada alla nascita del governo M5S-Lega presieduto da Giuseppe Conte.
L’ormai ex premier incaricato fa gli auguri di “buon lavoro” al nuovo esecutivo, ma si augura “che l’Italia non diventi un laboratorio per strani esperimenti”
“Il pericolo è per ora scampato”, osserva. “Lo spread si sta riducendo. Ma l’economia italiana resta fragile. Fragile ad annunci inappropriati, fragile ad azioni avventate, fragile rispetto a choc esterni che ci possono colpire”.
“Occorre renderla più robusta, soprattutto avviando la riduzione del nostro debito pubblico, piuttosto che mirare a una massimizzazione della crescita nel breve periodo”, sostiene Cottarelli.
“Spero che, al di là degli annunci, il nuovo governo ne sia consapevole”.