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Coronavirus, i sindaci leghisti irresponsabili che se ne fregano delle misure anti-contagio (di S. Lucarelli)

Immagine di copertina
I sindaci Ottavio De Martinis (Montesilvano), Paolo Tiramani (Borgosesia) e Alan Fabbri (Ferrara).

A Montesilvano si balla con Elettra Lamborghini al centro commerciale, a Borgosesia si festeggia come se nulla fosse il Carnevale, a Ferrara si tagliano i prezzi dei musei: forse Salvini dovrebbe spiegare ai suoi sindaci che anche il Coronavirus sembra amare lo slogan “prima gli italiani”. E raccomandare loro di non prendere iniziative che mettono a repentaglio la salute dei cittadini

Mentre Salvini accusa il governo di essere incapace di gestire l’emergenza Coronavirus e spiega a El Pais quanto i poveri sindaci italiani siano disorientati, farebbe bene a dare un’occhiata a come contribuiscono al contenimento del contagio i suoi, di sindaci. Qualche giorno fa, hanno fatto il giro del web le immagini del centro commerciale a Montesilvano, in provincia di Pescara, con la folla accalcata per applaudire Elettra Lamborghini. Madri, padri, bambini l’uno addosso all’altro convinti, evidentemente, che Elettra Lamborghini sia il vaccino. Oppure semplicemente persuasi del fatto che arrosticini e brodetto abruzzese rendano immuni dal contagio. Un’iniziativa del centro commerciale Porto Allegro, certo, il quale ha giustificato l’iniziativa dicendo che “la cattiva comunicazione può danneggiare i commercianti”. Certo, finirà che i posti in terapia intensiva sono pieni per colpa delle fake news.

In soccorso del direttore del centro commerciale e dei cittadini di Montesilvano incuranti del rischio Coronavirus è arrivato il sindaco leghista di Montesilvano Ottavio De Martinis. “Leggo sterili rimbrotti.. ma i cittadini colti da una PSICOSI COLLETTIVA hanno capito che l’economia è al collasso? Avete deciso di barricarvi in casa? Per una volta che vi hanno dato questa possibilità, usate il vostro tempo per godere dei vostri affetti anziché fare i professorini!”. A parte la genialità del non comprendere che l’eventuale propagarsi del Coronavirus anche in Abruzzo e in tutto il centro e Sud Italia non sarà un grande beneficio per l’economia locale, secondo l’arguto sindaco chi non partecipa agli assembramenti per tutelare se stesso e la comunità è “un professorino che si barrica in casa”.

Eppure, se il sindaco De Martinis avesse avuto da sempre come buona abitudine di vita quella di mantenere la distanza di sicurezza consigliata dal prossimo, magari si sarebbe risparmiato, come accaduto due anni fa, una condanna e 4.000 euro di risarcimento per aver rotto con una testata il naso di un consigliere comunale. Poi dice che la distanza di sicurezza non tutela i cittadini.

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Ma non è l’unico genio leghista. Meglio di lui ha fatto Paolo Tiramani, deputato e sindaco della Lega di Borgosesia, provincia di Vercelli. Tiramani, fedelissimo del capitano, qualche giorno fa era intervenuto in aula con un intervento durissimo, di quelli da indignato per l’incapacità del Governo di gestire l’emergenza Coronavirus. Aveva iniziato tuonando: “Noi siamo di fronte a una POTOLOGIA che oggi non se ne capisce la portata!” e già lì i colleghi deputati avevano capito che alla prova tampone per capire se avesse finito gli studi era risultato negativo. Poi aveva continuato: “Da sindaco ho dovuto fronteggiare situazioni senza linea guida, Conte non salvaguarda i medici, noi vogliamo salvaguardare i primari di medicina che salvaguardano la propria popolazione, il problema va affrontato con unità nazionale, non deve più capitare che il governo attacchi le amministrazioni locali! Vanno prese misure nuove perché quello che il capo della protezione civile ha fatto non è degno di un paese civile, dovrebbe ritirarsi, con Bertolaso questi problemi non li avremmo avuti!”.

Insomma, quante ne sa questo Tiramani. Quante. Peccato che sei giorni dopo, precisamente il 4 marzo, a Borgosesia, come se l’emergenza Coronavirus e tutte le raccomandazioni di evitare assembramenti e raduni per tutelare la salute dei cittadini non fossero mai esistite, il saggio Tiramani consente il festeggiamento del Carnevale. Anzi, la famosa festa di chiusura, il “Mercu Scurot”. Tiramani l’ aveva prima annullata (la data originaria era proprio quella in cui ha fatto il suo discorsetto alla Camera) e poi posticipata al 5 marzo, firmando pure una splendida ordinanza per tutelare la salute dei suoi concittadini. Un’ordinanza in cui come racconta Vercellinotizie raccomanda ai cittadini di non usare lo spray a peperoncino e di non portare bottiglie di vetro. Mica di stare a distanza e di non lasciare scie di saliva sulle guance altrui, no. Di evitare le bottiglie.

Risultato? Centinaia di cittadini (compresi molti anziani e bambini) a festeggiare, molti dei quali provenienti anche da paesi limitrofi, attaccati come sardine e tutti bere dal tradizionale “cassù”, una specie di bicchiere di legno. Peccato che in una foto si veda chiaramente che le bottiglie, nel gesto di versare il vino, vengono poggiate sul bordo di ogni singolo cassù dei partecipanti, quindi norme igienico-sanitarie al livello di Calcutta e addio.

Una immagine del Carnevale di Borgosesia. Credit: Norcap Studio Facebook

I cittadini più saggi di Borgosesia hanno criticato fortemente la decisione del sindaco inondando la sua bacheca Facebook di critiche e Tiramani, quello che “Ci voleva Bertolaso!”, ha risposto: “Ho ottemperato a quanto richiesto dal governo, avrei dovuto fare un atto contrario e non richiesto da un ente superiore”. In pratica, secondo Tiramani, il governo ha ordinato di festeggiare il Carnevale e di riversarsi in centinaia nella piazza tutti insieme. Poi, a chi gli dice che non avrebbe dovuto concedere l’autorizzazione, risponde con coerenza “La verità è che i governo dovrebbe mettere tutti in quarantena a casa propria!”. Cioè, secondo lui si dovrebbe fare come a Wuhan però visto che nessuno lo ordina, fa come a Rio De Janeiro. E poi “Io mi adeguo a ciò che team scientifici elaborano”.

Peccato che tutti gli scienziati stiano dicendo che quello che ha fatto – autorizzare una festa – sia un gesto irresponsabile. E lo è non solo per il suo paese, ma per tutto il Paese, perché se tutti i comuni oggi organizzassero feste, manifestazioni, fiere come se niente fosse, fottendosene di quello che dovrebbe suggerire il buon senso al di là di singoli decreti e ordinanze, nel giro di due settimane in Italia avremmo più casi che in Cina. Ma Tiramani si ricorda dell’emergenza solo quando va in aula a fare il discorsetto da sindaco modello. Che si dimetta lui al primo contagiato in paese, anziché il capo della protezione civile.

Infine, c’è l’immancabile sindaco di Ferrara Alan Fabbri, quello che voleva i pullman per soli rom, che per rilanciare la città segue le orme del già pentito Nardella e offre tutti i biglietti dei musei della città a metà prezzo. È una buona occasione per chi è completamente digiuno di arte e cultura, quindi ci auguriamo che Alan Fabbri approfitti della sua stessa offerta. E che magari Salvini spieghi ai suoi sindaci che anche il Coronavirus sembra amare lo slogan “prima gli italiani”. Quindi che i suoi prodi sindaci si diano una svegliata e non prendano iniziative che mettono a repentaglio la salute dei cittadini, o qui va a finire che per ripopolare il paese tra un anno ci vorranno i barconi. Ma sul serio.

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