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La rivolta di sindaci e medici contro la Regione Lombardia: “Nessuna strategia, ci ha abbandonati”

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La rivolta di sindaci e medici contro la Regione Lombardia: “Nessuna strategia, ci ha abbandonati”

A due mesi dall’inizio dell’emergenza Coronavirus in Italia la Regione Lombardia vine fortemente criticata per la gestione della pandemia: sindaci e medici lombardi attaccano l’operato delle autorità regionali, accusandole di essere stati abbandonati e non adeguatamente sostenuti nella loro lotta in prima fila contro il Covid-19. Contro le decisioni della giunta Fontana si schiera anche Legacoop Lombardia, associazione di categoria che denuncia la diffusione del contagio dalle aziende rimaste aperte durante il lockdown.

Il sindaco di Gussago (Brescia): “La Lombardia non lo dice ma mi viene il sospetto che ci stia facendo raggiungere l’immunità di gregge”

Tra i sindaci lombardi che hanno attaccato la gestione dell’emergenza a livello regionale c’è Giovanni Coccoli, primo cittadino di Gussago, in provincia di Brescia. Ieri il sindaco ha inviato una lettera con parole molto forti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte, dicendo che la sua comunità è stata abbandonata. “Stiamo assistendo al dramma per cui le persone non si recano più in ospedale, né vi portano i propri cari anziani perché hanno paura che se questo viene a mancare non lo rivedono più”, denuncia Coccoli a TPI. “Dall’altro lato ci sono persone sintomatiche presso il proprio domicilio che non vengono più ricoverate. Le terapie per i malati qui i medici di base le fanno al telefono, perché alcuni dei medici sono positivi quindi ovviamente non escono di casa”.

“La Lombardia non lo dice ma mi viene il sospetto che ci stia facendo raggiungere l’immunità di gregge”, dice il sindaco, “Boris Johnson lo ha dichiarato ed è finito in terapia intensiva, qui anche se non viene dichiarato la linea sospetto sia la stessa: non controlliamo nessuno e vediamo chi sopravvive”. Coccoli accusa la giunta regionale di una “totale mancanza” durante la gestione della crisi e si dice contrario alla possibilità di riaprire dopo il 4 maggio. “A Roma non c’è la percezione di quello che sta accadendo: a Brescia abbiamo superato i numeri di Bergamo. Mi fa imbestialire che i dati ufficiali a Brescia delle ultime 3 settimane sono parziali perché tutti i positivi delle Rsa non vengono pubblicati, vengono trasmessi solo a noi sindaci. Oggi (22 aprile, ndr) ad esempio i dati ufficiali parlano di 161 positivi, io ne ho registrati 178. Questi 17 sono tutti anziani positivi presso le Rsa del mio comune: nessuno ne risponde perché questi dati non vengono pubblicati. Di cosa abbiamo paura?”.

Fase 2, medici lombardi contro la Regione: “Piano inconsistente, nessuna analisi per correggere errori fatti”

Contro la gestione lombarda dell’emergenza si sono schierati anche i medici di medicina generale della Lombardia. Paola Pedrini, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia ha parlato di “assoluta inconsistenza dei contenuti del documento sulla ‘Fase 2’, di recente approvato dal Consiglio regionale della Lombardia, riguardo alle proposte di riorganizzazione del sistema sanitario”. Tali proposte, secondo il medico “altro non fanno che riproporre l’esistente, lasciando di fatto immutate le criticità risultate evidenti, dolorosamente, nella gestione di questa pandemia”.

“Altro che runner, i contagi sono arrivati dalle aziende sempre aperte”: la denuncia di Legacoop Lombardia

“Una fase 2 senza un piano è pura follia, non bastano certo guanti e mascherine”. La Legacoop lombarda è tra le associazioni di settore che sottolineano la grave situazione sanitaria nella provincia di Bergamo. Su TPI l’associazione ha denunciato che i contagi sono arrivati tramite le aziende aperte durante il lockdown. E andando contro i loro stessi interessi, chiedono di frenare sulla riapertura.

Sindaco di Segrate: “Regione ha responsabilità per queste morti, ha agito troppo tardi”

“La Regione Lombardia ha sulla coscienza queste morti, ha agito troppo tardi, non ha mai avuto un piano”. Sono le dure parole di Paolo Micheli, sindaco di Segrate (Milano), sulla gestione lombarda della crisi sanitaria. “Nel nostro comune ci sono centinaia di persone che avrebbero diritto di sapere se hanno il Covid-19 ma non riescono a saperlo, perché sostanzialmente il tampone viene fatto solo quando arrivi in ospedale”, prosegue il sindaco. “Ogni giorno sento qualcuno piangere, è qualcosa che è fuori controllo, sono stufo dello scarica barile su di noi amministratori locali”.

“Mi ero attivato per poter effettuare i test sierologici, pensando di metterli a disposizione dei medici di base per aiutarli a fare le diagnosi”, racconta il sindaco a TPI. “Avevo anche trovato sponsor qui a Segrate, che avrebbero finanziato l’iniziativa, ma ho dovuto fermarmi perché mi è stato comunicato che le case diagnostiche a cui ci eravamo rivolti non erano più disponibili”. Una sorta di veto dalla Regione Lombardia? “Nessun veto, non ci eravamo mai rivolti ufficialmente alla Regione di effettuare i test sierologici”, precisa Micheli. “Solo che le due case diagnostiche private con cui ero in relazione e stavo per partire con questo protocollo (pagato con lo sponsor) pochi giorni fa si sono tirate indietro, dicono che la Regione Lombardia le ha bloccate” (qui l’intervista completa e la risposta della Regione).

Leggi anche: 1. “Censurano le morti e non rispondono da giorni”: così la RSA di Legnano si è trasformata in un lazzaretto / 2. Visite ai parenti, spostamenti e tempo libero: cosa potremo fare dal 4 maggio

3. Coronavirus, in arrivo il test per valutare gli effetti della quarantena sulla psiche 4. Coronavirus in Italia, ultime notizie. Fase 2: ipotesi esame orale di maturità nelle scuole. Lavoro: possibili turni anche nei weekend

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