Coronavirus, il trionfo della burocrazia: in Italia 670 provvedimenti in 100 giorni
Boom di decreti e ordinanze per affrontare l'emergenza Covid-19: fino a fine aprile 200 atti normativi dal governo e circa 470 dalle Regioni. L'analisi e i dati del Centro Studi di FB & Associati
Coronavirus e burocrazia: 670 provvedimenti in 100 giorni
L’emergenza Coronavirus a suo modo ci ha ricordato quanto l’Italia sia malata di burocrazia, un Paese in cui spesso è difficile orientarsi tra una miriade di provvedimenti varati dal legislatore ad ogni livello, dal governo alle Regioni. A confermare quanto siano numerosi gli atti approvati sono oggi i dati di un’analisi realizzata dal Centro Studi di FB & Associati, prima società di lobbying e advocacy fondata in Italia nel 1996, un rapporto che presenta una sintesi ragionata della produzione normativa che ha caratterizzato il tema Covid-19.
Da tabelle e visualizzazioni emerge che in 100 giorni, per la prima volta nella storia del Paese, sono stati rilevati più di 200 atti nazionali e circa 470 a livello regionale.
Coronavirus, burocrazia e numero dei provvedimenti: 200 dal governo, 470 dalle Regioni
“Il Governo – sono i dati forniti da FB & Associati – ha adottato oltre 200 provvedimenti, dai decreti-legge ai d.P.C.M., dalle ordinanze del Ministro della Salute a quelle del Capo della Protezione Civile, oltre ai decreti ministeriali che hanno affrontato specifiche tematiche di competenza di specifici dicasteri. Le Regioni, allo stesso modo, hanno adottato a volte sin dall’insorgenza dei primi casi di Covid-19, provvedimenti contingibili e urgenti, volti al contrasto della diffusione epidemiologica che, nel periodo compreso tra il 24 febbraio ed il 25 aprile, ammontavano a 468”.
Gli autori dell’analisi spiegano che “all’incremento della produzione normativa, corrisponde una parallela espansione delle competenze di alcuni decisori e l’incremento dei soggetti abilitati a decidere, disporre o coordinare e, conseguentemente, dei livelli decisionali (commissari straordinari ad acta, task force nazionali e locali, comitati di esperti, etc.)”.
E ancora: “La successione temporale e il contenuto dei provvedimenti regionali hanno costituito, costituiscono e costituiranno uno dei più imponenti stress test del Titolo V della Costituzione repubblicana nella misura in cui hanno mostrato come provvedimenti “contingibili ed urgenti” nazionali e regionali possono generare frizioni in settori di grande rilevanza economica e sociale (imprese, trasporti, scuole, etc.)”.
Più provvedimenti nelle Regioni meno colpite dal contagio
Dalle tabelle emerge che le Regioni più prolifiche di normative fa inizio emergenza fino al 25 aprile sono state Abruzzo, Toscana e Campania, e che generalmente, e paradossalmente, le Regioni meno colpite dal Coronavirus hanno prodotto un numero maggiore di provvedimenti.
“Se da un lato – fa sapere ancora il Centro Studi di FB & Associati – alcuni governatori hanno sostenuto che il contenimento dei casi sarebbe dovuto proprio alle maggiori restrizioni imposte, dall’altro sembrerebbe che Regioni omologatesi alle restrizioni del governo centrale siano riuscite a limitare, comunque, il numero dei contagi”.
Tra le Regioni intervenute in maniera decisa per contrastare il diffondersi del contagio di Covid-19 sui propri territori ci sono soprattutto Abruzzo, Toscana, Campania, Calabria e Lazio, che fino al 25 parile hanno superato le 30 ordinanze, distanziando di molto le altre Regioni, che hanno contenuto la loro produzione
normativa al di sotto dei 30 provvedimenti.
FB & Associati conclude che la produzione normativa delle Regioni non ha seguito una logica connessa all’aumento dei casi di Coronavirus. “Questa prima evidenza – si spiega – è tanto più importante se si tiene conto che, viceversa, uno dei principi dell’azione di governo per contrastare il virus è stato quello di assumere decisioni sulla base di una costante e serrata interlocuzione con il Comitato tecnico-scientifico istituito a Palazzo Chigi, che avrebbe sostenuto con evidenze scientifiche le difficili restrizioni imposte sul territorio nazionale”.
“La gestione dell’emergenza è stata, quindi, declinata differentemente tra Stato e Regioni, non senza effetti sulla tenuta politica della maggioranza di Governo. In questo quadro appare utile interrogarsi circa le future evoluzioni del rapporto Stato-Regioni, tenuto conto che questo tema potrebbe rimanere alla base del dibattito politico istituzionale del Paese”.
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