Conte e Di Maio aprono al voto ai ragazzi di 16 anni
La proposta lanciata dall'ex premier Letta
Conte e Di Maio: sì al voto a 16 anni
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio aprono al voto ai ragazzi di 16 anni. Il presidente del Consiglio e il capo politico del M5S hanno manifestato la loro disponibilità a valutare la proposta lanciata in un’intervista a Repubblica dall’ex premier Enrico Letta.
Su Facebook Di Maio ha scritto: “Il voto ai sedicenni è una proposta che portiamo avanti da sempre e che sosteniamo con forza. I giovani in Italia vengono definiti, a seconda del momento, choosy, viziati, ‘gretini’: per noi questi giovani vanno soprattutto rispettati, ascoltati e messi al centro della nostra politica. Se a 16 anni un giovane può lavorare e pagare le tasse, dovrebbe almeno avere il diritto anche di votare e scegliere chi decide della sua vita”.
E ancora: “I giovani – ha proseguito il ministro degli Esteri – sono una risorsa preziosa e sono il futuro di un’Italia che si informa, che partecipa e che deve essere valorizzata sempre di più. In alcuni Paesi il voto ai sedicenni è già previsto: in Scozia, Austria, in alcuni Laender tedeschi, in Argentina e Brasile ad esempio”.
“Discutiamone subito in Parlamento, perché – ha continuato Di Maio – queste sono le riforme costituzionali che cambiano le prospettive di un Paese e che ci spronano a fare sempre meglio. Noi ci siamo e pensiamo che chi teme il voto dei più giovani, forse sa di averli traditi in passato, con scelte politiche che hanno creato povertà, mancanza di opportunità, danni all’ambiente che oggi proprio i più giovani stanno difendendo. Adesso è ora di dare questo diritto a chi ha più futuro davanti”.
Ma pure Conte ha commentato positivamente la proposta di Lettasul voto ai ragazzi di 16 anni.
“Abbassare la soglia per votare a 16 anni per me va benissimo. Ci sta. In altri ordinamenti già lo fanno”, ha detto il presidente del Consiglio intervenendo in diretta a Skuola.net e augurandosi che la riforma possa essere di iniziativa parlamentare. “Non è iniziata ancora una riflessione di governo ma potremmo farla: anzi forse sarebbe più utile che la si facesse in sede parlamentare”, ha commentato.