Conte striglia Confindustria: “Rispedisco al mittente le parole di Bonomi”
Il premier in conferenza stampa risponde al presidente degli industriali che aveva dichiarato: "Questa politica rischia di fare più danni del Covid"
Conte a Confindustria: “Governo fa più danni del virus? Parole infelici”
Nel corso della conferenza stampa di oggi a Palazzo Chigi non è mancata una risposta di Giuseppe Conte al nuovo presidente di Confindustria Carlo Bonomi (eletto il 20 maggio), che nei giorni scorsi ha dichiarato che la politica “rischia di fare più danni del Covid”. “Un’espressione infelice che rimandiamo al mittente”, ha detto il presidente del Consiglio rispondendo alle domande dei giornalisti.
“Questa politica rischia di fare più danni del Covid”, aveva detto Bonomi in un intervista pubblicata su Repubblica il 30 maggio, criticando le scelte del governo. “Non voglio passare come una Cassandra – aveva aggiunto – ma la narrazione secondo cui una volta passata la pandemia tutto tornerà come prima è una falsità bella e buona”. E ancora: “Sto cercando di mettere tutti davanti alla realtà: gli imprenditori sono fortemente preoccupati. In autunno molte imprese non riapriranno, altre dovranno ridimensionarsi. Non sappiamo cosa succederà domani, che ne sarà delle commesse, degli ordini, dei fornitori”.
Nel corso del suo intervento Conte oggi è intervenuto più volte sul mondo dell’impresa, sostenendo tra l’altro che il mondo degli industriali non si deve limitare a chiedere solo meno tasse. “Questo governo ha il culto del principio costituzionale della libertà di impresa. Ci confronteremo con tutte le associazioni di categoria, dell’industria, delle imprese, discuteremo di riduzione di pressione fiscale, ma non può essere l’unico tema”, è la posizione espressa dal premier.
“Questo governo non ha una cultura collettivista, si è parlato anche di sovietizzazione. Mai pensato”, ha affermato presidente del Consiglio. “Questo governo ha il culto del principio costituzionale della libertà di impresa ma a me piacerebbe che chi ha responsabilità di una impresa possa ragionare e abbracciare delle prassi socialmente responsabili. C’è una responsabilità dell’impresa anche come istituzione e ciò appartiene alla migliore tradizione italiana: faccio un nome, Olivetti”.