Il premier Conte: “Avrei visto bene Draghi presidente Commissione Ue, ma disse che era stanco”
"Quando si fa il suo nome ho l'impressione che lo si tiri per la giacchetta", dice il premier. E su Mattarella: "Vedrei benissimo un secondo mandato"
“Avrei visto bene Draghi come presidente della Commissione Europea, l’ho incontrato perché non volevo spendere il suo nome invano, ma mi disse che era stanco”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ospite della festa del Fatto quotidiano, ha parlato dell’ex presidente della Bce, Mario Draghi, il cui nome finisce sui giornali ogni volta in cui si parla di retroscena sulle difficoltà del governo. “Quando si fa il suo nome ho l’impressione che lo si tiri per la giacchetta”, ha detto Conte ma “non lo dico perché lo considero un rivale”.
A proposito del Quirinale, Conte esprime il suo parere favorevole all’ipotesi di un secondo mandato per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Dal mio punto di vista, se ci fossero le condizioni per un secondo mandato lo vedrei benissimo”, ha dichiarato. Mentre sulla riforma elettorale, il premier riconosce: “Auspico una legge elettorale come quella frutto dell’accordo di maggioranza: a me la sfiducia costruttiva piace molto. Se si arriva alle preferenze non la vedo negativa. Il principio mi piace. Ci arriverei successivamente, ci sono state in passato delle distorsioni, ma il principio delle preferenze mi piace”.
Sulla gestione dell’emergenza Coronavirus il presidente del Consiglio ha dichiarato. “Ieri è stata data la notizia del record storico del numero dei contagiati perché c’è stato un corrispondente record del numero dei tamponi” e Giuseppe Conte segnala che “non mi risulta che in altri Paesi sia avvenuto”. “Noi italiani ci riveliamo responsabili. L’intento è quello di aumentare il numero dei controlli e predisporsi per interventi mirati”, precisa il presidente del Consiglio, sottolineando che “abbiamo un sistema di monitoraggio elevato e che possiamo affrontare l’autunno con fiducia, senza un nuovo lockdown“.
“Siamo riusciti a gestire la pandemia nonostante nella Carta non sia previsto lo stato di emergenza, il dialogo è stato fondamentale. Dal premier arriva anche il “no” alla riapertura al pubblico degli stadi, ritenuta “inopportuna”. “Nello stadio – ha affermato Conte – l’assembramento è inevitabile, dentro, come entrando e in uscita: l’apertura la trovo inopportuna”. Il premier ha puntualizzato ancora: “Il governo non ha mai aperto alle discoteche, contrariamente a quanto s’è detto. Poi le Regioni le hanno riaperte”. “Il problema non è stato tanto che le Regioni non abbiano adottato protocolli di sicurezza”, ha aggiunto, ma che “concretamente era difficile mantenerli”. Il presidente del Consiglio, a una domanda sui No Mask, che oggi manifestano a Roma contro le misure anti-contagio, ha risposto lapidario: “Oltre 274mila contagiati e 35 mila decessi. Punto”.
A proposito del Recovery Fund, Conte ha dichiarato: “L’Italia non ha mai avuto 209 miliardi da spendere, neppure con il Piano Marshall” e questa “è una sfida storica, ne va della credibilità dell’Italia in Europa. E’ la ragione per cui in agosto abbiamo lavorato tanto per il Recovery Fund”, con tantissimi progetti che oggi stiamo selezionando evitando la “parcellizzazione”. Sul Mes, invece, il premier è più cauto. “Non bisogna pensare che chiedendo 36-38 miliardi verranno investiti tutti nella Sanità. La nostra finanza pubblica andrebbe a rotoli. Se avremo bisogno di ulteriore finanza, in particolare per la Sanità, andrò in Parlamento” e ne discuteremo “nell’interesse generale”.
Conte assicura che l’esito delle Regionali non influirà sulla tenuta del governo. “Le forze di maggioranza io stesso le vedo in difficoltà”, ha dichiarato. Abbiamo un centrodestra che si presenta unito e abbiamo forze di maggioranza che si presentano in ordine per lo più sparso”. Quanto alle potenziali ricadute dell’esito del voto locale sulla durata dell’esecutivo, Conte risponde così: “Io ritengo di no perché il contesto è diverso. Abbiamo la prospettiva a livello nazionale per la ricostruzione. Una grande responsabilità, non potremmo interrompere questo lavoro”.
Sul referendum costituzionale il premier si schiera per il Sì: la riforma è “votata dalla stragrande maggioranza parlamentare”, sottolinea “Se si passa da 945 a 600 parlamentari, l’opinione del presidente del Consiglio è che non venga pregiudicata alcuna prerogativa parlamentare. Con le nuove regole chi sarà eletto ne sentirà ancora di più la responsabilità”, ha aggiunto. Poi la frecciata a Salvini. “Con Forza Italia e Meloni il dialogo è costante. Salvini invece non richiama”. A una domanda sulle Comunali di Roma, invece, il premier non si sbilancia: “Votare Raggi? Mi sembra prematuro”.
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